Piqué. Gli errori degli arbitri sono stati determinanti per la conquista della Liga

Nella conferenza stampa della vigilia della finale di Copa contro l’Alaves di domani notte, Piqué ha parlato dell’attualitá di Can Barça, della finale e degli arbitri.

Le assenze di Suarez e Sergi Roberto non saranno determinanti nella partita contro l’Alaves. Il Barça, ha sostenuto il difensore, ha giocatori all’altezza per sostituire gli assenti. Paco Alcácer darà certamente il suo contributo, e per quanto riguarda l’assenza del numero 20, Piqué ha ribadito che il Barça ha giocatori più che validi per mettere in campo un 11 che possa conquistare la Copa. Sul rivale di domani ha ricordato che l’Alaves è una formazione difensiva che predilige il contropiede. “Bisognerà stare attenti dietro e avere finalizzare le occasioni che si costruiranno”. Sulla differente motivazione delle due squadre (per l’Alaves è la prima finale della loro storia), Gerard si è mostrato del tutto fiducioso che l’atteggiamento dei Blaugrana sarà quello giusto per affrontare una finale di Copa del Rey. 

Il giocatore è tornato anche sull’argomento arbitri e Liga. Si è dichiarato assolutamente a favore del mezzo tecnologico per evitare gli errori arbitrali che in questa stagione hanno chiaramente indirizzato il titolo verso Madrid. “Con la VAR tutti ci troveremo nelle medesime condizioni e in situazione di parità di trattamento”. Un nuovo vecchio concetto buttato lì tanto per non dimenticare cosa è accaduto in questa stagione. 

Durante la conferenza stampa Piqué ha risposto a una domanda sulla sua idea di creare un media indipendente. In merito il giocatore non ha negato questa possibilità, rimandando a quando il progetto diventerà reale.

L’evasione fiscale di Ronaldo potrebbe toccare i 15 milioni di euro

Ronaldo pizzicato con le mani sporche di marmellata. Negli ultimi due giorni è un fiorire di notizie sulla presunta evasione fiscale di Cristiano Ronaldo. Si tratterebbe di una cifra tra gli otto milioni e i 15 milioni di euro come riportato ieri da El Mundo, l’autorevole quotidiano generalista di Madrid. Il programma televisivo “El Larguero” de la SER, ha dato la sua cifra, al centesimo di euro. Secondo il programma CR7 avrebbe violato il fisco spagnolo per la cifra di 8.260.477, 85 euro. In ogni caso, tra gli otto e i 15 milioni approssimativi, a seconda della testata.

Dopo l’affaire Messi, che ha scatenato tutti i media del pianeta come squali affamati , attirati dal sangue dell’argentino, ora è il turno di Ronaldo. Il caso è nato dalle rivelazioni di Football Leaks. Dopo le iniziali manovre del Real Madrid per insabbiare le notizie e evitare che il caso venisse portato alla luce, con tanto di richiesta ad un giudice di Madrid (richiesta accolta peraltro) di vietare qualsiasi diffusione a mezzo stampa della notizia pena gravissime sanzioni penali (fino al carcere) per coloro che avrebbero violato il divieto e pubblicato la notizia, proprio nel momento in cui il reato si stava per prescrivere, l’Agenzia Tributaria ha comunicato la notizia di reato alla magistratura in quanto la condotta del calciatore del Real Madrid contiene gli elementi della fattispecie di reato prevista dalla norma penale. Se la magistratura dovesse esercitare l’azione penale, e la condotta delittuosa dovesse essere accertata, Ronaldo rischierebbe da un minino di 15 mesi di carcere ad un massimo di 5 anni di reclusione.

Come riportato ieri da El Mundo, nel 2014 il portoghese aveva regolarizzato la sua posizione pagando al fisco spagnolo 5,6 milioni di euro derivanti da mancati versamenti per emolumenti derivanti da diritti di immagine, e sui quali non sarebbero state pagate le relative tasse al fisco spagnolo. Dai calcoli effettuati dalla Agenzia Tributaria, al conto mancherebbero ancora 15 milioni, sul quale ammontare ora il fisco chiede il conto al portoghese.

Valverde, fortissimamente volli Valverde

Nelle ultime settimane, sopratutto dopo la fuoriuscita del Barça dalla Champions ad opera della Juventus, la voce che dava Valverde come prossimo allenatore del Barcelona è diventata sempre più forte. Nella giornata di mercoledì sono arrivate le prime indiscrezioni sulla durata del contratto. Alcuni media nazionali e di Barcelona hanno rilanciato l’indiscrezione secondo la quale era pronto un contratto di tre anni per il 53enne allenatore di Viandar de la Vera, paesino di 246 abitanti dell’Extremadura. Nella giornata di oggi Mundo Deportivo ha rilanciato la notizia adornandola con un nuovo e ulteriore particolare: la durata del contratto sarebbe di due stagioni più un’opzione per il terzo.

Il “Txingurri” come è anche conosciuto il tecnico attualmente all’Athletic Club de Bilbao, giungerebbe a Barcelona con il suo secondo, Jon Aspiazu, e con il preparatore atletico Josè Antonio Pozanco.

Valverde ha giocato nel ruolo di attaccante negli anni 80′ e 90′. Ha iniziato la carriera nell’Alaves B nel 1982-83, passando poi in prima squadra e militando successivamente nel Sestao Sport, Espanyol, Barça, Athletic Club e Maiorca, dove ha chiuso la carriera di futbolista nella stagione 96′-97. Ha militato nel Barça dal 1988 al 1990, collezionando 22 presenze e mettendo a segno 8 reti. In maglia Blaugrana Valverde ha vinto una Coppa delle Coppe nell’88’-89′ (2-0 alla Sampdoria) e una Copa del Rey nella stagione successiva. Curiosamente il passaggio di Valverde in Blaugrana è coinciso con la presenza in squadra anche di Juan Carlos Unzué, attuale vice di Luis Enrique e in ballottaggio fino alla fine proprio con il Txingurri per sedersi nella prossima stagione sulla panchina del Barça.

Come allenatore, il molto probabile nuovo tecnico barcelonista ha iniziato ad allenare nel 1997. La sua prima squadra è stata l’Athletic Bilbao, dove è rimasto, tra giovanili, ruolo di vice in prima squadra e successivamente primo allenatore, fino al 2005. Lasciato il Club bilbaino ha allenato l’Espanyol, l’Olympiakos, il Villareal, ancora l’Olympiakos e il Valencia. Dal 2013 siede sulla panchina dell’Athletic Club. Da tecnico ha vinto tre campionati greci, due Coppe di Grecia e una Copa del Rey con l’Athletic.

Il nuovo allenatore sarà ufficialmente svelato, e presentato nella giornata di lunedì 29 maggio.

La finale di Copa del Rey. Un appuntamento con la storia

Chiuso il campionato, il Barça è ora chiamato alla finale della Copa del Rey che si disputerà al Calderon sabato prossimo. Svanite Champions e Liga, la partita con l’Alaves rappresenta l’unico traguardo raggiungibile dalla squadra. Vincere la sola Copa non sarà molto, ma intanto è qualcosa; è un titolo, un trofeo. Per il Barça sarebbe la terza vittoria consecutiva, arrivando ad eguagliare la squadra così detta delle Cinq Copes che conquistò il trofeo dal 1951 al 1953. Da allora più nessuno è riuscito nell’impresa, cosicché quello che può genericamente essere visto come una semplice Copa del Rey acquisisce improvvisamente una valenza storica.

E’ chiaro, tuttavia, che la gara contro l’Alaves dovrà essere affrontata con ben altro spirito di quello mostrato ieri notte contro l’Eibar. Bisogna lavorare sulla testa, sulla concentrazione e sull’intensità della squadra per chiudere alla grande una stagione che può in ogni caso divenire storica.

Dopodiché, con la squadra in vacanza, il Club dovrà lavorare sodo per rimodellare una rosa che anche quest’anno ha appalesato limiti evidenti. La profondità della rosa e la qualità della panchina quest’anno ha marcato una forte differenza tra il real Madrid e il Barça. Due difensori (un centrale e un esterno), due centrocampisti (un pivote e un interno sinistro) e un attaccante esterno sono le necessità attuali più evidenti della squadra. E dovranno essere titolari, non panchinari; titolari che non trovando posto nell’11 iniziale partiranno dalla panchina pronti a subentrare e ad essere decisivi.

Vittoria senza premio finale

Il Barça ha vinto, ma la Liga è andata a Madrid. Il finale è stato il più prevedibile, anche se il meno sperato a Barcelona. Nessuno era minimamente convinto che il Malaga avrebbe battuto i Blancos, e ciò per una serie di motivi che tutti sanno e che è inutile star qui a elencare per l’ennesima volta.

E’ andata così. La colpa del Barça è stata quella di essersi messo da solo in questa situazione, una condizione nella quale non poteva dipendere più da se stesso. E in una stagione nella quale il Madrid non poteva assolutamente fallire il titolo, a qualsiasi costo, il Barça non poteva prestare il fianco all’avversario. Senza la sconfitta di Malaga, nulla avrebbero potuto gli aiutini (o aiutoni che dir si voglia) di cui ha goduto per tutta la stagione la squadra di Zidane.

Quella del Barça è stata una stagione schizofrenica, come la partita di ieri contro l’Eibar. Una stagione contraddistinta da epiche imprese e cadute banali e assurde. Il Barça ha perso la Liga contro avversari di basso-medio livello: Malaga, Celta, Depor, Alaves. E’ stata questa la pecca più grande: annullare prestazioni grandiose, come il 2-3 del Bernabeu, con risultati e prestazioni al limite del grottesco, come la sconfitta per 4-3 al Balaidos con il famoso goal di carambola su rinvio di Ter Stegen, e quella per 2-0 alla Rosaleda di Malaga. Una stagione con alti e bassi, imprese e pericolosi blackout. Una stagione schizofrenica, appunto. Come la partita di ieri.

Contro l’Eibar abbiamo visto la stagione del Barça condensata in 90 minuti. Follie e genialità mischiate in un unico calderone; sconcertanti cali di tensione e fasi di gioco da applausi. Una personalità borderline che ha dato vita a una gara da mental disease. L’inizio della partita è stato incredibile. Il Barça sembrava sulle gambe, frastornato. Passaggi sbagliati, buchi difensivi, poca intensità nel gioco da parte di tutti i suoi uomini chiave. L’Eibar ha approfittato di questo empasse Blaugrana e con facilità incredibile ha marcato due volte. Due goals in fotocopia, uno per tempo, da parte di un esterrefatto Inui, quasi incredulo di tanta abbondanza e di tanta grazia. In ambo le segnature il basco si è trovato solo soletto sulla sinistra dello schieramento offensivo dell’Eibar ed è riuscito nell’impresa di segnare due goals identici, con un forte tiro di controbalzo a sbattere sotto la traversa e a superare un incolpevole Ter Stegen. Da non credere! A quel punto si era al 61′. Mancavano trenta minuti e quella che sarebbe dovuta essere una gara da vincere a tutti i costi nella speranza di buone notizie da Malaga, stava invece trasformandosi in una umiliazione.

In mezzo ai due goals del giapponese, il Barça ha sbagliato occasioni da rete a valanga come mai era capitato nel corso delle ultime stagioni. Suarez, Neymar, Messi. Sembrava quasi una gara a chi sbagliava di più a tu per tu con il portiere avversario. Palloni che solitamente metterebbero dentro con una benda intorno agli occhi, terminavano clamorosamente sul fondo, come calamitati da una forza superiore. Dopo l’ennesimo errore, Luis Enrique ha allargato le braccia incredulo, tornando in panchina mesto e plumbeo in volto.

A guidare la riscossa del Barça è stato l’ennesimo tiro impreciso della serata: palo di Neymar su tiro in diagonale, rimpallo sulle gambe di un difensore e rete dell’1-2. Dopo un rigore regalato ai Blaugrana per fallo (inesistente) subito da Jordi, ed errore dal dischetto di Messi al 70′ (inneggiato dal Camp Nou dopo la mancata realizzazione), è arrivato il goal del pareggio. L’azione è nata da un calcio d’angolo, spizzata sul palo corto di Paco Alcàcer, entrato due minuti prima al posto di Rakitic, e intervento in estirada di Suarez sul secondo palo ad anticipare il difensore. 2-2 a poco più di 15′ dalla fine. Non c’è stato nemmeno il tempo di esultare che una azione tambureggiante di Neymar sulla fascia sinistra è terminata con un atterramento in area di rigore quando il brasiliano si stava accingendo a calciare in porta. Secondo penalty della serata e secondo giallo per Ander Capa. Eibar in 10 e dal dischetto ancora Messi. Questa volta il 10 argentino fa centro. 3-2, risultato ribaltato in 12 minuti e orgoglio salvo.

Il Barça è ora trasformato. Il Brutto Anattroccolo che aveva girovagato quasi senza meta con passo sgraziato per il campo per lunghi tratti della partita, si è trasfigurato, assumendo la ben più nobile figura di un elegante cigno. La chiusura di una partita loca non poteva che essere di Leo Messi con una opera d’arte delle sue. Presa palla a cavallo della metà campo, Leo ha ingaggiato un duello con quasi ogni singolo uomo della squadra avversaria, superandoli come birilli con facilità e maestria disarmante. E così, dopo aver superato e essersi portato dietro tutto l’Eibar, ha infilato il portiere in uscita e ha chiuso gara, stagione e risultato con il 4-2 definitivo. Un goal che ha ricordato quello, maradoniano, realizzato contro il Getafe nel 2007.

Una Liga che vale doppio

Come quella della scorsa stagione, anche la Liga di quest’anno ha un valore doppio. Conquistarla significa ottenere un trofeo da mettere in bacheca subito e avere un comodo salvacondotto per la Champions della prossima stagione. Le nuove regole di composizione dei gruppi iniziali della manifestazione continentale, entrate in vigore l’anno scorso, prevedono che solo la vincente del campionato nazionale entri nel sorteggio come testa di serie. La seconda, nonostante il blasone, il coefficiente Uefa e la forza economica e tecnica, sarà inserita nella seconda bowl.

La scorsa stagione toccò al Real Madrid essere inserita in seconda fascia. Quest’anno potrebbe capitare al Barça. Situazione decisamente scomoda, poiché si ha la quasi certezza di essere inseriti in un girone di ferro con una testa di serie di primissimo livello. Come sappiamo le vincitrici dei campionati maggiori (Liga, Serie A, Ligue 1, Bundesliga, Premier League), più le vincitrici dei campionati portoghese, russo e olandese, partecipano al sorteggio come teste di serie. Le altre devono accontentarsi di essere inserite dalla seconda fascia in giù. Nel caso del Barça, i Blaugrana saranno nella seconda bowl, con la conseguenza che potranno finire nello stesso girone di Juventus, Chelsea, Bayern, Monacò, Benfica, Feyenoord e Spartak Mosca. Il che comporterebbe, in caso di accoppiamento non benevolo, un inizio di competizione complicato e dispendioso a livello di energie mentali e fisiche. Sapendo quanto è importante passare il girone come prima, per evitare pesanti incroci a livello di avversari nei turni a eliminazione diretta, e la disputa delle gare di ritorno in trasferta, la vittoria della Liga costituisce quasi un must have, un valore aggiunto in chiave futura da conquistare a qualsiasi costo.

Contro l’Eibar senza Piqué e Mascherano in una giornata di celebrazioni

Tra addii e arrivederci, lacrime e abbracci ricchi di significato e sentimento, il Barça si accomiata stanotte dai suoi tifosi con una formazione che risulta la migliore possibile. Fuori gioco Piqué, che ancora non si è ristabilito pienamente dopo il ricovero in ospedale per un attacco di gastroenterite acuta, e Mascherano, ancora alle prese con l’infortunio muscolare che lo ha escluso dalla gara contro il Las Palmas della scorsa settimana, Luis Enrique può contare sul resto dei titolari. Tra le conferme di questa sera dovrebbe esserci il brasiliano Marlon, promosso dopo la buona prestazione realizzata come sostituto dell’ultimo minuto del Jefesito in terra canaria. Per il resto la formazione dovrebbe essere pressoché fatta: Ter Stegen in porta; linea difensiva a quattro con Roberto, Umtiti, Marlon e Jordi; centrocampo composto da Rakitic, Busquets e Iniesta. In attacco il tridente delle meraviglie Messi, Suarez, Ney, alias i Tres Amigos.

Il Camp Nou sarà partecipe di una tripla celebrazione nel pre e post gara: la dispedida della squadra, con un arrivederci fissato per la prossima stagione; di Luis Enrique, l’allenatore del secondo triplete della storia Blaugrana, con un asta luego a nuove sfide nel prossimo futuro (lo ha detto lo stesso Lucho: “tornerò”!); e, terza, la celebrazione del venticinquesimo anniversario della conquista della prima Champions League.

Se saranno celebrazioni con un retrogusto amaro per via del risultato che giungerà da Malaga, o una vera e propria festa popolare con ritrovo a Canaletes con la celebrazione del quarto traguardo della serata, dovremo attendere le 22:00 di questa notte. Break a leg Barça!

L’Antipatico. La tavola è apparecchiata per il Commensale Giusto

E siamo giunti alla fine. E’ stato un percorso lungo otto mesi. Un percorso di partite, polemiche, regali, torti. Come sempre direte voi. Forse come mai quest’anno dico io. Inutile fare ancora una volta l’elenco. E’ una cosa ormai divenuta stucchevole in quanto cosa risaputa. Babbo Natale è partito con la sua slitta carica di doni ad agosto per terminare il suo viaggio questa sera. Su di un binario parallelo è partito anche un altro mitico personaggio: la strega cattiva. E, puntuale come la morte, ha dispensato carbone. Ai bambini cattivi direte voi! In un certo senso sì; ai bambini che hanno commesso peccato di essersi messi in testa di conquistare il campionato per il terzo anno di fila. Negli Usa ciò sarebbe stato visto con occhi benevoli e carichi di passione. La gente avrebbe sgranato gli occhi e sarebbe scoppiata in un applauso con tanto di “Wow”! La sana competizione! Una cosa ammirata oltreoceano. La vittoria frutto del sano lavoro, dell’impegno, della bravura ed eccellenza nel rispettivo campo sociale. Se ti impegni onestamente e combatti con le tue armi vai avanti e sei ammirato perché hai raggiunto il tanto agognato traguardo contando esclusivamente sulle tue forze. Ciò incarna il Sogno Americano. Altrove, tuttavia, non funziona così. E quando qualcosa non va per come dovrebbe, ecco che spunta fuori un po’ di magia nera per mischiare le carte. E così assurgono agli onori della cronaca le varie Maga Magò e Amelia impegnate a regalare il carbone ai bimbi che impunemente osano sfidare il Signorotto del Paese. Su un binario parallelo, invece, Babbo Natale percorre il suo tragitto continuando a dispensare mugnifici doni.

Simeone, all’inizio dello scorso campionato, disse che la Liga era apparecchiata per il Madrid. Qualcosa andò storto nella spedizione degli inviti, e a quell’elegante tavola si sedette il Barça. A Madrid si pestarono di certo. Era la seconda consecutiva dell’FC Barcelona, la sesta in otto anni. E ancora prima? L’Atletico del Cholo. E il Madrid? La squadra di Florentino non vince una Liga dal 2011-12. Appena uno straccio di Liga in otto anni! Poteva accadere ancora? No di certo! E così, quella tavola così accuratamente apparecchiata da Carson (il maggiordomo di Casa Grantham di Downtown Abbey) nella scorsa stagione, quest’anno riceverà il Commensale Giusto. 

Con buona pace degli americani e di chi cerca di vivere il suo sogno americano!

L’Antipatico. Il Celta, l’arbitro e il Madrid. Una Liga regalata

Non è stato possibile. Il Celta ci ha provato, certo. Ma non è facile giocare contro due squadre alla volta. È una lotta impari. Affrontare allo stesso tempo la squadra del Real Madrid e la squadra arbitrale è un compito che non ha soluzione diversa dalla sconfitta. E così è infatti accaduto. Il Celta ha onorato l’appuntamento, ha buttato il cuore oltre l’ostacolo dimostrando di essere un degno competitor e di meritare applausi e onori. Ha giocato da squadra vera impegnata in una competizione sportiva, dove l’onore e il significato di sfida travalicano quelle che sono le necessità di classifica. Ma il muro alzato dalla squadra di Zidane e dalla squadra arbitrale è stato impossibile da superare per il Celta. Il Madrid ha fatto il suo, la terna arbitrale anche. Con le loro azioni e omissioni hanno chiaramente indirizzato la partita. La gestione dei fischi e dei non fischi su falli, ammonizioni, corners e rigori è stata fondamentale. Fintanto che c’è stata partita, vale a dire fino al momento in cui il punteggio era pressoché in bilico, alla squadra di casa è stato reso impossibile il compito di far male al blasonato avversario. Ancora gridano vendetta il fallo di mano di Varane al limite del lato corto dell’aria di rigore su cui è stato fatto clamorosamente giocare, un rigore più che lampante negato alla squadra di casa e la conseguente ammonizione ed espulsione di Iago Aspas. Fatti, questi, verificatesi con il punteggio ancora in bilico e che forniscono una chiara chiave di lettura di quello che è stato il peso della terna arbitrale sulla partita.

A tutto questo devono aggiungersi gli errori sotto porta del Celta che spesso è mancato nell’ultimo passaggio o nella conclusione finale. Guidetti, che già nella semifinale di Europa League aveva mancato il colpo del ko contro lo United, anche ieri non è stato cinico nelle scelte decisive, vanificando così ghiotte opportunità di segnare. Ma tant’è! Se il Celta non lotta per la Liga ma occupa posizioni meno nobili della classifica una ragione ci sarà, ma ancora tutti noi speriamo fermamente di vedere, un giorno, una partita del Real Madrid il cui esito sarà esclusivamente rimesso alle giocate, prodezze ed errori dei soli giocatori, senza che debba sempre intervenire una mano esterna ad indirizzare la sfida. Arriveremo mai a tanto? La speranza è sempre l’ultima a morire. Ma forse è solo un detto.

No Sampaolazo, Liga più complicata

Niente Sampaolazo. La prima delle tre palle che aveva il Barça per sperare in uno scivolone del Real Madrid non è andata in buca. Era la partita più difficile che aveva la squadra di Zidane e l’ha superata brillantemente, con fortuna e qualche aiutino. Il Barça sperava in un favore da parte del tecnico Sevillano per accorciare le distanze con il Madrid e annullare così il recupero di domani a Vigo di quelli di Zidane. Così non è stato. Ora la strada per la Liga si complica e passa necessariamente attraverso un passo falso Blanco nelle gare contro il Celta e il Malaga. Il Barça, manco a dirlo, deve fare il suo dovere nella gara di chiusura contro l’Eibar. 

Le recenti dichiarazioni di Iago Aspas, che ha parlato di un enfado della squadra celeste per le ultime prestazioni negative collezionate, e la conseguente necessità di conseguire due vittorie nelle ultime due partite di campionato, lascia aperto un piccolo spiraglio di speranza. Esse, tuttavia, possono essere lette in una duplice chiave di lettura, una positiva e una negativa. Quella positiva è che siano parole genuine dettate da una vera voglia di rivalsa. In quest’ottica, tuttavia, la battaglia delle motivazioni (orgoglio contro lotta per il titolo) e la forza delle due formazioni, potrebbe fare la differenza. In ottica negativa, invece, le dichiarazioni di Aspas posso essere interpretate nel più classico: excusatio non petita, accusatio manifesta. Come dire: mettere le mani avanti per far vedere ciò che non è. 

Non resta che attendere domani notte per capire. Sperare non costa nulla.