CON UN0 YANG IN PIù nel BARÇA

Giuseppe Ortu Serra

Ying e Yang, vale a dire il giorno e la notte nella filosofia cinese. Il concetto del doppio, del dualismo: bianco e nero; vita e morte. AubameYang ha trasformato il Barça sotto porta. Dal giorno alla notte appunto. La sua incisività in attacco ha permesso alla formazione di Xavi di sbancare Mestalla, lasciare con un palmo di naso il pubblico valenciano (che soffiava come un toro inferocito per non si sa quali presunti torti arbitrali subiti), il mai rimpianto ex Ilaix (che ha preferito l’anonimato del Lipsia (!) prima e del Valencia poi alla copertina del Barça) e il gioco duro dei giocatori di Bordalás.

AubameYang è stato il mattatore del pomeriggio valenciano di ieri. Una tripletta che ha steso il Valencia carico di aggressività, fin oltre il lecito e consentito, e vis polemica. In questa stagione il Barça è sempre stato sterile dal punto di vista della produzione offensiva. Con Koeman era prevedibile e non pericoloso; con Xavi il gioco ha fatto un salto di qualità enorme, ma era mancato, salvo che nella gara interna contro l’Atletico, il cinismo sotto porta. Quello, per intenderci, che trasforma una buona squadra in una grande squadra. Queste ultime capitalizzano il 100 per cento delle azioni create grazie alle bocche da fuoco di cui possono disporre. Tutte le altre possono anche creare e giocare bene, ma al momento della verità, la caratura non eccezionale degli attaccanti fa sì che le reti, e di conseguenza i risultati, non arrivino. Il Barça ha faticato enormemente per realizzare fino a questo momento. Anche contro il Napoli, a fronte di una produzione offensiva eccellente, Ferran ha sprecato l’impossibile. E da una possibile vittoria per 4-1 si è arrivati ad un pareggio per 1-1. Differenza abissale.

Al Mestalla abbiamo visto un’altra faccia blaugrana. AubameYang, alla seconda partita da titolare, ha fatto la differenza in avanti, trasformando in oro, vale a dire in reti, tutta la produzione offensiva della squadra. Il gabonese è arrivato da circa un mese. Alla sua quarta partita ha mostrato che significa avere un attaccante da goal in squadra. È quanto era mancato dall’addio di Suárez e Messi. Gli ci voleva qualche settimana per ambientarsi e riprendere il filo del goal. All’Arsenal, in rotta con Arteta, non giocava dai primi di dicembre. A gennaio ha avuto il coronavirus. Insomma, giunto a Barcelona a febbraio, ha dovuto necessariamente fare i conti con una forma fisica approssimativa e un cambio di squadra e stile di gioco che dire radicale è poco. Certo, Arteta è discepolo di Guardiola, ma il Barça è una cosa e l’Arsenal un’altra. È entrato in squadra come se avesse nei piedi due piume, in silenzio e senza proclami. Si è messo a disposizione e ha atteso il suo momento. Le prime due gare da subentrante e la prima da titolare al Camp Nou contro il Napoli. In Liga, nelle prime due, non era stato particolarmente fortunato. Entrambe le gare giocate in 10 uomini proprio nel momento del suo ingresso in campo. In Europa League non aveva potuto incidere molto: terza partita con la nuova squadra, prima da titolare e, sopratutto, le occasioni erano capitate nei piedi di Ferran. Il rodaggio è terminato alla sua seconda da titolare, in trasferta a Valencia. Contro la formazione che, AubameYang ha mostrato la sua forza. Due reti di pregevole fattura che mettono in evidenza tutto il suo bagaglio professionale, e una deviazione vincente su tiro di Pedri da fuori area. Nelle tre reti del Mestalla, il buon Yang ha mostrato che è capace di attaccare la profondità, di scattare e poter giocare sui passaggi lunghi (primo goal), ma anche di inserirsi nell’area affollata e agire da opportunista deviando in rete un cross rasoterra sottoporta (secondo goal). Nel terzo, infine, ha dimostrato di avere la capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. La sua deviazione con la schiena del tiro di Pedri ha sollevato la traiettoria della palla quel tanto necessario per mettere fuori causa l’estremo difensore valenciano. Senso del goal, lettura dell’azione, senso della posizione, le tre pietre angolari dell’attaccante.

Con un Aubame-Yang in più nel motore, che si aggiunge a un meccanismo orologiero che Xavi sta perfezionando e mettendo a punto volta per volta, questo Barça può andare veramente lontano.

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