IL BARÇA FA IL PIENO ANCHE A SAN MAMES SOFFRENDO NEL FINALE E RIPORTA IL GAP A +9

Giuseppe Ortu Serra

L’Athletic ha iniziato subito di gran lena con una pressione alta asfissiante. Che partisse forte si sapeva. Alla riprova dei fatti quanto detto e anticipato nella previa si è puntualmente verificato. Subito pressione alta nel tentativo di mettere in difficoltà il possesso palla difensivo blaugrana e l’uscita della palla. Il Barça non si è fatto impressionare e ha giocato la palla con tranquillità, riuscendo a non andare in affanno. È stata la formazione blaugrana, anzi, ad essere maggiormente pericolosa nei primi 15′ con Ferran al 1′, Busi all’8′ e Lewa al 16′ in un uno contro uno dalla quale è uscito vincitore il portiere avversario per un allungo di palla del polacco nel controllo del pallone. Il primo tempo è scivolato con le due squadre si sono date battaglia frontalmente e senza speculazioni, aggiudicandosi piccole frazioni di partita. E così i secondi 15 minuti sono stat ad appannaggio dei leones di casa, con chance per Berenguer (24′), Inaki (31′) con Ter Stegen in angolo, e Raul Garcia al 32′ (traversa di testa dal corner). In questo periodo della partita il Barça si è difeso egregiamente, dimostrando la sua ottima capacità e resistenza nella fase difensiva. Solo un errore in questo frangente, nell’occasione di Berenguer, nella quale Koundé è andato a vuoto nel suo intervento di testa, permettendo all’avversario il tiro. Finito questo mini ciclo a favore dei padroni di casa, il Barça ha ripreso il possesso della metà campo altrui, andando in goal con Raphinha su tiro secco si destro sul palo opposto. Busi ha servito il pallone della rete, inizialmente annullata dal segnalinee per posizione irregolare di fuorigioco, ma successivamente convalidata dal Var.

Nella ripresa il Var è intervenuto nuovamente, anche in questo caso a favore del Barça ma a parti invertite, annullando la rete del pareggio alla formazione di casa per un fallo di mano di Munain che, con il braccio, ha tolto il pallone dalla disponibilità di De Jong, facendo partire un contropiede di Inaki (con errato movimento di Alonso che ha aperto le cateratte della difesa blaugrana al giocatore avversario) che il numero 9 aveva finalizzato battendo Ter Stegen. Buon per la formazione di Xavi, salvatasi per il rotto della cuffia. Ciò accadeva all’86’, ed è stato il momento clou del finale di gara e di tutto il secondo tempo.

La seconda frazione, chiusasi con il vantaggio di Raphinha, ha visto un Barça tranquillo mettere in apprensione i locali con Lewandowski, prima al 51′ e poi dieci minuti dopo. Ma in entrambe le circostanze il bomber polacco ha perdonato l’Athletic. Al 67′ Xavi ha messo mano alla panchina facendo entrare Kessie per Ferran. Il numero 11 non aveva incantato fino a quel momento e il tecnico di Terrassa ha preferito guardarsi dall’ingresso in campo di Muniain e gestire un avversario che non pareva in grado di impensierire più di tanto la difesa del Barcelona. Con un centrocampista fisico in più, e tornando al falso extremo con Gavi, la formazione azulgrana avrebbe gestito la gara portandola in porta senza troppi scossino. Almeno questo è stato il pensiero del tecnico blaugrana.

Se non che da quel momento l’Athletic ha aumentato il ritmo dei giri motore e ha minacciato la porta di Ter Stegen in due circostanze, chiamando l’estremo difensore tedesco a due respinte impegnative. Prima su Berernguer, sfuggito al controllo di Roberto, con un intervento basso a pochi sentimenti dal palo (calcio d’angolo), poi su Muniain, che con un tiro dal limite sul palo lontano, ha smanacciato in allungo verso la bandierina opposta a quella precedente. Xavi ha usato ancora la panchina per dare ingresso a Ansu per Raphinha e Alonso per Sergi Roberto. Le due mosse non sono state propriamente azzeccate. Ansu non è neanche entrato in partita, lasciando di fatto i suoi in 10 uomini. Il numero 10 ha avuto una sola occasione, un minuto dopo il suo ingresso, ma ha impiegato le classiche calende greche prima di calciare tanto da vedersi respinto il tiro e la ghiotta occasione. Alonso è stato, come visto prima, protagonista in negativo nella circostanza della rete annullata a Inaki. Invece che coprire sul 9 rojiblanco, che agiva nella sua zona, l’ex Chelsea è andato verso destra lasciando scoperto il corridoio centrale, proprio quello sul quale il più grande dei Williams si è infilato, salutando e ringraziando il giocatore blaugrana. La rete annullata ha scaldato ulteriormente un catino che già ribolliva di passione basca e caricato i giocatori locali in campo. Il Barcelona è andato in affanno, rischiando clamorosamente in due circostanze, entrambe al 92′. Solo due disperati salvataggi della difesa blaugrana hanno permesso di mantenere la porteria a cero. Prima Koundé in concorso con Ter Stegen hanno salvato sulla linea di porta; poi sugli sviluppi della medesima azione, una seconda conclusione a botta sicura è stata respinta in angolo da un colpo di testa di Alonso (qui decisivo in positivo). Dopo 8 minuti di recupero e affanno il sempre pericoloso Gil Manzano ha decretato la fine di un match difficile, combattuto, che ha visto il 19° cleen sheet su 25 gare in Liga, la sesta marcatura di Raphinha, la distanza sul Madrid ristabilita a +9 a una settimana dal Clásico e l’ennesima vittoria di misura di questa stagione.

Questa volta è andata bene e la vittoria conquistata è di una importanza vitale per non permettere al Madrid di riprendere il filo della speranza. Arrivare a +9 allo scontro diretto del Camp Nou è basilare anche a livello morale. Piuttosto bisogna ragionare su alcuni aspetti.

Il ruolo di Ansu per esempio. Oggi ha steccato per l’ennesima volta. È sempre più comparsa e sempre meno calciatore. Da quando Raphinha è uscito dal campo i blaugrana non si sono più visti dalle parti dell’area dell’Athletic. Così non va. Il Barça sta lottando strenuamente per il campionato, punto su punto con il Madrid. Ogni gara e ogni punto possono essere decisivi e non ci si può permettere di aspettare nessuno. Il Barça deve pensare a vincere La Liga e non può essere la stampella di Ansu. Se gli va, bene. Altrimenti…

Secondo, anche l’ingresso in campo di Kessié per Ferran non ha sortito gli effetti sperati. Non esiste controprova, s’intende, ma è proprio in coincidenza con l’uscita del numero 11 che l’Athletic ha iniziato a prendere coraggio e il sopravvento. L’uscita del brasiliano per far entrare Ansu, poi, ha spento totalmente la luce dei blaugrana in fase offensiva. È chiaro che contro il Madrid non ci si può permettere di regalare la fase d’attacco per nessun momento della gara così come non si potranno avere sul terreno di gioco elementi che non rispondono presente ormai da molto, troppo tempo.

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