IL BARÇA PUNISCE NUOVAMENTE IL MADRID. AL BERNABEU É VITTORIA PER ZERO A UNO

Giuseppe Ortu Serra

Nuovo Clásico e nuova vittoria blaugrana. Nel secondo scontro consecutivo dopo la finale di Supercopa a Ryad il Barça ingabbia i blancos a Madrid e li mette nel sacco, vincendo per zero a uno la semifinale di andata della Copa del Rey. A Chamartin è una autorete di Militao, provocata da una incursione e conclusione a tu per tu con Courtois di Kessie, a siglare la vittoria del conjunto di Xavi. Il mental game tra Barça e Madrid se lo aggiudica il Barcelona. Gara importantissima a livello psicologico, come più volte avevamo detto e insistito negli ultimi giorni. Importante perché capitata proprio nel momento in cui il Barça appariva in difficoltà per la doppia caduta, europea e domestica, e il Madrid aveva preso fiducia per essersi salvato dal ko che l’eventuale vittoria del rivale contro l’Almería gli avrebbe provocato. Salvatosi, invece, il Madrid aveva respirato e tratto fiducia per il restante cammino in Liga. Se oggi avesse battuto il Barcelona avrebbe probabilmente cambiato totalmente la dinamica psicologica della fase finale del campionato. Invece è stato il Barça a vincere la sfida e il mental game, probabilmente rimettendo le cose nella giusta luce a livello mentale. Il Barça, questa sera, ha ribadito chi è il dominatore in Spagna, rimettendo le cose nelle giuste proporzioni e rimettendo al suo posto il Real Madrid.

Questa importantissima e cruciale sfida il Barça l’ha vinta senza Lewandowski, Pedri e Dembélé, infortunati. E non è poco. Tanto più che, il recente distruttore del Liverpool ad Anfield, non ha creato pericoli concreti alla porta del Barcelona. Pressione costante, sì, giro-palla continuo, pure, ma alla fine, Ter Stegen si è dovuto disimpegnare con una certa apprensione solo al 57′, quando ha dovuto smanacciare, allungandone la traiettoria, un tiro-cross di Vinicius. Per il resto molti palloni buttati in area di rigore e molte mischie, con i baluardi blaugrana che hanno sempre dominato l’area blaugrana e controllato i veementi tentativi dei blancos. Di contro, è stato il Barça ad essere più pericoloso, e non solo nella circostanza della rete del vantaggio, giunta nel primo tempo (26′), grazie ad un’autorete di Militao che ha messo in porta involontariamente una respinta bassa di Courtois su incursione in area, e tiro, di Kessie, imbeccato da Ferran. Nella ripresa è stato ancora il Barça a sfiorare seriamente la rete, quando Kessie, al 71° minuto, ha girato in porta di destro una palla bassa fornitagli da Ferran dal lato corto dell’area di rigore. Il tiro, che aveva spiazzato il numero uno merengue, è stato però respinto nei pressi della linea di porta da Ansu, che, sbagliando la lettura dell’azione, si è fatto trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il numero 10, entrato nella ripresa al posto di Raphinha, ha fallito ancora una volta la gara, sprecando l’ennesima occasione concessagli da Xavi.

Il Madrid può contare due occasioni nel primo tempo, con Modric e Valverde, e tre nella ripresa, con il portiere tedesco del Barça chiamato in causa in solo due di queste circostanze. Per il resto, come già spiegato, molta gazzosa e poco altro. Una partita simile, nello sviluppo, a quella persa dal Barça contro l’Almería, con la formazione blaugrana, questa volta, dalla parte giusta. Madrid che è andato a sbattere contro il muro barcelonista senza che Ancelotti riuscisse a cambiare tattica e sistema di attacco. Come Xavi allora, l’italiano ha continuato imperterrito a far buttare palloni alti nel mezzo, puntualmente gestiti dall’eccellente prestazione della difesa del Barça. Araujo è stato eccellente nell’annullare il teppistello con la maglia numero 20, rissoso e attaccabrighe quanto un disadattato di periferia alla ricerca di una buona scusa per menare le mani. Il giovane dal sorriso da presa in giro si è fatto notare più per la gara di tuffi mortali con il doppio carpiato che per la partita di calcio a cui avrebbe dovuto partecipare. Koundé si è contraddistinto per la sua abilità nel gioco aereo e il tempismo sui palloni vaganti in area; Marcos Alonso è stato impeccabile nel dare manforte ai compagni di reparto; Balde ha cantato e portato la croce, con ripartenze sul laterale sinistro e recuperi, e diagonali, che hanno reso invalicabile per chiunque si provasse a passare il confine della sua zona.

Degni di nota anche i centrocampisti, con De Jong perfetto nelle due fasi (si è messo in evidenza anche come difensore aggiunto); Busi, un incantatore di serpenti; Kessie, giocatore dai mille polmoni e uomo ovunque, oltreché soggetto attivo della rete della vittoria in concorso con Militao, e uomo più pericoloso dei suoi.

Forse le note più deludenti arrivano proprio dal reparto offensivo. Raphinha e Ferran hanno fatto un grande lavoro per la squadra, indubbiamente, sacrificandosi in un massacrante lavoro di chiusura e ripartenza, ma sono stati poco lucidi in attacco, mancando di spunto e velocità nelle occasioni in cui hanno avuto tra i piedi delle palle che avrebbero meritato uno sviluppo migliore dell’azione. Ferran, in ogni caso, è stato l’autore dei due palloni per Kessie che solo per l’errato posizionamento di Ansu non sono valsi due reti. Capitolo Ansu. Spiace dirlo, ma il ragazzo continua a deludere a pie sospinto. Legge male le azioni dei compagni, sbaglia molti tocchi, stop e il linguaggio del corpo in campo è sempre negativo.

Il primo capitolo del libro è andato al Barça, che da questa gara ha ripreso confidenza con se stesso, mostrato al secondo in classifica in Liga chi è il vero dominus del campionato, e ha rimesso le cose a posto a livello di gestione dell’euforia nei confronti del Madrid. Il secondo capitolo è ancora da scrivere. Ciò non avverrà prima del 5 aprile al Camp Nou. Sarà lì, e solo allora, che si completerà la storia. Tutti coloro che muoiono dalla voglia di scoprire come andrà a finire il libro e chi sarà l’assassino dovranno ancora attendere poco più di un mese. Ma l’attesa ne varrà la pena.

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