ANCHE I NUMERI DANNO RAGIONE A XAVI

Giuseppe Ortu Serra

Il calcio non è solo matematica, è anche sensi, immaginazione, empatia, bellezza armonica e romantica. I numeri sono freddi; il gioco, il movimento, invece, emanano calore e emozioni. A volte accade che ci sia l’uno ma manchi il secondo; o viceversa. Bel gioco in assenza di risultati; mancanza di spettacolo e conseguimenti sportivi. Raramente si riesce ad ottenere le due cose assieme: bellezza di gioco e risultati. Quando ciò accade è gioia per gli occhi, appetito per buongustai, il paradiso per intenditori. Il Barça di Xavi è sulla buona strada per diventare proprio questo. La partita di Napoli è stato il culmine, fino ad ora, di un trend rialzista che ha appena iniziato a decollare. Verso dove? Questo ancora non si sa. Ciò che è certo è che chi salirà sulla sua giostra non resterà deluso e si assicurerà certamente un viaggio delirante tra le magie di un calcio che sembra confezionato su misura per il piacere assoluto dei cinque sensi. Vedere il Barça è come essere travolti, come lievitare, come cantare con rapimento e danzare come un derviscio. È come provare una felicità delirante.

Armonia assoluta e matematica, si diceva. In questo Barça l’armonia è evidente come entrare al Louvre. Non c’è molto da discutere su questo. Ma il fatto è che questa bellezza è supportata anche dalla fredda e crudele regina dei numeri. No, non “M” di Goldeneye, nella famosa battuta del film, bensì la matematica. Xavi ha preso dalle mani di Koeman una squadra terremotata e la sta trasformando in una macchina da guerra. In 10 giornate, Mister Lamento aveva ottenuto la miseria di 15 punti, lasciando la squadra al 9° posto. Xavi ha assunto la direzione della formazione blaugrana contro l’Espanyol, e in 12 partite ha collezionato 25 punti, passando dal 9° al 4° posto. La metamorfosi, in appena 12 gare, è travolgente. Con Koeman la squadra era paurosa, confusa tatticamente, dispersa nella disperazione di un calcio brutto e casuale. Xavi ha trasformato quell’11 in un gruppo, in una squadra che gioca a memoria un calcio meraviglioso, che non ha più paura di niente ed è in grado di affrontare a viso aperto ogni sfida. Sono trascorsi tre mesi, ma paiono tre anni tanto la squadra è cambiata e ha svoltato. Un cambio talmente radicale che è impossibile anche solo immaginare che si possa realizzare in così breve tempo.

I numeri trovano conforto anche nelle statistiche dei giocatori. Xavi è riuscito a migliorare ogni calciatore della sua rosa. Dest, sul piede di partenza fino a poche settimane fa per la sua inconsistenza in attacco e la sua impreparazione difensiva, adesso è un giocatore totalmente trasformato. A Napoli ha attaccato e difeso come non aveva mai fatto in precedenza. Per non parlare di Adama. Appena giunto dal Wolverhampton, ha già distribuito 4 assist in cinque partite disputate. Ai Wolvs, in 23 gare, non ne aveva messi a referto nemmeno uno. Di più, in 75 partite da extremo destro, aveva sfornato 8 assist. In 5, al Barça, è già a 4. Numeri impressionanti. Ma non basta. Vogliamo guardare i numeri di Aubameyang? All’Arsenal, in 15 partite tra Premier e Carabao Cup, il gabonese aveva realizzato 7 reti. In 5 incontri in maglia blaugrana è già a 4 goal.

Xavi sembra possedere la pietra filosofale, capace, cioè, di risanare la corruzione della materia. Questo allenatore ha recuperato non solo il gioco, l’intensità, lo stile, la voglia e la gioia di giocare, ma sta riuscendo anche a trasformare in meglio i suoi giocatori, facendo emergere da loro stessi quelle potenzialità sepolte nel loro “Io”, e che per chissà quale ragione, non riuscivano ad emergere.

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