Editoriale – Lente d’ingrandimento sulla crisi del FC Barcelona

Senza scadere in facili buffi esercizi lessicali, stile il Barça in barca, la barca del Barça fa acqua da tutte le parti, giochini di parole più da tabloid (o da memes) che altro, cerchiamo di fare una analisi seria e ragionata del momento della squadra.

Che siamo di fronte ad una crisi blaugrana è sotto gli occhi di tutti. Sono i risultati, i numeri e il gioco a dirlo. 

I risultati

Il Barça ha perso la sua prima gara della stagione liguera alla sesta giornata. Nella stagione scorsa l’unica sconfitta era giunta alla penultima di campionato, corrispondente alla 37 giornata. In questa temporada la squadra ha già subito 7 reti; due contro l’Huesca alla terza, una contro la Real Sociedad alla quarta, due contro il Girona alla quinta e due contro il Leganés alla sesta. Vale a dire che, eccetto le prime due giornate (3-0 al Depor, e 1-0 in trasferta a Valladolid con Ter Stegen impegnato nel finale), il Barcelona ha subito una rete o più ad ogni partita e contro avversari morbidi.

I numeri

Per contare sette reti al passivo, l’anno scorso si dovette attendere al mese di dicembre, per la precisione al 2/12 nella gara contro il Celta a Balaidos. A quel tempo la difesa blaugrana era di ferro. Oggi, con due mesi e mezzo circa in anticipo rispetto a quella data, quella stessa retroguardia è invece diventata di burro.

Come se non bastasse il fatto che la difesa subisca goal da quattro partite di fila, nelle ultime due la squadra è stata rimontata. Sia contro il Girona che contro il Leganés il Barça ha segnato per primo. In entrambe le occasioni gli avversari hanno prima pareggiato e sono poi passate in vantaggio. Contro la squadra girondì è poi giunta la rete del pari, ma non ieri. 

Tutti questi numeri mettono in evidenza un chiaro disagio della squadra, sia negli uomini che collettivo. Tanto più, e il fatto è ancora più preoccupante, se si tiene in considerazione il valore oggettivamente modesto delle avversarie di questa prima parte di stagione. 

Il gioco

Altro elemento su cui puntare il dito e apporre la lente d’ingrandimento per spiegare la crisi involutiva che ha colpito la formazione di Valverde è il gioco.

Ieri notte la squadra ha giocato indubbiamente male. E ciò è avvenuto dopo un inizio promettente, fatto di velocità, gioco arioso, precisione e molto movimento (con e senza palla). In questi venti minuti di vero Barça la squadra è passata in vantaggio con Coutinho e ha sfiorato il raddoppio in diverse circostanze. Tra queste è da ricordare l’ennesimo legno colpito da Messi. Ieri l’incrocio dei pali, dopo una meravigliosa azione personale ed un tiro a giro sul palo lontano del portiere. Dalla metà del tempo in avanti, la squadra ha invece iniziato a rallentare il ritmo e la pressione sugli avversari. Ha smesso di aggredire il pallone e gli spazi e si è come accartocciata su se stessa, narcotizzata da non si sa quale strano virus che ha colpito questa formazione. La squadra ha così iniziato pian piano a disunirsi, perdendo effettività, efficacia e intensità; sopratutto precisione nei passaggi. Il gioco è divenuto meno fluido e con esso le idee. Tutto è diventato improvvisamente più difficile e segnare una rete al modesto Leganés, che prima di questa gara aveva subito 10 reti in 5 partite, è stato come scalare l’Everest con le flip flop e i calzoncini. 

La squadra vista ieri è apparsa chiaramente squilibrata. Curioso, se si pensa che proprio l’equilibrio apportato da Valverde con il suo arrivo a Can Barça era stata l’arma in più lo scorso anno.  E allora, che cos’è cambiato rispetto alla scorsa stagione?

4-3-3 o 4-4-2?

La prima cosa che salta agli occhi è il cambio di modulo. Se Valverde lo scorso anno aveva costruito un once forte in ogni reparto è anche dovuto alla rivoluzione del 4-4-2. La fuga di Neymar in estate e l’ingresso in squadra di Paulinho dalla partita contro il Getafe del 16 settembre (vittoria in rimonta per 2-1 con reti di Denis e del proprio Paulinho entrato nella ripresa al posto di Rakitic) avevano dato all’11 di Valverde una quadratura totale del cerchio. Il centrocampo a quattro assicurava protezione e copertura alla difesa e assistenza offensiva. Le incursioni senza palla di Paulinho, e la sua presenza costante in area di rigore avversaria invece, goals, pericolosità e apertura di maggiori spazi per gli attaccanti. Curiosamente la partita contro il Getafe è anche quella dell’infortunio a Dembélé. Ora, non per puntare il dito su nessuno, ma è certo che l’assenza del francese dall’undici titolare e la presenza del centrocampista brasiliano sono stati tatticamente determinanti.

In questa stagione, rientrato Dembélé e perso Paulinho (assenza che non sarà mai sufficientemente rimpianta) sì è tornati al 4-3-3. Il dubbio adesso sorge spontaneo. Non è possibile che il Barça non sia più in grado di sostenere quello storico modulo e che ora sia il 4-4-2, un aborro fino a qualche stagione fa, la migliore e più efficace disposizione tattica per questa squadra?

Paulinho non c’è più, ma c’è Vidal che potrebbe prendere il suo posto nello scacchiere tattico di Valverde. Un 4-4-2 con Rakitic, Vidal, Busquets e Coutinho e Messi e Suarez davanti. L’assenza di Dembélé sul carril de izquierda favorirebbe le sgroppate di Jordi, oggi bloccate proprio dalla presenza del francese. Nella scorsa temporada il 18 blaugrana era diventato l’anello tattico desequilibrante della squadra. La conexion Jordi-Messi aveva creato enormi danni agli avversari e benefici al Barça sia in termini di reti realizzate, di assist, che di scompigli tattici agli schieramenti opponenti. In questa stagione quella conexion pare interrotta come ai tempi di Neymar. La fascia sinistra è ora occupata da Dembélé e Jordi non ha più lo spazio per inserirsi.

Il centrocampo del Barcelona ha tante soluzioni in rosa per variare ampiamente gli uomini sulla base del 4-4-2. Arthur, Vidal, Rakitic, Busquets, Denis, Rafinha, Roberto. C’è da sbizzarrirsi per un allenatore.

La grana laterali 

Il problema, piuttosto, è anche un altro. La debolezza dei laterali. Sergi Roberto è un equivoco tattico mai chiarito. Gioca per necessità in un ruolo che non gli appartiene. Discreto quando deve offendere, mostra tutti i limiti di un centrocampista nella fase difensiva. Jordi, dall’altra parte invece, non ha alternative. Il mercato dovrebbe portare in dote a questa squadra, oltre ad un uomo delle capacità di Paulinho (Pogba è il nome perfetto per quel ruolo), anche un laterale destro di ruolo forte in ambo le fasi e una solida alternativa a Jordi. Solo così si potrà sostenere con minori patemi una fase difensiva che gioca sempre in condizioni di uno contro uno. 

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