V come Vittoria; V come Valverde. E’ questa la chiave del nuovo Barça.
Se durante la Seconda Guerra Mondiale, la V era il segno della vittoria alleata sulla Germania Nazista, e non mancava occasione che inglesi e americani mostrassero l’indice e il medio bene in vista come saluto, lo stesso potrebbero fare i giocatori del Barça. Quel gesto di euforia, quella V di Vittoria, potrebbe bene essere mostrato anche da Messi & C. nel corso di questa stagione. Il cambio di rotta repentino rispetto alla scorsa temporada e all’inizio agostano di questa, è merito quasi esclusivamente della V Catalana: Valverde. Il fattore V appunto.
Il tecnico extremadureno ha preso una squadra in crisi di identità e immersa in una depressione da perdita (di Neymar) che pareva sull’orlo di un collasso sportivo e societario. La polemica fuga del Brasilian Fuggiasco aveva creato una pericolosa scollatura tra squadra e dirigenza. Bartomeu era stato depotenziato dalla squadra, messo all’angolo, e i pesos pesados dello spogliatoio non perdevano occasione di punzecchiare il Mandatario Blaugrana con post polemici e ironici sui social media. Il mercato post Neymar, al momento discutibile riguardo alle scelte effettuate dalla Secreteria Tecnica, il mancato arrivo di Coutinho, certe indecisioni e retromarce improvvise, come quella su Seri, e i primi risultati ufficiali disastrosi, leggasi Supercopa con il Madrid, avevano talmente minato la squadra che ci si attendeva una stagione degna della più classica Caporetto. Se a ciò aggiungiamo la Mozione di Censura promossa da Benedito, il cerchio è chiuso. In questo mare in burrasca, degno del film La Tempesta Perfetta, l’Ammiraglio Valverde ha lavorato in silenzio, lontano dalle telecamere e fuggendo le luci della ribalta. In silenzio, pian piano, ha lavorato da formichina, il nickname Txingurri vuol proprio dire formica, e giorno dopo giorno ha riportato la serenità, il sorriso, la Quiete dopo la Tempesta di leopardiana memoria.
Valverde ha compiuto un capolavoro. Ha trasformato una nave in rotta di collisione in una portaerei armata di tutto punto e talmente tirata a lucido da incutere timore in seno a tutte le altre unità e flotte che incrociano nelle stesse acque, nazionali e internazionali. E così il Brutto Anattroccolo si è trasformato in Cigno. Difesa solidissima, la migliore in Europa con appena quattro reti subite, centrocampo che ha ripreso a comandare e a imporre il ritmo della gara, un attacco che segna in maniera chirurgica. Risultato: squadra imbattuta con solo un pareggio circondato da 10 vittorie e una differenza reti mai così vantaggiosa nella storia del FC Barcelona: +26, frutto di 30 reti segnate e 4 subite. Il tecnico di Viandar de la Vera non ha solo rintuzzato l’uscita di scena di Neymar, trovando la quadra e mettendo in campo una squadra solida, equilibrata, che non sbanda più come sotto la gestione Luis Enrique, che ha recuperato la centralità del centrocampo insieme alla pressione alta e al recupero immediato della palla, ma è anche riuscito nell’intento di recuperare giocatori che stavano scivolando verso un cammino oscuro. A partire da Iniesta. Luis Enrique, complici anche tre infortuni occorsigli nella scorsa stagione, gli aveva tolto protagonismo, utilizzandolo con il contagocce e intristendo tutto il barcelonismo (oltre al giocatore). Valverde, invece, gli ha riaffidato la bacchetta da Direttore d’Orchestra e lui, da Magister qual’è, ha risposto con prestazioni superlative, facendo impennare la qualità del reparto e di tutta la squadra. Rakitic è un altro miracolato dalla cura Valverde. Negli ultimi due anni stava scadendo verso l’anonimato, con prestazioni da sei risicato, quasi stesse involvendo su se stesso. Il tecnico extremadureno lo ha rivitalizzato. Adesso sembra di rivedere il giocatore della prima stagione blaugrana, che recupera palloni, imposta, si inserisce e va alla conclusione. Un motorino inesauribile e instancabile che unisce abilità tecniche eccelse a un lavoro oscuro difensivo fondamentale. Se il Barça è diventato solido dietro e non sbanda clamorosamente come spesse volte era capitato lo scorso anno, in Liga e in Champions, è dovuto anche alla ritrovata verve dei suoi centrocampisti. L’assenza del Brasilian Fuggiasco ha permesso, altresì, che la squadra non si sbilanci eccessivamente, e grazie al lavoro dell’entrenador, lo schieramento riesce sempre a restare corto, unito e stretto sul terreno di gioco.
Gli arrivi estivi dal mercato, Paulinho, Deulofeu, Semedo, hanno apportato alternative tattiche di grande qualità. Il brasiliano è il giocatore che mancava dai tempi di Yaya Touré e Keita, giocatori in grado di inserirsi palla al piede (o senza palla), aprendo centrocampo e difese avversarie e di andare pericolosamente alla conclusione. Non è un caso che Paulinho abbia già realizzato tre reti, non giocando tutte le gare, e tutte di straordinaria importanza dal punto di vista del risultato. Reti, le sue, tutte decisive, che sono valsi punti importanti per la classifica. Deulofeu è stato un’importante acquisizione dal punto di vista tattico e offre alternative come extremo destro o sinistro. Semedo, infine, ha dimostrato di avere perfil Barça. Il portoghese, arrivato con l’etichetta di plan B di Bellerin, ha già smentito i suoi detrattori, garantendo personalità nel ruolo, ottima propensione offensiva e già dei miglioramenti dal punto di vista difensivo. Con la sua eccellente velocità riesce a recuperare da situazioni difensivamente intricate con puntuali diagonali che stanno contribuendo ai numeri straordinari di cui abbiamo parlato.
Altro elemento che fa ritornare in mente il famoso Fattore V, è anche la capacità di Valverde di leggere le partite, modificare la squadra in corsa e azzeccare tutte le scelte. Fin’ora non ha sbagliato un cambio. Ha talmente il polso della situazione e la gara sottomano, che legge in anteprima le chiavi di volta delle partite come avesse la sfera di cristallo. Come un moderno Merlino interviene al momento giusto con il giocatore giusto che… oplà, risolve come magicamente la partita. E’ accaduto con Paulinho e Denis a Getafe e, tra gli altri casi, con Paco Alcàcer nell’ultima di campionato contro il Sevilla. Un giocatore con pochissimi minuti sulle gambe, tre scampoli di partita in tutto (82′ contro il Betis alla prima, 33′ contro l’Alaves e 7′ contro il Malaga), che in una partita ad altissima difficoltà viene schierato titolare. Mossa azzardata? La doppietta del 17 blaugrana con la quale il Barça ha risolto la gara sta qui a dimostrare che Valverde-Merlino, ha avuto ancora una volta ragione.