Mascherano e il dilemma dei centrali

Con l’infortunio di Mascherano, il jefe ne avrà per un mese, suona ancora più forte l’allarme nella difesa del Barça. Valverde è alle prese con un problema non da poco. Con l’argentino fuori, Piqué e Umtiti diffidati, Vermaelen che non ha mai contato veramente, deve cercare di schierare la migliore difesa possibile domani pomeriggio contro il Leganes e mettere una pressione enorme sulle due madrilene che si affronteranno in una sorta di derby-spareggio. Nello stesso tempo deve anche pensare alla successiva sfida di Valencia. Una difesa, con i centrali titolari diffidati,  che deve durare per due partite. E come nel film “Un biglietto per due”, la situazione non è tra le più comode. Un cartellino domani e entrambi salterebbero lo scontro di Mestalla. Che fare dunque? 

In sede di commento anche fcbarcelonafootball si era espresso, giorni addietro, per l’utilizzo di uno dei titolari più Mascherano. Ora, con l’infortunio del jefe con l’Argentina, tutto questo discorso va a farsi benedire. Cosa rimane a Valverde? Poco indubbiamente. Risparmiare uno dei titolari e schierare Vermaelen nell’onze titolare? Rischioso si direbbe. Il belga non ha mai giocato e un suo utilizzo, sebbene al fianco di Piqué o Umtiti, è una scommessa non da poco. Il Leganes non è avversario da sottovalutare, come nessuno in questa Liga d’altronde, e la sorpresa è sempre in agguato. Mancare di assestare un colpo quasi decisivo in classifica, tenendo conto del derby di Madrid in programma alla sera, potrebbe essere una mancanza di cui ci si potrebbe pentire in futuro. D’altro canto, schierare la coppia titolare e rischiare di perderla nella partita fondamentale della domenica successiva sarebbe un azzardo. Non sarà una scelta facile quella di Valverde che si trova nella scomoda condizione di dover camminare sulle uova in vista di un doppio importante confronto liguero.  

Verratti e il sospiro di sollievo del barcelonismo per i 120 milioni risparmiati

Verratti sì, Verratti no. Questo il dilemma dell’inizio della scorsa estate. Ad un certo punto sembrava fatta con il braccio di ferro tra il giocatore e il Psg, poi il cambio di agente da parte del centrocampista italiano e il bye bye rivolto al Camp Nou. A Barcelona tanti musi lunghi, sia da parte della società che da parte dei soci. Sembrava sfumato l’erede di Xavi, il giocatore più forte del mondo nel suo ruolo (parole della Secreteria Tecnica blaugrana). Il Barça era pronto a investire una barbaridad per l’italiano: intorno ai 120 milioni di euro. Ma come qualche volta capita nella vita, non è tutto oro ciò che luccica e nulla appare come sembra. E così, mentre il centrocampo del Barça ha iniziato a girare come un movimento di manifattura, le prestazioni di Verratti si sono sgonfiate come un pallone aerostatico forato.

Il Barça non è una squadra come un’altra; è una formazione che gioca partite importanti e decisive così come si prende il tea alla mattina per colazione. Giocare contro il Lille o il Reims, non è lo stesso che affrontare il Clasico, l’Atletico, il Valencia al Mestalla, l’Athletic a San Mames o una finale di Champions. Con il Psg Verratti non ha praticamente mai giocato gare del genere. Quando è accaduto lo scorso anno, al Camp Nou nel ritorno degli ottavi, La noche de la remuntada, il giocatore è sparito dalla scena. Ieri, un’altra partita fondamentale per lui, questa volta con la nazionale italiana. Abbiamo seguito con attenzione la prestazione del giocatore. Dopo qualche minuto nel quale ha dato qualche pallone interessante in verticale oltre la linea dei difensori svedesi, si è innervosito, ha fatto un fallo gratuito punito con il giallo, che gli farà saltare il ritorno dello spareggio qualificazione, e pian piano è uscito dalla partita. Il centrocampo azzurro si sarebbe certo aspettato che il suo giocatore (forse) più talentuoso si prendesse la squadra sulle spalle e guidasse i suoi all’assalto. Niente di tutto ciò. Verratti si è nascosto mimetizzandosi con l’erba del terreno di gioco tanto da non prendersi la responsabilità di impostare l’azione. Tutti i suoi passaggi sono stati scontati, scolastici, effettuati verso il compagno più vicino, come a scaricare la responsabilità su altri.

Ieri Verratti è stato pesato, misurato, e trovato insufficiente. Un giocatore del genere può andare bene per le sfide di tutti i giorni, per le piccole partite della League 1, non certo per le gare a cui è abituato il Barça, importanti, decisive, finali da dentro o fuori. Ieri tutto il barcelonismo ha tirato un gran sospiro di sollievo. Idem le casse del Club. 120 e passa milioni risparmiati da investire su giocatori veri a cui non tremano le gambe per una partita decisiva. Ecco trovati i soldi per giungere a Coutinho a gennaio. Quelli riaparmiati per Verratti a luglio. Deo Gratias!

Coutinho-Barça Offerta da 120 milioni del FC Barcelona per il Red?

Voci, sussurri, rumors. A mercato chiuso impazzano come durante il mercato aperto. Il Barça non ha mai negato il persistere dell’interesse per Philippe Coutinho. E man mano che si avvicina la finestra del mercato invernale, i sussurri dall’interno della società e dello spogliatoio iniziano a farsi sempre più intensi, fino a diventare dapprima voci, poi vere e proprie richieste, neanche tanto mascherate. L’ultimo in ordine di tempo è stato Suarez a parlarne in una intervista rilasciata ai media. Con il brasiliano ha condiviso lo spogliatoio a Liverpool prima di arrivare a Barcelona, e ora non vede l’ora di rinsaldare il sodalizio calcistico all’ombra di Casa Santurce.

I contatti tra Barça e giocatore continuano ininterrotti. C’è l’accordo sul contratto, già da questa estate. Allora l’operazione saltò per le esose richieste giunte dall’Inghilterra. In inverno il Barça tornerà alla carica. E stando alle voci di mercato, riportate anche dal quotidiano Sport, ci sarebbe anche già l’offerta: 120 milioni. 

Coutinho sarebbe fondamentale per lo scacchiere di Valverde. Rinforzerebbe enormemente una squadra che sta girando alla perfezione, darebbe la possibilità a Iniesta di tirare il fiato nel momento cruciale della stagione, focalizzandosi maggiormente nella Champions (che il brasiliano non può giocare con il Barça perché la sta disputando con i Reds), mentre Cou potrebbe concentrarsi sulla Liga, e offrirebbe a Valverde una alternativa di alto livello sia nella zona intermedia del campo (come interno), che in zona offensiva (extremo di sinistra o centralmente come trequartista).   

FC Barcelona Il Fattore V

V come Vittoria; V come Valverde. E’ questa la chiave del nuovo Barça.

Se durante la Seconda Guerra Mondiale, la V era il segno della vittoria alleata sulla Germania Nazista, e non mancava occasione che inglesi e americani mostrassero l’indice e il medio bene in vista come saluto, lo stesso potrebbero fare i giocatori del Barça. Quel gesto di euforia, quella V di Vittoria, potrebbe bene essere mostrato anche da Messi & C. nel corso di questa stagione. Il cambio di rotta repentino rispetto alla scorsa temporada e all’inizio agostano di questa, è merito quasi esclusivamente della V Catalana: Valverde. Il fattore V appunto.

Il tecnico extremadureno ha preso una squadra in crisi di identità e immersa in una depressione da perdita (di Neymar) che pareva sull’orlo di un collasso sportivo e societario. La polemica fuga del Brasilian Fuggiasco aveva creato una pericolosa scollatura tra squadra e dirigenza. Bartomeu era stato depotenziato dalla squadra, messo all’angolo, e i pesos pesados dello spogliatoio non perdevano occasione di punzecchiare il Mandatario Blaugrana con post polemici e ironici sui social media. Il mercato post Neymar, al momento discutibile riguardo alle scelte effettuate dalla Secreteria Tecnica, il mancato arrivo di Coutinho, certe indecisioni e retromarce improvvise, come quella su Seri, e i primi risultati ufficiali disastrosi, leggasi Supercopa con il Madrid, avevano talmente minato la squadra che ci si attendeva una stagione degna della più classica Caporetto. Se a ciò aggiungiamo la Mozione di Censura promossa da Benedito, il cerchio è chiuso. In questo mare in burrasca, degno del film La Tempesta Perfetta, l’Ammiraglio Valverde ha lavorato in silenzio, lontano dalle telecamere e fuggendo le luci della ribalta. In silenzio, pian piano, ha lavorato da formichina, il nickname Txingurri vuol proprio dire formica, e giorno dopo giorno ha riportato la serenità, il sorriso, la Quiete dopo la Tempesta di leopardiana memoria. 

Valverde ha compiuto un capolavoro. Ha trasformato una nave in rotta di collisione in una portaerei armata di tutto punto e talmente tirata a lucido da incutere timore in seno a tutte le altre unità e flotte che incrociano nelle stesse acque, nazionali e internazionali. E così il Brutto Anattroccolo si è trasformato in Cigno. Difesa solidissima, la migliore in Europa con appena quattro reti subite, centrocampo che ha ripreso a comandare e a imporre il ritmo della gara, un attacco che segna in maniera chirurgica. Risultato: squadra imbattuta con solo un pareggio circondato da 10 vittorie e una differenza reti mai così vantaggiosa nella storia del FC Barcelona: +26, frutto di 30 reti segnate e 4 subite. Il tecnico di Viandar de la Vera non ha solo rintuzzato l’uscita di scena di Neymar, trovando la quadra e mettendo in campo una squadra solida, equilibrata, che non sbanda più come sotto la gestione Luis Enrique, che ha recuperato la centralità del centrocampo insieme alla pressione alta e al recupero immediato della palla, ma è anche riuscito nell’intento di recuperare giocatori che stavano scivolando verso un cammino oscuro. A partire da Iniesta. Luis Enrique, complici anche tre infortuni occorsigli nella scorsa stagione, gli aveva tolto protagonismo, utilizzandolo con il contagocce e intristendo tutto il barcelonismo (oltre al giocatore). Valverde, invece, gli ha riaffidato la bacchetta da Direttore d’Orchestra e lui, da Magister qual’è, ha risposto con prestazioni superlative, facendo impennare la qualità del reparto e di tutta la squadra. Rakitic è un altro miracolato dalla cura Valverde. Negli ultimi due anni stava scadendo verso l’anonimato, con prestazioni da sei risicato, quasi stesse involvendo su se stesso. Il tecnico extremadureno lo ha rivitalizzato. Adesso sembra di rivedere il giocatore della prima stagione blaugrana, che recupera palloni, imposta, si inserisce e va alla conclusione. Un motorino inesauribile e instancabile che unisce abilità tecniche eccelse a un lavoro oscuro difensivo fondamentale. Se il Barça è diventato solido dietro e non sbanda clamorosamente come spesse volte era capitato lo scorso anno, in Liga e in Champions, è dovuto anche alla ritrovata verve dei suoi centrocampisti. L’assenza del Brasilian Fuggiasco ha permesso, altresì, che la squadra non si sbilanci eccessivamente, e grazie al lavoro dell’entrenador, lo schieramento riesce sempre a restare corto, unito e stretto sul terreno di gioco.  

Gli arrivi estivi dal mercato, Paulinho, Deulofeu, Semedo, hanno apportato alternative tattiche di grande qualità. Il brasiliano è il giocatore che mancava dai tempi di Yaya Touré e Keita, giocatori in grado di inserirsi palla al piede (o senza palla), aprendo centrocampo e difese avversarie e di andare pericolosamente alla conclusione. Non è un caso che Paulinho abbia già realizzato tre reti, non giocando tutte le gare, e tutte di straordinaria importanza dal punto di vista del risultato. Reti, le sue, tutte decisive, che sono valsi punti importanti per la classifica. Deulofeu è stato un’importante acquisizione dal punto di vista tattico e offre alternative come extremo destro o sinistro. Semedo, infine, ha dimostrato di avere perfil Barça. Il portoghese, arrivato con l’etichetta di plan B di Bellerin, ha già smentito i suoi detrattori, garantendo personalità nel ruolo, ottima propensione offensiva e già dei miglioramenti dal punto di vista difensivo. Con la sua eccellente velocità riesce a recuperare da situazioni difensivamente intricate con puntuali diagonali che stanno contribuendo ai numeri straordinari di cui abbiamo parlato. 

Altro elemento che fa ritornare in mente il famoso Fattore V, è anche la capacità di Valverde di leggere le partite, modificare la squadra in corsa e azzeccare tutte le scelte. Fin’ora non ha sbagliato un cambio. Ha talmente il polso della situazione e la gara sottomano, che legge in anteprima le chiavi di volta delle partite come avesse la sfera di cristallo. Come un moderno Merlino interviene al momento giusto con il giocatore giusto che… oplà, risolve come magicamente la partita. E’ accaduto con Paulinho e Denis a Getafe e, tra gli altri casi, con Paco Alcàcer nell’ultima di campionato contro il Sevilla. Un giocatore con pochissimi minuti sulle gambe, tre scampoli di partita in tutto (82′ contro il Betis alla prima, 33′ contro l’Alaves e 7′ contro il Malaga), che in una partita ad altissima difficoltà viene schierato titolare. Mossa azzardata? La doppietta del 17 blaugrana con la quale il Barça ha risolto la gara sta qui a dimostrare che Valverde-Merlino, ha avuto ancora una volta ragione.       

Fc Barcelona Umtiti e Piqué diffidati. Mestalla a rischio

A Can Barça suona il campanello d’allarme in vista della trasferta del Mestalla dopo la sosta per le nazionali. La coppia di centrali più in forma tra tutti i campionati europei, appena quattro reti subite dalla retroguardia blaugrana, si affaccia all’anti vigilia della gara di Valencia con entrambi i giocatori in diffida. Piqué e Umtiti non hanno visto il cartellino giallo nella partita di ieri contro il Sevilla, cosicché la spada di Damocle della squalifica rimane sul loro capo anche nella successiva trasferta di Leganes. Un ammonizione in quella gara e salterebbero entrambi lo scontro quasi decisivo contro la squadra Che. Un pericolo assolutamente da evitare posto la pericolosità della squadra valencianista in zona goal. Con 30 reti realizzate, le stesse messe a segno dal Barcelona, l’attacco di Marcelino Garcia Toral è il capofila, al pari con quello di Valverde, tra le linee offensive di tutta la Liga. Zaza, Rodrigo e Santi Mina, rispettivamente con 9, 7 e 4 reti, a cui deve aggiungersi Gonçalo Guedes (con tre reti), sono attaccanti assolutamente in palla e pericolosissimi per qualsiasi avversario. Ecco perché Piqué e Umtiti non avrebbero fatto cattiva scelta nel farsi ammonire sul finale di gara contro il Sevilla. Scontando la squalifica contro il Leganes, sarebbero scesi in campo a Mestalla ripuliti dal punto di vista disciplinare. Così non è stato. Contro il Leganes, 8° in classifica, e reduce da due sconfitte consecutive in trasferta contro Sevilla e Valencia, non sarebbe eccessivamente azzardato risparmiare almeno uno dei due centrali ricorrendo all’utilizzo di Mascherano al posto di Umtiti. Forse rinunciare a entrambi i centrali titolari e giocare con Mascherano-Vermaelen, coppia mai provata sino ad ora, sarebbe eccessivamente rischioso. Il Leganes in casa ha un ruolino di tutto rispetto con due vittorie, due pareggi e una sconfitta. A Butarque vi ha perso l’Athletic Club e il Cholo ci ha lasciato due punti. Perciò sarà un avversario da affrontare con rispetto e con una difesa collaudata. D’altronde, come ormai abbiamo imparato nel corso delle ultime stagioni, nessun avversario di Liga può essere preso sottogamba senza rischiare di uscire dal campo con le ossa rotte. Basta chiedere al Madrid con avversari come il Betis e il Girona. Non per niente la Liga è la mejor liga del mundo. Bisognerà vedere, dunque, quale sarà il pensiero e l’intendimento del saggio Valverde in vista del Leganes e se, pensandola come noi, apposterà per una difesa centrale composta da Mascherano-Piqué, forte ed equilibrata, risparmiando così Umtiti. Se a Butarque il President dovesse essere ammonito, Mascherano-Umtiti sarebbe una coppia che offrirebbe tutte le garanzie del caso anche sul campo di Mestalla.  

Barça-Sevilla 2-1        Doppio Alcácer e Messi fa 600

La doppietta di Alcácer, in una serata piovosa, regala tre punti al Barça che mantiene il liderato inalterato davanti al Valencia. In una serata in cui Messi ha raggiunto quota 600 partite in maglia blaugrana con la prima squadra, dietro solo a Xavi e Iniesta, la squadra ha collezionato altri tre punti che fanno aumentare il bottino in classifica a 31 punti. All’11ª giornata, con un bilancio di 10 vittorie e un pareggio, 1-1 al Wanda Metropolitano, con una differenza reti di + 26, frutto di 30 reti fatte e appena 4 subite, la squadra di Valverde veleggia sicura verso un orizzonte sgombro di ostacoli. Fare l’andatura e imporre il proprio ritmo, come in Formula 1, è sempre preferibile, soprattutto se si dispone del mezzo migliore. E questo Barça, al momento è la Mercedes della Liga. E se non hai solo la macchina più performante, ma anche il pilota migliore, allora è davvero tutta un’altra musica. Messi in campo e Valverde in panchina. Sono loro gli Hamilton del Barça. 

Anche ieri notte il 10 ha fatto cose da Messi, vale a dire cose dell’altro mondo. O più semplicemente, cose dal giocatore più forte del mondo e di tutti i tempi. Anche ieri il pallone si è piegato ai suoi voleri, accarezzato con la dolcezza che solo lui sa elargire; gli avversari si sono quasi fermati ad ammirarlo fingere di scattare a destra e poi partire a sinistra, la palla incollata ai piedi, e saltare due, tre sevillani alla volta mentre passava quasi attraverso i loro corpi che parevano smaterializzarsi al suo passaggio. Ieri Messi ha messo in scena un recital degno di Sarah Bernard, incantando il pubblico fradicio di pioggia e di voglia di urlare a tutto il mondo le parole Giustizia e Libertà. In panchina, che osservava estasiato, l’altro pilota di questa auto da corsa perfetta: Valverde. Fin troppo sottovalutato, è lui l’artefice numero uno di questo cambio di rotta repentino del Barcelona. Lo scorso campionato pareva una polveriera, ad agosto ha perso prima Neymar e in veloce successione la doppia, fragorosa sfida con il Madrid. Se a fine estate il Barça sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, la calma, la serenità e la competenza dell’allenatore hanno fatto il miracolo. Anche ieri ha indovinato tutte le scelte tattiche e tecniche. Ha fatto giocare Alcácer dall’inizio e l’ex valencianista lo ha ripagato con una doppietta di fondamentale importanza che consegnano i tre punti alla squadra. In pochi mesi ha sistemato difesa, dandole solidità e movimenti sincronizzati, centrocampo, restituendogli il controllo e il fulcro dell’azione della squadra, e attacco, trovando una nuova posizione a Leo, ora molto più attivo, pericoloso e coinvolto nel gioco. 

Il primo tempo del Barça è stato leggendario. Giocate di fino, veloci e leggere. I giocatori blaugrana parevano ballerine classiche che volteggiano con la leggerezza di una piuma sul palcoscenico del Bolshoi. Era molto tempo che non si vedeva giocare la squadra con un così elevato standard qualitativo. Le occasioni sono fioccate come gli applausi e gli Ohhhh del pubblico. Ma alla chiusura della prima frazione il risultato era appena di uno a zero grazie a Paco Alcácer che ha sfruttato un errore della difesa del Sevilla per portare in vantaggio i suoi. Decisamente poco per la mole di gioco, e le occasioni, create dalla squadra. Nella ripresa la squadra è calata di tono. Il Sevilla ne ha approfittato e la sfida è diventata più equilibrata. Tanto che è giunto il goal del pari su azione da calcio d’angolo. Pareva una vera disdetta. Il Barça, che avrebbe meritato di chiudere il primo tempo in vantaggio di due, tre reti, ora si trovava inchiodato sull’1-1. Per fortuna ci ha pensato ancora una volta il centravanti per un giorno, Paco Alcácer, a riportare avanti la propria squadra con una zampata da vero attaccante d’aria di rigore. Su cross dalla destra di Rakitic, il 17 ha anticipato difensore e portiere, e con spirito opportunista ha gonfiato la rete per la sua doppietta personale. 

Con undici punti di vantaggio sul Madrid, ora il Barça attende l’incontro di oggi dei Blancos in casa contro il Las Palmas per sapere quanti saranno i punti guadagnati sul rivale.

Barça – Sevilla Messi contro la sua vittima preferita

Stanotte, inizio ore 20:45, partidazo al Camp Nou. Arriva il Sevilla del Toto Berizzo, quinto in classifica. Subito per il Barça una partita importante e insidiosa, la più difficile tra le gare casalinghe disputate fin d’ora in Liga. Il Sevilla viene dalla vittoria casalinga per 2-1 contro il Leganes. In precedenza aveva collezionato due sconfitte di fila, entrambe in trasferta, contro l’Athletic e il Valencia (1-0 e 4-0 rispettivamente). Sempre fuori dalle mura amiche è giunta la terza sconfitta di questo inizio di stagione liguero, 2-0 contro l’Atletico al Wanda Metropolitano. Possiamo dire, dunque, che la squadra andalusa soffre le trasferte delicate contro avversarie di alto livello. Il Barça non potrà esimersi dal confermare questa regola di inizio campionato. Dalla sua avrà l’arma rappresentata dal 10 argentino, che può annoverare la squadra sevillana tra le sue vittime preferite. In 30 incontri totali contro i biancorossi, suddivisi nelle diverse competizioni, la Pulce ha realizzato 29 reti. Una buona occasione per timbrare il cartellino nella porta difesa da Sergio Rico e staccare ulteriormente il valencianista Zaza nella classifica Pichici, posto che nella vittoriosa gara di questo pomeriggio contro il Leganes, l’italiano non ha marcato ed è rimasto fermo a quota nove.

Uno scoglio, si diceva, che il Barça dovrà superare anche per annullare gli effetti della vittoria del Valencia, portatosi momentaneamente a meno uno dai blaugrana in classifica. Una vittoria convincente servirà anche per allontanare qualche interrogativo sorto dopo il secondo tempo non brillante e difficoltoso disputato al San Mames e la prova incolore di Champions contro l’Olympiakos. Recuperare immediata brillantezza servirà anche per richiamare tutti all’ordine, primi fra tutti il Valencia, che il Barça andrà ad affrontare al Mestalla fra due giornate, il 26 novembre ore 20:45, e la Juventus, la cui sfida valevole per la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, è prevista il 22 novembre in quel di Torino.

Dal punto di vista della squadra, Iniesta ha ricevuto il nulla osta medico e sarà quindi della partita, non si sa se dall’inizio o in corso di gara. Se dovesse accomodarsi inizialmente in panchina, il centrocampo sarà certamente formato da Rakitic, Busquets e Paulinho. Il recupero del manchego arriva al momento giusto, dato gli infortuni contemporanei di Sergi Roberto e André Gomes. Con i due centrocampisti, il numero di infortunati si allunga notevolmente. Oltre il catalano e il portoghese, gli indisponibili sono Rafinha, Arda, Aleix Vidal e Dembélé. Vermaelen invece è rientrato in gruppo già dalla scorsa settimana, così che il numero di difensori disponibili è tornato a quattro (Piqué, Umtiti, Mascherano e Vermaelen). Dal punto di vista del Sevilla, Toto Berizzo deve fare a meno di Mercado, un difensore arcigno e molto importante nello scacchiere difensivo sevillano. Un’assenza, questa, che non potrà non fare piacere a Valverde e a Leo, che si troverà davanti un marcatore dai modi spicci (e spesso ruvidi) in meno.

Questa gara sarà da seguire anche per scoprire quale sarà l’ambiente dell’Estadi dopo gli arresti di tutto il Governo della Catalunya e il mandato di arresto internazionale spiccato contro Puigdemont. Un assaggio di quello che potrà essere l’atmosfera del Camp Nou questa sera all’ingresso delle squadre in campo e nel corso della gara, si è avuto ieri al Palau Blaugrana nel corso della partita Barça Lassa – Olympiakos di pallacanestro (gara per la cronaca vinta dal quintetto di casa), dove tutto l’impianto ha urlato a più riprese a favore della libertà degli incarcerati e ha intonato cori di vicinanza come “No Esteu Sols” e “Llibertat”, incendiando gli spalti come mai si era visto e sentito a Barcelona. Gli stessi protagonisti, a fine gara, si sono detti increduli della pressione che si è vissuta in campo in quei frangenti e dell’impatto sonoro, quasi impossibile da resistere, di cui sono stati spettatori. Stanotte, al Camp Nou, si replica.