Il Barça sbanca l’Estadio de la Ceramica e mantiene il liderato nella Liga

Bevingut vittoria. Dopo due pareggi consecutivi nei due precedenti campionati, al terzo tentativo arriva la vittoria. Una vittoria importantissima perché scaccia via la pressione portata dai rivali, tutti vittoriosi tra sabato e domenica, e mostra al mondo che il leader è più che mai saldo in cima alla classifica. Nonostante i contrattempi e gli infortuni. Stanotte il Barça ha espugnato l’Estadio de la Ceramica con due reti, entrambe nel secondo tempo, di Suarez e Messi. Sugli altari anche Ter Stegen, autore di una parata fenomenale sul risultato di 0-0 equivalente, quanto ad importanza sul risultato finale, ad una rete.

Il Villareal, autore di una partita pugnace e decisa, ha disputato un’ottima gara, mettendo a dura prova la solidità della squadra di Valverde. I padroni di casa, rimasti in dieci nell’ultima mezzora di partita, hanno dato battaglia con un gioco veloce e combattivo, alzando bandiera bianca solo nei minuti prossimi al 90′. 

Il Barça, dal canto suo, ha messo in campo una prestazione non maiuscola, ma consapevole. La squadra ha giocato senza l’aggressività e la pressione alta che abbiamo visto in altre circostanze. Ha fatto girare palla quasi con la consapevolezza che il goal, e la vittoria, sarebbero arrivati inevitabilmente. Certo, questo giudizio è condizionato fortemente dal risultato finale. Se questa notte non fosse maturata una vittoria, quell’eccesso di sicurezza che ha manifestato la squadra, condito da un gioco a tratti troppo scolastico e prevedibile, e da una certa imprecisione nei passaggi sopratutto nei pressi dell’area di rigore avversaria, probabilmente avremmo usato degli altri toni e la consapevolezza sarebbe stata tramutata in pericolosa inconsistenza. Questa notte è mancato un po’ di ardore e fuoco nell’azione dei blaugrana. Ma alla fine, grazie all’espulsione di Raba al 60′, al genio di Messi, alla ritrovata verve realizzativa di Suarez (già a quota sette reti) e alla sicurezza di Saracinesca Ter Stegen, i tre punti sono arrivati comunque.

Questa di Villareal era una partita molto difficile contro un avversario ostico, ben dotato tecnicamente e ben messo in campo dal proprio allenatore. Vincere oggi, a due settimane dal Clasico, è stato fondamentale. Andare al Bernabeu con un vantaggio di più otto sui blancos (vantaggio che può essere di +11 complice il fatto che il Madrid non disputerà la prossima gara di campionato in quanto impegnato con il mondiale per club negli Emirati) è di una importanza anche psicologica straordinaria. Sui giornali, nelle tv e nei bidattiti quotidiani si parlava di questa partita come di una sorta di finale. Passata indenne questa la squadra blaugrana inizia ad intraprendere una strada meno impervia con un leggero declivio a favore che conduce ad un Clasico da disputare con la forza psicologica di poter anche incassare una sconfitta mantenendo un cuscinetto di sicurezza comunque importante, e ad un girone di ritorno nel quale tutti gli scontri diretti si disputeranno al Camp Nou. A gennaio inoltre, i rientri di giocatori importanti come Dembélé e il mercato, potrebbero portare importanti doni per solidificare e rendere sempre più imprevedibile una formazione che a quel punto potrebbe davvero prendere il largo, sotto tutti i punti di vista, e regalare così una stagione veramente ilusionante in tutte le competizioni nelle quali è impegnata.

Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata

FC Barcelona – In giro per shopping con Robert

Vi è mai capitato di fare da accompagnatori a qualcuno che deve fare shopping? Mettete in programma una serata intera di visite ai negozi, fila alle casse, attese fuori dai camerini. Preparatevi un sacco pieno di consigli stile personal shopper, armatevi di tanta pazienza e partite. Oggi faremo un po’ la stessa cosa. Ma invece che l’amica/o del cuore, la fidanzata/o, moglie, amante o quant’altro, oggi saremo assieme a Robert. No, non andremo in giro per Passeig de Gracia, non entreremo da Tiffany o Ferragamo; oggi batteremo stadi; e città, diverse, tante. Infatti oggi il nostro compito sarà quello di fare un giro per l’Europa per vedere calciatori i cui nomi sono nella lista della spesa della secreteria tecnica del Barça.

I nomi appuntati nel taccuino sono parecchi, molti risaputi, alcuni meno. Per quest’inverno ballano alcuni nomi, altri sono segnati come acquisti futuri, leggasi la prossima estate. Il nome più gettonato è chiaramente quello di Coutinho. Il Barça farà di tutto per accaparrarsi le prestazioni del fantasista brasiliano in forza al Liverpool. Il club inglese ha quantificato anche il prezzo del trapasso: 145 milioni di euro, euro più euro meno. Una barbaridad, per dirla alla spagnola. Ma, come anche da questa tribuna abbiamo più volte detto, è un giocatore da prendere sì o sì. Sarebbe folle lasciarsi scappare un calciatore di quel calibro e livello per un prezzo che, sebbene elevato, è a prezzo di saldo per un mercato drogato dall’acquisto di Neymar da parte del Psg. La prossima estate quei 145 diventeranno 180/200. Nel gruppo degli spasimanti entreranno certamente molte squadre, certamente l’equipo parigino che farà lievitare il prezzo innescando una asta milionaria impazzita. Il giocatore, inoltre, da giugno sarà impegnato nei mondiali russi, e una buona prestazione nelle prime gare iridate farà aumentare automaticamente il suo valore. Perciò, come detto altre volte, ora o mai più.

Ma nel taccuino di Robert Coutinho non è l’unico nome segnato. C’è anche quello di Goretzka. Il talentuoso, e giovane, centrocampista dello Shalke 04, si svincolerà nel 2018. Un giocatore di questo genere, con una prospettiva impressionante, una età molto invitante (22 anni) e un costo zero fa gola a tanti grandi club europei. Il giocatore ha una predilezione per il Barça, ma quando l’unica preda è attaccata da più parti da un branco di pesci affamati, non si mai chi possa avere la meglio. Puntare tutto sul giocatore tedesco senza avere una carta di riserva può essere più che rischioso. Certo, Goretzka e Coutinho sono due giocatori compatibilissimi. Posso giocare in due posizioni differenti di campo e avere entrambi in squadra sarebbe un colpo da maestri che garantirebbe un futuro più che roseo al centrocampo del Barça. 

Oltre al tedesco, si parla anche insistentemente di Arthur, volante (alla sudamericana), mediocentro del Gremio, squadra campione della Libertadores e prossima partecipante al Mondiale per Clubs. Il ragazzo di 21 anni è stato l’MVP della finale della Libertadores ed è il centrocampista di maggior prospettiva di tutto il movimento calcistico brasiliano. Lo stesso Tite ha dichiarato che lui e Gabriel Jesus hanno i maggiori margini di crescita dei giovani brasiliani. Arthur è un centrocampista con estilo Xavi, perciò sarebbe un inserimento perfetto nello scacchiere tattico di Valverde. Il ragazzo ha già incontrato la dirigenza del Barça con il permesso del Gremio; ha posato con la maglietta azulgrana in compagnia dei delegati del Barcelona e tutto fa ben sperare per una rapida chiusura della trattativa. Certamente, Goretzka e Arthur sarebbero due giocatori incompatibili in quanto andrebbero ad occupare la medesima posizione. Per entrambi si parla di un eventuale arrivo in estate.

La lista dello shopping di Robert non è finita qui. Rimane il tassello che porta a Griezmann. Pare assodato che il francese dell’Atletico e il Barça si siano promessi in matrimonio. Secondo le ultime notizie lo Utd di Mou avrebbe sondato il terreno in casa colchoneros per sentirsi rispondere che il ragazzo è già nelle mani del Barça. Griezmann, la cui clausola rescissoria nella stagione in corso è di 200 milioni per il blocco del mercato rojiblanco, tornerà ai 100 milioni a partire dalla prossima estate. Il francese in questa stagione sta faticando più del previsto a trovare la via della rete e la sintonia con i compagni di squadra. Spesso, tuttavia, si è trovato a svolgere il ruolo di prima punta, mentre la sua posizione preferita è quella di seconda punta. Nel Barça avrebbe proprio questo ruolo, giocando alle spalle di Suarez che farebbe da ariete apripista per i suoi inserimenti.

Come vediamo, dunque, il taccuino degli uomini mercato del Barça è fitto di nomi e appuntamenti. Tante città da visitare, tanti stadi da frequentare, tanti giocatori da osservare. No, non sarà monotono come attendere fuori da un camerino o fare la coda alla cassa. Andare a fare shopping con Robert e il Barça sarà indubbiamente molto più divertente.      

Pallone d’oro – Il Barça ancora avanti sul Madrid

Con il Pallone d’Oro assegnato da France Football a Cristiano Ronaldo, il Real Madrid arriva a quota nove trofei individuali targati F.F. Ma, nonostante l’escalation che ha avuto il portoghese negli ultimi anni, grazie ad una impennata nei trionfi di squadra e al Pallone d’Oro regalato da Blatter come riparazione per la famosa presa in giro del “Comandante”, trofeo vilmente scippato a Ribery, il Barça rimane ancora in testa alla classifica dei palloni d’Oro conquistati dai blaugrana. 10 per la Entitat di Aristide Maillot contro i 9 dei blancos.

Qui di seguito la classifica completa dei Palloni d’Oro conquistati da calciatori in maglia blaugrana:

Luis Suárez (1960), Johan Cruyff (1973, 1974), Hristo Stoichkov (1994), Rivaldo (1999), Ronaldinho (2005), Leo Messi (2009, 2010, 2011, 2012 e 2015).

In casa Chamartin i premiati sono:

Alfredo di Stéfano (1957, 1959), Raymond Kopa (1958), Luis Figo (2000), Ronaldo (2002), Fabio Cannavaro (2006), Cristiano Ronaldo (2013, 2014, 2016, 2017). 

Un Barça ordinato batte lo Sporting con reti di Alcacer e… Mathieu!

L’ultimo appuntamento della fase a gironi della Champions League termina con una vittoria per due a zero contro lo Sporting. Di Alcacer e Mathieu, su autorete, gli autori delle marcature. 

Il Barça è sceso in campo schierato da Valverde con un onze pieno di seconde linee. L’occasione per far riposare i titolari era troppo ghiotta: qualificazione e primo posto nel girone già strappate dopo il pareggio con la Juventus nel turno precedente. Spazio allora a coloro che hanno giocato meno. Fidelizzare e entusiasmare chi gioca meno da una parte, e far riposare chi gioca sempre dall’altra. Due piccioni con una fava dunque. Per evitare pericolosi malcontenti in stile Mascherano, Valverde ne ha approfittato per mettere tutti d’accordo. E così panchina per Messi, Paulinho, Busquets, Jordi, riposo forzato per Iniesta, e dentro Denis, Gomes, Alcacer, Digne, Aleix Vidal. Se la squadra aveva accusato la fatica nelle ultime gare disputate, un po’ di riposo per la mente e le gambe era doveroso. Tra le presenze in campo (tra titolari e subentrati), non si nota Deulofeu. Questa sarà una assenza che farà certamente parlare nei prossimi giorni. Non utilizzare il giocatore in una occasione così propizia, e sostituire Suarez con Paulinho e non con il ragazzo di Riudarenes, potrebbe quasi significare bocciatura piena da parte del tecnico. 

La partita

La gara ha visto un Barça ordinato, padrone del campo e del gioco. Buona la pressione in avanti in caso di perdita del pallone e anche l’attitudine dei giocatori chiamati a sostituire i titolari. La squadra, il cui primo tempo è stato giocato senza l’argentino, entrato nella ripresa, ha giocato con meno fantasia, com’era facilmente prevedibile, ma ha verticalizzato con più frequenza dell’abituale. Il gioco è stato meno elaborato e più diretto. Un dato: si sono visti molti più tiri da fuori area nei primi venti minuti di gara, che in tutto questo primo scorcio di stagione. Solo nei primi 45′ sono stati ben 5 i tentativi da lontano. Un record quasi assoluto per una squadra, come il Barça, che fa del palleggio fin sulla linea di porta un credo assoluto. La coppia di centrali difensivi, composta obbligatoriamente da Piqué e Vermaelen, si è ben disimpegnata. Positivo sopratutto il riscontro del belga. Con l’infortunio di Umtiti il ragazzo sta prendendo confidenza con il campo e con i 90′, e anche stasera si è disimpegnato bene senza sbavature. Sicuramente una nota positiva in vista delle prossime gare che vedranno ancora l’assenza di Mascherano (ne avrà ancora per due settimane), oltre a quella di Umtiti.

Nella ripresa Valverde ha fatto uscire Piqué, sostituito da Busquets, e ha dato via ad un esperimento che potrebbe tornare utile nel prossimo futuro in caso di necessità e urgenza. Con l’uscita dal terreno di gioco del centrale catalano, Busquets è andato a fare coppia con Vermaelen al centro della difesa. Quando Sergi si alzava, era Rakitic che andava a coprirlo affiancandosi al belga. Un’esperimento in piena regola. In realtà non è una novità assoluta vedere Busquets al centro della difesa. Era capitato anche nelle scorse stagioni che ciò accadesse nel corso di una gara. Normalmente, poi, il mediocentro suole abbassarsi in fase di uscita del pallone dalla difesa e costituire così il vertice alto del rombo difensivo della squadra. Quando il Barça rilancia l’azione da dietro, infatti, gli esterni si alzano sulla linea dei centrocampisti, i due centrali si allargano, e Busquets retrocede in posizione centrale al limite dell’area per scambiare con Ter Stegen e con Umtiti e Piqué che si allargano sugli esterni. 

Riguardo a Rakitic, la sua è stata una prova eccellente. Gran recuperatore di palloni, ha pressato alto e fatto rilanciare l’azione. Una gara assolutamente notevole quella del croato. 

Le reti sono giunte entrambe nella ripresa. L’ingresso di Messi ha certamente dato maggior verve alla squadra e alla manovra, rendendola più veloce e imprevedibile. Il primo goal è giunto sugli sviluppi di un calcio d’angolo dalla sinistra. Alcacer, ben appostato sul primo palo, ha girato perentoriamente verso l’angolo opposto facendo centro. Per lui è il primo goal in Champions. Una rete da festeggiare in maniera particolare. Il raddoppio è giunto nel recupero in contropiede. Mathieu, in scivolata, ha infilato la propria porta nel tentativo di anticipare Paco Alcacer appostato alle sue spalle e pronto a tramutare il cross di Denis in rete.        

Sempre più nella storia

Con questa qualificazione, il Barça continua a scrivere la storia di questa competizione e a battere record su record. I blaugrana chiudono al primo posto nel girone per l’11a volta consecutiva, la serie più lunga nella storia della competizione.

                                                                                    Giuseppe Ortu – riproduzione riservata

La giornata perfetta (o quasi)

Quella che poteva essere una giornata nera per il barcelonismo si è trasformata in una giornata perfetta. Quasi perfetta in realtà. La mancata vittoria contro il Celta, quando ancora dovevano giocare tutte le avversarie poteva convertirsi in una catastrofe sportiva. Valencia in scia, Madrid e Atletico immediatamente dietro in un trenino ad alto rischio, sopratutto in virtù del clásico ormai alle porte. Quasi perfetta si è detto. Con i risultati delle avversarie più dirette, l’eventuale vittoria contro il Celta avrebbe quasi sentenziato la Liga.

Dall’inferno al paradiso

La tristezza del sabato pomeriggio si è trasformata in gioia alla domenica. Escludendo l’Atletico che ha vinto soffrendo nella sfida casalinga contro la Real, il Madrid ha impattato a San Mamés, e il Valencia è caduto contro il Getafe, campo ostico nel quale anche Barça e Madrid hanno sofferto a strappare i tre punti. Risultato: non solo la squadra di Zidane ha mantenuto inalterato il ritardo dai blaugrana, ma ha perso una occasione d’oro che si sta già ripercuotendo sul morale e sulla stabilità interna della Casa Blanca. Le critiche a Zidane si stanno facendo sempre più evidenti, e i tentativi di Florentino di calmare le acque, con dichiarazioni concilianti verso il proprio allenatore, mettono ancora più in evidenza il disagio e il nervosismo interno al madridismo. Ciò che si imputa maggiormente al francese è la mancanza di autocritica. Anche a Bilbao alcune scelte rimangono misteriose (come la sostituzione di Isco, l’unico in grado di trovare la giocata vincente) e il solito ritornello della mancanza del goal come unico male della stagione negativa piace sempre meno alla tifoseria e a certi settori interni alla directiva.

Anche il Valencia ha perso una grande occasione per far sentire il fiato sul collo ad un Barça che inizia a sentire il peso di questo inizio di stagione. Contro il Getafe la formazione Che ha perso l’imbattibilità e ha mostrato segni di logoramento fisico e mentale. La sconfitta, nonostante più di un tempo disputato in superiorità numerica, ne sono un chiaro indizio.

Solo l’Atletico ha accorciato le distanze, ma il fatto di avere già giocato (e pareggiato al Wanda Metropolitano) lo scontro diretto, lo convertono nell’avversario al momento meno pericoloso.

Detto del momento di appannamento del Barça, questa giornata rafforza vieppiù il liderato dei blaugrana. Ciò fornisce a Valverde la chance di affrontare i problemi di affaticamento generale della squadra e degli infortuni con maggiore serenità. Diverso sarebbe stato ritrovarsi con i medesimi problemi in aggiunta all’ansia della pressione dell’avversario che inizia a farsi vedere dagli specchietti e che minaccia il sorpasso ad ogni curva.

Giuseppe Ortu

Umtiti – due mesi di stop!

La notizia ha il fragrore di una bomba: al netto di più precisi esami medici a cui sarà sottoposto il giocatore francese, Umtiti potrebbe restare lontano dai campi di gioco per due mesi.

Inizio di dicembre più brutto e difficoltoso non poteva esserci. Nella giornata in cui il Barça è stato bloccato al Camp Nou sul 2-2 dal Celta, è giunto anche l’infortunio del giocatore di colore francese. Il ragazzo si è fatto male nell’azione che ha portato al definitivo pareggio dei galiziani. Uscito dal campo e sostituito da Vermaelen, si è capito subito che la lesione avrebbe riguardato il flessore. Ma la notizia più brutta è giunta dopo più di un ora dalla fine della gara. Al netto degli ulteriori esami medici che il giocatore dovrà compiere nelle prossime ore, la prima prognosi è veramente allarmante: 2 mesi di stop per una rottura fibrillare del bicipite femorale della gamba destra. Con Mascherano ancora out, rimangono arruolabili solamente Piqué e Vermaelen. E’ davvero il momento di serrare i ranghi e fare quadrato intorno al proprio allenatore e ai pesos pesados del vestuario. E’ certamente il momento più difficile della stagione per il Barça. A questo punto serve massima concentrazione per far passare la tempesta con il minimo di conseguenze negative e per ripresentarsi più forti che mai quando la buriana sarà passata.   

Unzué stoppa un Barça affaticato e svagato in difesa

Terzo pareggio di fila tra Liga e Champions. Dopo Juventus e Valencia, arriva il terzo pari contro il Celta. 2-2 al Camp Nou con reti di Messi e Suarez da parte blaugrana. Iaspas e Gomez per il Celta. Una partita nella quale il Barça ha creato molto, moltissimo, ma che ha concesso molti contropiedi agli avversari. In due di queste occasioni i galiziani hanno segnato; in altre circostanze Ter Stegen, i difensori blaugrana o errori nell’esecuzione del contropiede hanno portato serie minacce alla difesa del Barça.

Un Barça in debito fisico 

La partita che non ti aspetti. Di colpo è sembrato di rivedere la squadra della scorsa stagione. Fragile in difesa e nelle transizioni, mai quest’anno la squadra aveva fornito questa immagine di se stessa. In attacco la formazione di Valverde ha creato molto, moltissimo. Oltre ai due goal di Messi (giunto a quota 12 reti nella classifica Pichici) e Suarez, i blaugrana hanno colpito due pali (ormai una costante) con Piqué e Messi e costretto il portiere avversario a delle parate importanti. In altri frangenti le conclusioni della banda di Valverde sono terminate di poco fuori dallo specchio della porta come nelle occasioni di Paulinho, che per due volte ha concluso a botta sicura anche se mancando il bersaglio grosso. Anche Messi, autore di una partita entusiasmante, ha avuto diverse chiare occasioni da rete: una di testa con palla di poco fuori a colpo sicuro e una su punizione deviata in angolo con la quale si è chiusa la partita. Inmessionante una sua azione nel primo tempo. L’argentino parte dalla sua metà campo in velocità, salta metà Celta in dribbling e conclude in porta. La sua conclusione sarà deviata in calcio d’angolo 

Nuova rete ingiustamente non convalidata

Da segnalare una rete annullata a Suarez nel primo tempo per un fuorigioco inesistente dell’uruguagio. Assist di Messi. Con questa sale a due il conto delle reti regolari non concesse alla squadra di Valverde dopo quella clamorosa di Valencia. Due reti che avrebbero portato certamente a un risultato diverso in ambo le gare. Attenzione, perché il profumo sgradevole della scorsa stagione e delle gare contro il Betis e il Villareal comincia a farsi sentire sempre più forte. Brutti ricordi che tornano ad affacciarsi nel momento in cui la marcia del Barça iniziava a farsi difficilmente recuperabile dalle avversarie. Sembra quasi un perfetto meccanismo ad orologeria che scatta al momento giusto. 

Passo falso

Il risultato di oggi costituisce un passo falso che dà respiro agli avversari in Liga e fa suonare un campanello d’allarme sulla condizione fisica della squadra (in fase calante nelle ultime prestazioni) e sullo stato fisico di Umtiti, infortunatosi al flessore della gamba destra proprio in occasione del contropiede che ha portato al goal del 2-2 galiziano. Ora serve calma e maturità. Il lavoro che attende Valverde sarà più che altro sulla testa dei giocatori. Non è il momento di farsi prendere dal panico. La ricetta è serrare i ranghi, fare quadrato e non farsi prendere dall’ansia. La capolista rimane sempre salda in testa alla classifica. Qualche minuto da concedere ai giocatori che più di altri hanno tirato la carretta sarebbe consigliabile. La squadra appare stanca e in fase calante dal punto di vista fisico. Anche a Valencia, dopo un primo tempo a tutta, la squadra ha subito il ritorno Che. Il mercato invernale arriva quanto mai a puntino. L’innesto di Coutinho è assolutamente necessario. Dare riposo alla mediana, trovare alternative in avanti, e immettere classe e imprevedibilità nelle vene del Barça non è più solo un qualcosa in più, ma una necessità. La stagione è ancora lunghissima e questa partita insegna che non ci si può più distrarre o permettersi cali di tensione agonistica o di forma. E’ un campionato di altissimo livello ad imporcelo, la mejor liga del mundo. 

Coutinho e l’ora X del Barça – Gennaio l’ultima carta in mano alla directiva I motivi di una scelta obbligata

Il Barça insiste: vuole Coutinho a tutti i costi. I benefici nel prendere il brasiliano a gennaio sono stati già ampiamente enumerati nel corso di questi mesi dalla fine del mercato estivo ad oggi. Brevemente li riassumiamo.

Il 10 red aumenterebbe esponenzialmente il peso tecnico della plantilla. Avere un titolare di questo livello che possa dare il cambio a Iniesta, e viceversa, è una iniezione di cifra tecnica nel corpo della squadra di valore inestimabile. Priceless.

E’ stato giustamente detto che Coutinho non potrebbe essere impiegato in Champions. Verissimo. Avendo disputato la prima fase con il Liverpool, il Barça potrebbe schierarlo esclusivamente nelle competizioni domestiche: Liga e Copa del Rey. Ma ecco che qui subentra il lato positivo della questione. Iniesta potrebbe essere ben dosificato in Liga per dare il meglio di sé in Champions. In questo caso il Barça avrebbe due pezzi da novanta al top della condizione nelle due differenti competizioni senza che si pestino i piedi e si affatichino per il peso delle partite: in campionato Coutinho garantirebbe alla squadra quel peso e quella forza per continuare a gestire, e magari sentenziare, la Liga; in Champions la formazione di Valverde potrebbe contare su un Iniesta riposato e con molti minuti in meno sulle gambe. Noi tutti sappiamo quanto Don Andrés possa essere disequilibrante quando sta bene fisicamente. Per vincere la Champions serve il numero 8 al top della condizione, e l’arrivo di Coutinho questo può permetterlo.

Il prezzo del brasiliano a gennaio è chiaramente inferiore a quello stimato dal Liverpool in estate. Perché la stagione è ormai a metà del suo cammino, perché il giocatore non può essere schierato in Champions, perché esiste un patto tra il calciatore e la società red per acconsentire a sedersi al tavolo delle trattative se il fantasista avesse acconsentito a seppellire l’ascia di guerra e giocare la Champions con il club inglese. Per questo motivo, se in estate dalle parti del Mersey non si è voluto stabilire un prezzo di vendita per il giocatore, salvo valutarlo 200 milioni di euro nelle ultime, drammatiche, disperate ore di trattative, oggi i vertici della società americana proprietaria del club avrebbero deciso di fissare un prezzo intorno ai 145 milioni. Non pochi, ma è certamente un enorme passo avanti.

Il ragazzo è nel pieno della maturità calcistica ai suoi 25 anni, è in grado di cambiare da solo le sorti di un incontro ed è capace di ricoprire più posizioni in campo. Può giocare da interno e extremo sinistro, ma riesce anche a ricoprire la zona centrale del centrocampo, oltre a giostrare in posizione più avanzata tra le linee e dietro le punte. Ha ottime capacità di inserimento e grande abilità nel tiro da fuori area. Le sue doti gli hanno cucito addosso un perfil Barça perfetto. Nell’11 blaugrana Coutinho spiccherebbe il volo verso quelle posizioni da top mondiale che al Liverpool non può raggiungere. E questo lo sa. Una mano lava l’altra si dice. Prendi un grande giocatore e mettilo nel giusto contesto, con compagni di squadra e schemi perfetti per la sua idea di intendere il calcio e avrai un campione di valore assoluto. Ecco, nel Barça Coutinho può aspirare a diventare questo: un crack mondiale da pallone d’oro. E il Barça, con lui, la squadra in grado di vincere davvero tutto.

La entitat blaugrana non sembra propensa, al momento, a spendere una cifra che ruota attorno ai 140/150 milioni. Si fermerebbe intorno ai 120, bonus inclusi. Ma certi beni non si acquistano con la mente del contabile, ma con gli occhi della mente e con il cuore. Ci sono beni il cui appagamento personale, e il ritorno in termini di soddisfazione, benessere e risultati futuri, giustifica anche una spesa che può essere giudicata sproporzionata e eccessivamente cara. Il principio per valutare questi casi deve essere il classico costi e benefici. Non saranno mai soldi buttati se l’acquisto, inizialmente giudicato eccessivamente caro e sproporzionato al valore dell’acquisto stesso (e con i prezzi attuali del calcio mercato super inflazionato, 150 milioni per Coutinho non sono così astrusi) è in grado di soddisfare i propri bisogni e le proprie esigenze personali al di là di ogni valutazione economica precedentemente fatta. Se per un dipinto si spende una cifra elevata, magari anche spropositata, dal quale si ricavano però emozioni e appagamento interiore al di là di ogni immaginazione, sarà sempre un grande acquisto. Perché, come già detto, a volte si acquista con gli occhi della mente e dell’anima, non con la ragione dei conti. Coutinho, in tutto questo discorso, è il giocatore perfetto per il Barça, un giocatore da prendere sì o sì, costi quel che costi perché costituirà il presente e il futuro del centrocampo del club, la pietra su cui costruire il domani senza il grande capitano Iniesta. 

Non bisogna dimenticare, inoltre, che se oggi il Barça è in pole position rispetto a tutte le altre squadre, altrettanto potrebbe non esserlo la prossima estate. A gennaio l’unica squadra in grado di prendere Cou è quella blaugrana. In estate entrerà in gioco anche il Psg, con le pressioni enormi che Neymar metterà sul giocatore, e all’asta potrebbero unirsi tante altre grandi. Se la preferenza del giocatore sarà Barcelona anche la prossima estate, non altrettanto si può dire del prezzo. Più richiedenti, più il prezzo sale. E’ la legge del mercato. E il Barça, che oggi è l’unica in grado di investire sul brasiliano, in estate si troverà nella certa impossibilità di affrontare un’asta a rilanci milionari con il Psg e il Qatar. E il Liverpool non si accontenterà certo dei 145 milioni che è disposto ad accettare a gennaio. L’ora X è giunta. Prendere o lasciare. Ma se si lascia adesso si lascerà per sempre, con tutto quello che questa scelta significherà per il futuro del Barça. 

                                                                                                                   Giuseppe Ortu