FC Barcelona – 3-0 al Madrid. Il Barça in finale di Copa

A por el triplete! E’ questo il canto che si leva dal Bernabeu nella serata di ieri dopo l’ennesima impresa del Barça in casa del suo rivale Numero Uno. Primo in Liga con un ampio vantaggio, in finale di Copa (che si giocherà il 25 maggio), ora non resta che concentrarsi sulla Champions per sfatare il tabù degli ultimi tre anni, rappresentato dai quarti di finale, e gettarsi anima e corpo verso la conquista della orejona. Ma andiamo per gradi e torniamo con la testa e le emozioni alla partita del Bernabeu.

Il Barça ha conquistato la sua sesta finale consecutiva di Copa in casa del Real Madrid. La gara di ritorno della semifinale di Copa del Rey si è chiusa con il trionfo dei blaugrana al Bernabeu sui blancos di Solari, sempre più accartocciati su loro stessi ogni volta che affrontano i rivali blaugrana. Il risultato è impietoso: 3-0 con reti di Suarez, autorete di Varane per anticipare l’inevitabile rete dell’uruguayo, e ancora Suarez, su rigore alla Panenka, per atterramento dello stesso numero nove.

Un recital quello del Pistolero. Una giornata da ricordare in uno stadio che ormai si è tramutato nel giardino di casa del Barcelona. Sono tante le vittorie a Chamartin del Barça. Tanto che è quasi come giocare a Sant Joan Despì sui campi della Ciutat Esportiva Joan Gamper dove i blaugrana si allenano durante la settimana.

Se questa è stata la gara di Suarez, altrettanto è da dirsi per Ter Stegen. Il super portiere tedesco è stato fondamentale tanto quanto il suo compagno di squadra per l’ottenimento di questo fondamentale successo. Il nueve ha realizzato due reti e mezzo (l’autorete di Varane è stata provocata dall’inserimento di Luisito alle sue spalle e dalla quasi certezza della marcatura dell’uruguagio senza la disperata scivolata del difensore centrale madridista); il numero uno ha tenuto la porta inviolata nel primo tempo sullo 0-0, quando la pressione del Madrid si era fatta veramente forte, gettando le basi per la costruzione della vittoria. Ter Stegen ha compiuto quattro parate in tutto l’incontro, una più bella, decisiva e difficile dell’altra. Di queste quattro tre sono autentici capolavori. Un’uscita bassa alla disperata dopo una mischia in area, una respinta di piede in un uno contro uno con Benzema che aveva calciato a colpo sicuro, e una respinta laterale in volo su un colpo di testa potente, improvviso e ravvicinato che pareva inevitabilmente destinato a terminare in fondo alla rete. Ter Stegen, con un volo spettacolare e una reattività quasi inumana, è riuscito a arrivare sul pallone con le due mani e allontanare con violenza la minaccia blanca.

Portiere e centravanti, la colonna vertebrale di ogni squadra. “Dammi un portiere che para e un attaccante che segna e ti vincerò le partite” dice un vecchio adagio. Sacrosanta verità. Questo è esattamente ciò che è avvenuto ieri al Santiago Bernabeu. Suarez ha segnato e Ter Stegen ha difeso il risultato.

In mezzo a loro tanti altri protagonisti. Dembélé per esempio. Autore di una performance da numero uno assoluto, il francese ha creato lo scompiglio nella difesa avversaria, ha sfiancato i difensori del Madrid con le sue accelerazioni sfibrandone la resistenza e tenuta, e ha graziosamente concesso due assist su tre reti al goleador di serata. Un giocatore che partita dopo partita sta diventando sempre più determinante. Tutto l’opposto di Vinicius del Real Madrid. Opposto in tutti i sensi, non solo come posizione in campo. Il ragazzo brasiliano del Madrid, che prima di essere acquistato per più di 60 milioni da Florentino ad appena 16 anni era stato promesso sposo del Barça, salvo poi preferire Valdebebas a Sant Joan Despì, ha messo sul terreno di gioco tutta la sua voglia e il suo talento acerbo. Ha corso, saltato, si è sbattuto. Ha dato tutto, creato molti pericoli alla retroguardia barcelonista, ma ha sprecato tutto quanto era riuscito a creare con la sua velocità e abilità tecnica. Vinicius è un ragazzo vivace in campo, che gioca con brio, ma che non vede la porta. Nessuno dei suoi tiri è terminato tra i pali, e la maggior parte delle giocate in area a favore dei suoi compagni non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. Pecca che sta diventano norma in questa stagione. Tanto fumo e poco arrosto insomma. Dembélé, invece, è chirurgico. Quando tocca la palla sbaglia raramente. E’ come un cecchino che la mette sempre nel centro. Ieri, nel faccia a faccia tra i due, la differenza è stata esemplare e impietosa. Una sfida stravinta dal blaugrana che si è mangiato l’avversario.

Messi, dal canto suo, per una serata si è preso una vacanza dal goal. Solo dal goal beninteso. Per il resto è stato il Messi di sempre. Veloce, ficcante, imprendibile. Prende la palla a centrocampo, abbassandosi, o nella trequarti, e imposta i ritmi della manovra d’attacco. Lancia il contropiede, fiondandosi laddove a nessun’altro verrebbe in mente di avventurarsi, tra un nugolo di maglie bianche per poi trovare sempre la giusta via d’uscita. Un po’ come quelle barche dei film (La Tempesta Perfetta) che si fiondano consapevolmente in mezzo ad una paurosa tempesta. Così, per spirito sportivo, per misurare il proprio coraggio e vedere come va a finire. Se non si lancia a capofitto in un contropiede solo contro tutti, rallenta l’azione con il surplace e le finte per poi partire a razzo. Oppure gestisce l’azione con il palleggio e il fraseggio con i compagni di squadra. Insomma, regola il battito cardiaco e la pressione sanguigna di tutta la squadra e ne decide i tempi. Anche ieri, sebbene non abbia segnato (ha però concesso la battuta del calcio di rigore all’amico e partner d’attacco), è stato fondamentale nel conseguimento della vittoria.

Mentre il Real Madrid rimane anche senza Copa, dopo aver già detto addio anticipatamente alla Liga, Il Barça vola in finale dove, il 25 maggio al Benito Villamarin di Sevilla, incontrerà la vincente della sfida di stasera (ore 21:00) tra il Valencia e il Betis. Le due formazioni partono dal 2-2 conseguito all’andata a Sevilla.    

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