Fermata metro Leo Messi-Monumental Chelsea down

Un grande Barça, e un ancora più grande Messi, battono il Chelsea di Antonio Conte, Pedro e Cesc con il risultato di 3-0 e si qualifica per i quarti di finale di Champions League. Di Messi, doppietta, e Dembélé, i goals della vittoria.

Una gara bella, splendida, combattuta contro un avversario mai domo che si è dovuto inchinare alla superiorità di una squadra e, soprattutto, di un unico, grande, immenso giocatore. Il numero 10 in maglia blaugrana: Leo – La Pulga – Messi.

L’argentino ha preso la squadra per mano e l’ha condotta, da solo, alla vittoria. Due reti splendide e un assist, una miriade di scatti, dribbling, passaggi in spazi inesistenti che si aprivano, inchinandosi, al suo apparire.

Ormai Leo è diventato come la fermata della metro più famosa e temuta di Barcelona. Tutte le squadre che arrivano presso la stazione che riporta l’effige del campione argentino sono costrette a fermarsi e a scendere. Fine del viaggio! Così è capitato ieri al Chelsea. Vedi Messi e torni a casa.

L’Ajuntament de Barcelona dovrebbe omaggiare il ragazzo di Rosario dedicandogli realmente una stazione della metropolitana. A pensarci bene, tuttavia, esiste già. La Monumental, sulla linea rossa. In città più monumental di Messi c’è solo la Sagrada, ma la meravigliosa chiesa del visionario Gaudí una fermata della metro ad essa dedicata c’è l’ha già.

Nella partita contro il Chelsea tutto ha funzionato alla perfezione come era stato preventivato da Valverde. Grande attacco, grande centrocampo e difesa. I blues hanno combattuto come da loro carattere, sia dopo la rete in apertura di Leo, al terzo, che dopo il raddoppio di Dembélé (prima marcatura in blaugrana). Ma la difesa del Barça ha retto alla perfezione alla veemenza di Albione. Non solo non ha rischiato se non in una circostanza, ma ha concesso appena una punizione da zona pericolosa. Questo fatto è già di per se una notizia, stante che il tecnico extremeño ha escogitato un sistema difensivo tanto pulito che non concede calci di punizione agli avversari nelle zone prossime all’area di rigore. Il Barça non ha solo cantato dunque, ma ha anche sofferto, uscendone vincitrice sotto tutti i punti di vista.

All’altezza della squadra anche il pubblico. Il Camp Nou, gremito da più di 97 mila spettatori in visibilio, è stato protagonista forse della cosa più notevole della nottata. Al minuto 61, quando André Gómez ha sostituito l’infortunato Busquets, tutto lo stadio ha iniziato a coreare il suo nome. Ad ogni tocco di palla, ad ogni azione, scrosciavano applausi e ovazioni. Il giocatore, che appena qualche giorno prima si era messo a nudo in una intervista-confessione con la rivista Panenka, rivelando il suo disagio interiore, le sue pene per non rendere quanto lui stesso è in grado di dare, arrivando fino al punto di dichiarare di “non avere il coraggio di uscire di casa per la vergogna di incrociare gli sguardi della gente“. Ieri la gente blaugrana ha dimostrato con i fatti il significato più intimo e profondo del motto del club: Mes que un Club (Più di un Club). La Gent blaugrana con quelle ovazioni, con quel modo di stare vicino a chi soffre un disagio interiore profondo, ha dimostrato di possedere delle doti di umanità che fuoriescono e vanno oltre il mondo del calcio.

Ieri chi era presente allo stadio si è sentito veramente unito e orgoglioso di essere culé e di far parte di questa grande famiglia. Ieri i veri vincitori della sfida contro il Chelsea sono stati i 97 mila di fede blaugrana.

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