XAVI VINCE LA FINALE CONTRO L’ATLETICO DOMINANDO NELLA TATTICA E NELLO STILE DI GIOCO

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça batte e strapazza l’Atletico 4 a 2 in quella che da Xavi era stata definita, in conferenza stampa, come una finale. La finale è stata giocata, combattuta, dominata e vinta dall’equipo blaugrana. Vittoria da parte del tecnico di Terrassa sul Cholo Simeone anche dal punto di vista della polemica sul confronto di Estilos. Il Barça ha incantato e dominato nel primo tempo, facendo apparire i rivali degli emeriti comprimari. Nella ripresa, in inferiorità numerica, la squadra si è compattata e non ha rischiato alcunché. Di Carrasco, Jordi, Gavi, Araujo, Dani Alves e Suarez la sequenza delle reti che hanno determinato il risultato finale. Con questa vittoria il Barça scavalca l’Atletico in classifica e si accomoda, per la prima volta in stagione, al quarto posto.

Xavi ha presentato una squadra che ha disputato la sua migliore gara dell’anno. Xavi aveva sottolineato l’importanza della gara. “Una finale” la aveva definita. Un vero e proprio spareggio per il quarto posto, con le due squadre separate di appena un punto. Il tecnico engarese ha messo subito dentro tre dei quattro giocatori nuovi. Ferran Torres e Dani Alves non erano alla loro prima gara in maglia blaugrana, Adama sì. Il nuovo, fiammante acquisto è stato messo subito in campo. E ha risposto. Eccome se lo ha fatto. Un’ira di Dio sulla fascia destra. Da quella parte ha fatto piovere a cani e gatti sul malcapitato colchonero che lo ha dovuto affrontare; o meglio che ha cercato di affrontarlo. Hermoso e Carrasco (spesso il quinto a sinistra) non ci hanno capito niente. Davanti a una montagna di muscoli che corre come Marc Jacobs, il numero 22 rojiblanco e il 21, hanno corso a vuoto dietro la freccia blaugrana. Il ragazzo, proveniente dal Wolverhampton, ha giocato con il sacro fuoco olimpico dentro. E’ entrato in tutte le azioni più importanti della squadra e in due dei tre goals del primo tempo dei suoi. Il quarto nuovo arrivo, Aubameyang, è rimasto in panchina nel primo tempo, entrando nel momento di maggiore difficoltà nella ripresa con la squadra rimasta in 10. Oltre a Adama, mai nuovo arrivo è stato più azzeccato e produttivo, è da segnalare la prestazione eccellente sia di Dani Alves che di De Jong. Il brasiliano ha giocato ovunque: da laterale, da interno, da attaccante. Ha difeso, aggredendo tutto e tutti. Ha impostato; ha seguito l’azione andando alla conclusione. Il quarto goal, nel secondo tempo, è proprio l’esemplificazione di questo concetto calcistico. Frenkie ha giocato, forse, la sua migliore partita bin blaugrana. Partecipativo, preciso, presente in ogni azione della squadra.

La partita è stata, nel suo complesso, la più bella partita del Barça negli ultimi anni. Non è stato solo il bel gioco, la velocità di esecuzione, le giocate; ma l’assetto, la presenza in campo. Non è stato il solito traballante Barcelona che ha giocato la sua migliore partita della stagione; no, qui abbiamo visto uno spessore, una personalità, una convinzione nei singoli e nel collettivo da grande squadra. Non per nulla, nel momento più complicato della gara, nel secondo tempo quando la squadra è rimasta in 10 per l’espulsione di Dani Alves, il Barça non ha rischiato più di tanto. Non ha ballato come avrebbe fatto anche fin nel recente passato. Ha tenuto botta. Ha mostrato i muscoli e ha fatto capire che non sarebbe arretrato di un centimetro, che non avrebbe mollato un solo ciuffo di erba. E’ tornato il Barça. Quello che tutti abbia mo conosciuto per almeno un ventennio. Quello migliore, quello vero, quello che fa sognare.

La gara si era messa male all’inizio. Barça in gran spolvero, da stropicciarsi gli occhi, ma è stato l’Atletico a passare. Una bella combinazione sulla destra (De Paul, Suarez, Carrasco) e rete del Belga. 0-1. Da non credere. Da incubo notturno sudaticcio con sveglia di soprassalto inclusa. Ma questo Barça, rafforzato meravigliosamente nel mercato di Gennaio, non teme nessuno. E così, dopo die minuti, ecco la meravigliosa rete di Jordi. Un tiro al volo di sinistro da cross di Dani Alves dopo un pregevole lavoro in pressione di Adama, che si è insaccato nell’angolo lontano dopo aver dato un bacino al palo. L’1-1 ha ulteriormente caricato il Barça. Il gioco ha continuato ad essere spumeggiante con in più la carica dell’immediato pareggio. al 21′ ecco il 2-1 con Gavi, di testa, su cross di Adama. Sul finire del tempo è giunta la terza rete, di Araujo, che ha definito con un bel destro secco e potente una azione sviluppatasi da calcio di punizione dopo una traversa di Piqué.

La ripresa si è aperta come si era chiuso il primo tempo. Con una rete blaugrana. E’ stato Dani Alves che ha meritatamente iscritto il suo nome nel referto della Liga. Cross da sinistra di Gavi; velo di Pedri, Ferran finisce a gambe all’aria per un intervento da tergo, sul quale ci sarebbe stato da discutere in caso di non goal, e Dani Alves, che aveva seguito l’azione fino all’interno dell’area, ha siglato con un destro filante che non ha ammesso alcun tentativo di parata da parte di Oblak.

Partita totalmente rovesciata con quattro reti di fila e con una prestazione monstre. Al 50′ il Barça conduceva per 4 reti a una. Lì la partita è leggermente cambiata. I cambi di Simeone (Correa, Cunha, Reinaldo per Joao Felix, Hermoso, Lemar) hanno permesso all’Atletico di farsi sotto in diverse circostanze. I rojiblancos sono così pervenuti alla rete del 4-2. L’Atletico ha insistito e ha creato diversi pericoli alla porta di Ter Stegen. Al 70′, poi, l’espulsione di Dani Alves per un intervento, chiaramente involontario, da dietro, sul polpaccio di un avversario. Rosso diretto dopo controllo Var, e Barça in 10. A meno 20 dalla fine i blaugrana, che già stavano soffrendo, avrebbero dovuto giocare in inferiorità numerica. Alzi la mano chi non ha temuto il peggio, rappresentato dal lasciare scappare i tre punti in palio.

Xavi ha agito subito. Fuori Gavi e dentro Dest. La squadra si è messa con un 4-3-1, con Aubameyang, nel corso della ripresa subentrato a Adama (standing ovation per lui), a fare da unico puntero dello schieramento. Tutti hanno stretto i denti e raddoppiato l’attenzione su ogni passaggio, su ogni giocata. Paradossalmente, il Barça ha smesso di soffrire. L’Atletico sì, ha preso in mano il gioco e ha pressato, ma senza più creare i pericoli di quando si era in undici contro undici. Anche questo aspetto, che evidenza la maturità e l’unità di intenti di una squadra, dimostra quanto sia cresciuto il Barça dal punto di vista caratteriale, della personalità e della convinzione personale.

Con l’espulsione di Dani Alves e il forcing, infruttifero, dei colchoneros, la partita si è incattivita. Sono saltati un po’ i nervi e sono fioccate le ammonizioni. Gil Manzano ha deciso di ergersi a protagonista della gara alla ricerca di un po’ di visibilità in un palcoscenico tanto importante. Una espulsione contro la panchina del Barça, decisioni sui falli rovesciate e la solita tiritera del solito Manzano. Questa volta la voglia di emergere dell’arbitro non ha inciso sul risultato, per fortuna. Nel momento più difficile della partita, in inferiorità numerica, il Barça ha risposto da grande squadra. Ha sofferto, ha tenuto botta, ma, oggettivamente, non è andato in difficoltà.

La prestazione, il risultato e la convinzione che essi si portano dietro è il migliore toccasana per Xavi e i suoi giocatori.

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