Champions League – Il Chelsea. L’analisi

Tra gli avversari dell’urna di Nyon che il Barça poteva trovare, forse la squadra di Conte è la più tosta e rognosa. Una squadra aggressiva per il tipo di gioco che pratica, dura negli interventi, molto accorta tatticamente e difensivista. Una squadra capace di chiudersi a riccio e ripartire in contropiede in maniera molto pericolosa. Il Chelsea è una formazione che gioca male, ma è dannatamente efficace. Un avversario, dunque, da prendere con le pinze se non si vuole essere colpiti dalle sue lunghe e temibili chele. 

L’arma in più della formazione di Stamford Bridge è senz’altro il suo allenatore. Un uomo di forte carattere che trasmette alle sue squadre un’attitudine battagliera capace di trasformare in meglio i suoi giocatori. Un allenatore che riesce sempre a tirare fuori da ognuno il massimo delle proprie capacità. Agli Europei di Calcio, quando allenava la nazionale italiana, è riuscito ad arrivare ad un risultato eccellente con una squadra di basso valore tecnico, tanto modesto che, praticamente con la medesima formazione, il suo successore Ventura non è nemmeno stato in grado di qualificarsi per i mondiali di Russia ’18.

Oltre alla presenza di un gran motivatore come Conte, il Chelsea è formato da giocatori di grande caratura: Hazard in primis, ma anche Morata, Pedro, Cesc, Willian. Oltre ad essi il tecnico dispone di un giocatore che costituisce una pedina tattica fondamentale nel suo schieramento base, quel Kanté che ha fatto le fortune del Leicester di Ranieri e che ora ha equilibrato il centrocampo del Chelsea. Possiamo dire che, con tutte le proporzioni tecniche del caso, Kanté sta nel Chelsea come Sergi Busquets nel Barça. Giocatori, cioè, che rappresentano quel tocco in più necessario per trasformare un meccanismo di precisione in un movimento perfetto. Senza di essi le squadre si ritrovano senza bilanciamento, distanze, equilibrio. La sfida ravvicinata tra i due sarà entusiasmante da osservare. Entrambi grandi recuperatori di palloni, Busquets ha dalla sua una classe e una tecnica che l’avversario non possiede. A favore di el de Badia gioca anche una esperienza che il blue non può vantare, oltre ad una abitudine a queste sfide che può costituire la linea di confine tra una grande prestazione e un fallimento totale per la grande responsabilità che appuntamenti di questo genere ti mettono addosso fino a schiacciarti. 

L’altra nota di pericolo è lo stile di gioco del Chelsea. Il Barça ha sempre sofferto gli spazi stretti e intasati. Ciò non gli permette il gioco di fraseggio e le incursioni centrali, con o senza palla. Quando l’avversario gioca in questo modo, i blaugrana sono sempre costretti a tenere palla, farla girare al largo dell’area di rigore, e cercare il pertugio giusto spostando il pallone da una fascia all’altra. E come con tutte le squadre che si chiudono a riccio, sopratutto se composte da giocatori forti fisicamente e tecnicamente, il Barça soffre enormemente. Gli inglesi non brillano per il gioco offensivo e di iniziativa. Sono piuttosto una squadra che si chiude dietro, si avventa con aggressività e durezza sull’avversario, corre a perdifiato e riparte con veloci contropiedi. Con tutti gli scongiuri del mondo, ricordano enormemente la squadra di Di Matteo del 2012: brutta, difensivista, ma tremendamente pratica e efficace. Il Barça dovrà essere bravo nel velocizzare al massimo la manovra: uno/due tocchi al massimo per innescare veloci dai e vai in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica nelle zone vicine all’area di rigore. La velocità di circolazione della manovra, il movimento di tutti gli uomini senza palla e la precisione nelle conclusioni saranno determinanti per la sorte dell’eliminatoria. Il Barça ha tutte le carte in regola per avere la meglio sul Chelsea. Ha tecnica, classe, esperienza e forza psicologica per superare qualsiasi avversario. Ha, sopratutto, il giocatore più forte della storia del calcio. Da non sottovalutare anche il ritorno al Camp Nou. Bisognerà arrivare a febbraio con la mente e le gambe fresche. Per questo sarà importante il ruolo di Valverde. Dovrà dosare le energie della squadra e dei suoi elementi migliori affinché siano in perfetto stato psicofisico nel momento cruciale della stagione. Anche, e sopratutto per questo, l’arrivo di Coutinho a gennaio è basilare. Alleggerire il carico di minuti dalle gambe di Iniesta sarà determinante se si vuole arrivare a giocarsi la finale di Kiev. Febbraio, marzo e aprile sono i tre mesi basilari per la Champions. Negli ultimi anni il Barça è crollato fisicamente proprio in quel periodo. Quando ciò non è capitato, nel primo anno di Luis Enrique, è stata vinta la Champions e realizzato il triplete.

Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata   

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