FC Barcelona – Neymar condannato a pagare 6,7 milioni al Barça. I fatti.

di Giuseppe Ortu

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Giornata di vittoria giudiziale quella di oggi per il FC Barcelona ai danni di Neymar. Il giudice del lavoro numero 15 di Barcelona, presso cui la causa era pendente, ha stabilito che il calciatore debba pagare 6,7 milioni al Barcelona nel merito della causa di lavoro tra le parti apertasi per il mancato ottenimento da parte di Neymar di un bonus inserito nel contratto di rinnovo nel 2016.

La vicenda risale all’estate del 2017, anno nel quale il giocatore brasiliano lasciò il club catalano per firmare con il Paris St Germain dopo il pagamento della clausola rescissoria di 222 milioni di euro. Il contratto che Neymar aveva stipulato con il club azulgrana prevedeva un bonus di rinnovazione pari a 64,4 milioni di euro suddivisi in 20,75 milioni da pagare il 31 luglio del 2016, e i restanti 43,65 milioni da pagarsi il 31 luglio 2017. La prima parte del premio rinnovo fu regolarmente pagata, quella con scadenza 31 luglio 2016. Il problema è sorto per la seconda parte dello stesso, da pagare l’anno successivo, vale a dire il 31 luglio 2017. 

All’epoca, stando alla linea difensiva del Barça, era notorio che Neymar stesse abbandonando il club e che fosse in trattative con il club parigino di Al Khelaifi. Come tutti ricordano bene, quell’estate fu tirata e piena di silenzi imbarazzanti, tensioni, comportamenti sfuggenti e canzonatori da parte dell’11 blaugrana. Quando le voci su un suo imminente trasferimento a Parigi si fecero sempre più insistenti e manifeste, con chiari ed evidenti segnali che giungevano da Parigi che parlavano già di un accordo segreto e sottobanco conchiuso tra Neymar e il PSG, il brasiliano partì per gli USA con la squadra evitando di rispondere alle domande concernenti il suo futuro. I suoi silenzi sibillini, che facevano pensare un po’ a tutto, anche se non chiarivano niente, erano stati portati avanti per tutta la gira americana. L’opinione del Barça e di tutti i commentatori e giornalisti vicini alle questioni blaugrana, era quella che il giocatore stesse tirando le cose per le lunghe al fine di guadagnare la data del 31 luglio del 2017 da giocatore del Barça, incassare il premio per il rinnovo da 43,65 milioni, e poi rendere ufficiale il passaggio alla squadra francese attraverso il pagamento della clausola. 

Nella realtà il giocatore rimase ufficialmente blaugrana fino al 31 luglio, per poi uscire allo scoperto, scoprire le carte come un giocatore di poker di un saloon mal frequentato di Kanab, e dichiarare il suo addio al Barça ai primi di agosto. Una chiara manovra dilatoria posta in essere semplicemente per raggiungere la maturazione del bonus e poi tagliare la corda. Perché al giocatore non bastava fuggire dalla porta posteriore senza neanche salutare, ma doveva anche farlo con le tasche piene di bigliettoni e monete sonanti e contanti.

Il club blaugrana, fiutando l’infida trappola, non pagò il bonus al giocatore al 31 luglio, ma nemmeno negò la dazione. Semplicemente versò la quantità di denaro contesa presso un notaio di Barcelona. Se il giocatore fosse rimasto il bonus sarebbe stato incassato. In caso contrario sarebbe rimasta depositata presso lo studio notarile. E così è accaduto. Il giocatore volò per Parigi, ma lo fece senza l’Oro di Mackenna. D’altronde il bonus di rinnovazione era stato pattato allora per continuare a giocare con il Barça, non per il semplice fatto di aver firmato. Rompendo il contratto con il Barça, che aveva scadenza 2021, Neymar venne meno alla sua obbligazione, diventando in conseguenza inadempiente. Posto che il bonus era stato concesso per giocare con il club blaugrana, nel momento in cui Neymar smise di giocare per il Barça, automaticamente quel bonus di rinnovo divenne non più efficace e non più liquidabile.

Non solo il giocatore del PSG non guadagnerà quel bonus contestato, ma dovrà ora risarcire 6,7 milioni al club di Bartomeu per inadempimento contrattuale a lui imputabile.   
  

FC Barcelona – Aquí juguem tots – Al Camp Nou tutti contro l’Atletico

di Giuseppe Ortu

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credits: http://www.fcbarcelona.com

Il Barcelona ha reso pubblico nei giorni scorsi una interessante iniziativa al fine di riempire le tribune del Camp Nou con il calore dei suoi tifosi e sostenitori. L’idea è quella di rendere l’Estadi, in occasione dell’importante sfida casalinga contro l’Atletico del 1° luglio, pieno dello spirito blaugrana dei propri soci e aficionados. Visto che non sarà possibile che il pubblico possa accedere alle tribune in carne e ossa, il club ha organizzato una campagna al fine di far sì che siano presenti le magliette del popolo blaugrana.

Per far ciò il Barça ha lanciato la campagna Aquí Juguem Tots. Si tratta di una iniziativa che prevede che il pubblico possa acquistare una maglietta del Barça personalizzata con il proprio nome che verrà collocata dal club sulle tribune in occasione della sfida contro i colchoneros. L’idea è quella di rendere le gradinate del Camp Nou un po’ meno vuote, colme anzi delle maglie e dei nomi dei propri tifosi. 

L’acquisto potrà essere compiuto attraverso il canale web del Barça. Alla maglia personalizzata viene abbinato un seggiolino sulle gradinate dove verrà materialmente collocata la maglietta. Al termine dell’incontro l’organizzazione provvederà a scattare una foto della maglia posizionata sulle tribune. Una gigantografia dello scatto verrà quindi inviato via mail al rispettivo proprietario. Al termine della partita tutte le maglie verranno prelevate, lavate, igienizzate e spedite a casa dei rispettivi titolari.

Il prezzo della maglia è di 65 euro più spese postali. La camiseta, che non avrà numero, ma riporterà solo il nome scelto dall’acquirente, sarà una edizione speciale della prima equipaccion blaugrana e riporterà sul petto la scritta Aquí Juguem Tots, special edition, #weallplay. La medesima maglia, solo de vestuario e non de tienda come invece quella in vendita, sarà indossata anche dai giocatori in campo. Potranno prendere parte all’iniziativa sia i soci che il pubblico generale. L’iniziativa è valida dal 15 al 26 giugno

FC Barcelona – Promossi e rimandati

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Riqui Puig. Ottima la sua interpretazione della gara. 

di Giuseppe Ortu

La partita di ieri contro il Leganés è stata più complicata di quanto ci si potesse immaginare. La risposta della squadra pepinera è stata sorprendente. Ordinata in difesa, nel primo tempo ha lasciato poco spazio alla manovra e all’inventiva blaugrana. Gioco di prima, questo sì, ma poca incisività. Pichi Cuellar non ha dovuto fare i salti mortali per mantenere il risultato a zero fino al 42′, quando si è acceso Ansu Fati con quel tiro che ha mandato a monte i piani di Aguirre. Ripresa invece molto più effervescente da parte blaugrana. Maggiore velocità nella manovra, sempre a uno, massimo due tocchi, e verticalità. Il Leganés ha perso leggermente le distanze tra i reparti e la difesa tranquilla e ordinata dei primi 45′ non si è più vista. 

Nei 90′ ci sono indubbiamente giocatori che hanno reso meno dello sperato e giocatori decisamente promossi. In periodo di esami di maturità, anche noi abbiamo pensato a promossi e rimandati. Nessun bocciato (a parte uno pensandoci bene), anche se un sei stiracchiato nel Barça equivale ad essere rimandato a settembre. 

Tra i giocatori con giudizio sospeso certamente c’è Arthur. Come scritto ieri, per l’ex Gremio, al centro di stucchevoli e noiose voci di mercato, la gara di ieri sarebbe dovuta essere il palcoscenico per dimostrare tutta la sua importanza per questa squadra. I segnali precedenti alla pandemia non erano molto positivi. In Liga il ragazzo ha saltato nove incontri per infortunio (pubalgia, caviglia, ferita minore, contusione). Quando è stato impiegato, raramente ha terminato i 90′. Ciò è accaduto in quattro occasioni. Nella prima gara dopo il confinamento Setién gli ha mandato un messaggio forte. Lo ha mandato in campo per 19′ dopo aver inserito Rakitic. Significato? “Per me sei la terza scelta”. Contro il Leganés ha giocato da titolare come avevamo predetto ad inizio della giornata di gara. Ma il suo rendimento è stato eccessivamente scolastico. Non ha sbagliato palloni s’intende, ma gli è mancata fantasia, inventiva, genio. Ci si sarebbe aspettato molto di più da un giocatore capace e talentuoso come lui. Invece non ha mai preso l’iniziativa, non si è mai assunto la responsabilità della giocata rischiosa, difficile; quella, per intenderci, capace di mandare in porta il compagno con una imbucata rasoterra. Niente di tutto questo. Solo il compitino bene educato di tessere la ragnatela a centrocampo e gestire la manovra. Da un giocatore subito etichettato come il Xavi redivivo (accidenti alle etichette!), si richiede di più; molto di più. Giudizio sospeso! 

Buone notizie da Riqui Puig, entrato nella ripresa proprio in luogo di Arthur. Il suo ingresso in campo ha dato verve, allegria. E’ stato come un Furetto Volante che ha scompaginato i piani del Leganés danzando come un derviscio su una pista a cui era stata appena data la cera. Ha anche sfiorato la rete con una bella conclusione. Da riproporre assolutamente!

Le buone notizie non sono finite qui. E’ stato molto positivo anche l’ingresso in campo di Semedo. Entrato nella ripresa al posto di Sergi Roberto con il capo cosparso di cenere, il portoghese ha acceso i retrorazzi come un Goblin di colore e ha portato lo scompiglio sulla sinistra dello schieramento pepinero. Il suo ingresso in campo ha apportato enorme peso offensivo. La rete annullata a Griezmann per una mezza punta della scarpa del numero 2 finita in fuorigioco, dimostra la sua utilità non solo in chiave offensiva. Anche nelle retrovie è stato importante e attento nei recuperi e negli interventi. Promosso!

Non solo carezze però. E Junior ne è un chiaro esempio. Il ragazzo continua a pagare scotto all’inesperienza, al peso della camiseta, a un livello eccessivamente alto. Non si sa quale sia la spiegazione, fatto sta che anche ieri è stato più negativo che positivo. Dalla sua ha solo quella palla recuperata e consegnata ad Ansu per la rete del vantaggio. Ma per contro, due svarioni difensivi clamorosi che non sono costati altrettante reti per il caso e l’intelligenza di Lenglet. Nel primo caso è stato lento nello scattare in avanti per azionare la trappola del fuorigioco. Mal posizionato, era troppo arretrato rispetto ai suoi compagni di reparto. Quando è salito non è riuscito a mettersi in pari con Piqué e Lenglet, lasciando in gioco ben tre giocatori avversari che sono scattati da soli verso la porta di Ter Stegen. Nel secondo caso si è fatto scavalcare, e tagliare fuori, da un cross dalla sinistra, lasciando l’avversario diretto libero di calciare in porta. Inaffidabile e pericoloso. Rejected!  

Champions League – Date, sede, regolamento. L’ufficialità della UEFA

di Giuseppe Ortu

Era una delle notizie che più erano attese dai tifosi di calcio in generale, ma sopratutto da coloro le cui squadre erano ancora in corsa per la conquista del trofeo dalle grandi orecchie 2020.

Dopo tante voci e indiscrezioni, finalmente ora c’è l’ufficialità su data e sede della Fase 2 della Champions post Coronavirus. Oggi il Comitato Esecutivo della Uefa, riunitosi a Nyon in via telematica per definire il programma della ripresa della Champions League, ha ufficializzato che la competizione si svolgerà con la formula della Final 8 nell’unica sede di Lisbona. 

Le gare si disputeranno nel mese di agosto a partire da mercoledì 12 per giungere poi alla finalissima in programma domenica 23. La sede scelta, come detto, è stata quella di Lisbona. Il Portogallo ha prevalso su Germania, che ospiterà la Europa League e Spagna, sede della Champions femminile.  

La formula prevede gare secche, uniche, al termine delle quali la squadra vincitrice accederà al turno successivo. Uno dei punti più oscuri e problematici rimane quello della logistica e dell’organizzazione materiale dell’evento. Come organizzare praticamente questa Finale a Otto? Le squadre viaggeranno tra le rispettive nazioni e il Portogollo, o resteranno concentrate a Lisbona? Il nodo è stato sciolto da Ceferin stesso, che è stato categorico al riguardo. «Le squadre dovranno restare dove si trovano». Quindi nessuna spola tra il Portogallo e il resto d’Europa. Tutti i clubs che andranno in Portogallo per giocare la Champions dovranno restare concentrati in quel Paese. Da qui sorgerà il problema di come e dove alloggiare squadre e staff al seguito per quasi un mese. Un albergo per squadra o avremo hotels condivisi con turni stabiliti per poter accedere alle sale comuni? Su questo aspetto, tutt’altro che secondario, anzi di primaria e fondamentale importanza, la UEFA non ha dato alcuna notizia. Dubitiamo che tutto possa svolgersi nella massima efficienza, tenendo in considerazione anche le sedi e i campi per gli allenamenti che dovrà ospitare ciascun club.   

Per quanto riguarda gli stadi in cui si giocheranno le gare, il Comitato Esecutivo ha deliberato per l’Estádio do Sport Lisboa e Benfica, e l’Estádio José Alvalade. Entrambi di Lisbona. In questi palcoscenici si giocheranno Quarti, Semifinali e Finale. A essi potrebbero aggiungersi L’Estádio do Dragão di Porto, e l’Estádio Dom Afonso Henriques di Guimarães per la disputa dei soli Ottavi di finale in caso di necessità.

Ciò potrebbe verificarsi solamente se, per ragioni di sicurezza sanitaria, le partite di ritorno ancora da disputarsi degli Ottavi non potessero essere ospitate nelle città di appartenenza delle rispettive squadre. Visto che il problema è ancora in fieri, le sedi del ritorno delle sfide degli Ottavi ancora pendenti (Juventus – Lyon; Manchester City – Real Madrid; Bayern – Chelsea; Barça – Napoli), non sono state ancora ufficializzate. La UEFA, per bocca di Ceferin, preferisce che si disputino nelle rispettive città anche per non alterare eccessivamente la regolarità del turno in corso. Se le partite di andata si sono giocate nella città di una delle due contendenti, è giusto che il ritorno sia giocato nella città dello sfidante e non in campo neutro. Così, in mancanza di ufficialità da parte della UEFA che giungerà a luglio, Torino, Manchester, Monaco e Barcelona ospiteranno le partite di ritorno in programma per  il 7 e l’8 agosto. 

Ceferin è stato chiaro sul fatto che la formula scelta per terminare la stagione internazionale è da intendersi esclusivamente «emergenziale» e non avrà un futuro anche nell’ipotesi in cui la manifestazione così concepita dovesse dimostrarsi spettacolare.

Concludiamo con il riepilogo del calendario e rispettive sedi:

7-8 agosto: ritorno Ottavi di Finale (sedi da confermare)

12-15 agosto: Quarti di Finale (Lisbona)

18-19 agosto: Semifinali (Lisbona)

23 agosto: Finale (Lisbona)   

Messi (699 goals), più Fati, regolano un buon Leganés

di Giuseppe Ortu

Il Barça vince all’esordio casalingo della ripartenza contro un combattivo e ordinato Leganés con il risultato di 2-0. Fati e Messi, con una rete per tempo, sentenziano una partita rimasta sul binario dell’equilibrio per tutta la prima frazione di gioco. Un secondo tempo brillante ha fatto invece da contraltare a una prima parte di gara piuttosto sonnacchiosa. Il Leganés ha dimostrato capacità di squadra e di carattere, evidenziando che la lotta per la salvezza sarà più aperta che mai.

Il primo tempo di una gara giocata senza pubblico, con il piacere di udire le voci dei giocatori che si richiamavano a vicenda, è scivolato via senza sussulti da parte blaugrana fino alla rete, la quinta stagionale, di Ansu Fati, giunta al 42′. Il Leganés, invece, è stato più pericoloso all’inizio della sfida. Due errori evidenti di Junior hanno permesso ai madrileni di farsi pericolosi sottoposta e minacciare così Ter Stegen. Nella prima circostanza un suo mal posizionamento nella linea del fuorigioco ha permesso una ripartenza a tre contro il portiere che non ha portato alla rete avversaria solo per il salvataggio sulla linea di Lenglet. Nella seconda, il 23 enne di Santo Domingo nazionalizzato spagnolo si è fatto scavalcare da un pallone crossato dalla sinistra, lasciando la possibilità al suo avversario diretto di stoppare la palla e calciare verso la porta. Solo la posizione molto defilata dell’attaccante ha evitato il goal. Sul diagonale di Guerrero la sfera ha colpito il palo esterno, proseguendo la sua traiettoria verso l’esterno dell’area di rigore. Tra gli accadimenti citati abbiamo visto una squadra blaugrana piuttosto scolastica. La circolazione della palla è stata lineare a uno/due tocchi come da richieste espresse di Setién, ma è mancata la luce nel passaggio filtrante per mettere in difficoltà la tranquilla e ben posizionata difesa del Leganés. Gli uomini di Aguirre (espulso sul finale di gara), non hanno faticato più di tanto per mantenere lo 0-0 fino alla rete di Fati che ha spezzato l’equilibrio nel risultato. Avevamo vaticinato bene l’utilizzo di Ansu nell’articolo di presentazione della gara, così come il ricorso a Arthur. Entrambi in campo dall’inizio, sebbene con valutazioni opposte. Decisivo il primo, impalpabile il brasiliano.

Nella ripresa la manovra blaugrana è stata più veloce e ficcante. Il fraseggio è rimasto a un tocco, ma a doppia velocità rispetto ai primi 45′. Il Barça è stato così più pericoloso e ha affondato con maggiore facilità. La maggiore velocità di esecuzione ha fatto perdere le distanze al Leganés che ha incontrato maggiore difficoltà a chiudere gli spazi. Di conseguenza sono arrivate le reti di Griezmann (annullata per fuorigioco di Semedo, subentrato nella ripresa a Sergi Roberto) e di Messi su calcio di rigore. L’astro argentino è stato protagonista di una ripresa tutta sprint e velocità. Il fallo sul quale è stato concesso il penalty è stato commesso su di lui al termine di una azione personale caparbia nella quale è partito da centrocampo superando ben cinque avversari come birilli. Durante la sua cavalcata verso la porta ha resistito a tre tentativi consecutivi fallosi. Nonostante ciò l’argentino è rimasto in piedi, continuando nel suo tambureggiamento palla al piede contro tutti i giocatori del Leganés che gli si facevano incontro. Giunto al limite ha scambiato con Suarez (subentrato a Fati), è passato tra due avversari che lo hanno atterrato irregolarmente. Rigore solare trasformato dallo stesso numero 10 spiazzando il Pichi Cuellar. Con questa rete il suo bottino personale sale a 699 reti in carriera con il Barça. Il record assoluto di goals di Pelécontinua, giornata dopo giornata, a sgretolarsi sotto i colpi di genio di Leo Messi.

Tra i protagonisti della gara rimane una sensazione amara per la prestazione di Arthur, uno dei sorvegliati speciali. Sotto una girandola di voci di mercato, l’ex Gremio ha giocato senza infamia e senza lode, svolgendo il suo compitino da sei, sei più, ma nient’altro. Gli sono mancate lo spunto, l’imbucata, la fantasia del passaggio filtrante. Una occasione persa per il ragazzo che finora ha sempre dichiarato di non voler lasciare Barcelona. Buona, invece, la prestazione di Riqui Puig. Il ragazzo del Barça B, nuovamente in campo dopo molto tempo, ha lasciato una ottima impressione agli osservatori. Ha fornito una marcia in più alla squadra con il suo ingresso in campo, guarda caso proprio al posto di Arthur.
Adesso una leggera pausa per cercare di tirare il fiato in attesa della trasferta di Sevilla di venerdì 19. Non c’è tempo per riposare in questa Fase 2 della Liga.   

La nuova giovinezza di Leo Messi

 

 

di Giuseppe Ortu

File:Leo messi barce 2005.jpg - Wikipedia

Nella partita contro il Mallorca abbiamo assistito a una formazione blaugrana tirata a lucido. Tutti i giocatori hanno messo in evidenza una forma fisica eccezionale, anche migliore di quella che possedevano prima del confinamento forzato per la pandemia. Visi asciutti, magliette perfettamente aderenti a fisici muscolosi senza un grammo di grasso. Griezmann è apparso tanto in forma come nemmeno ad inizio stagione. Ma non è stato il solo. Tutta la squadra ha evidentemente svolto gli esercizi fisico-atletici che lo staff del club aveva suggerito e prescritto loro. I giocatori hanno lavorato bene e mangiato anche meglio. La cartina di tornasole di questo lavoro solitario è stata la prestazione collettiva e individuale messa in campo a Palma. Ritmi alti come non ci si sarebbe mai aspettato dopo tre mesi senza palla, campo e partite. Facilità di movimento e leggiadria nella corsa. Sul terreno di gioco i blaugrana si muovevano in allegria e con facilità, per nulla patendo l’inattività. Sembravano tante pulcette saltellanti con la facilità della forza del pensiero.

Tra i più sorprendenti certamente Leo Messi. Leo è stata una autentica rivelazione. Il 10 ha mostrato un look da ragazzino. Sbarbato, capelli abbondanti e soffici, riga da una parte. Non è stato solo un discorso di stile personale; no. Anche in campo ha fatto vedere movimenti e azioni che hanno richiamato alla mente il Leo di 10/15 fa. Leggero, sottile ma potente, con una facilità di corsa e slalom che ultimamente non avevamo più visto. Vederlo contro il Mallorca è stato come fare un viaggio con la DeLorean di Doc di Ritorno al futuro. Il Coronavirus ha tolto al nostro Diez 10 anni abbondanti di età anagrafica e calcistica. E quando, durante la sfida, è volato via sulla destra saltando un avversario con un sombrero volante a velocità supersonica per poi riprendere palla e corsa e affrontare, e saltare, altre maglie rosse, è stato come rivedere un sogno in prospettiva nel passato. Come una immagine di Leo del passato ma nel futuro. Bentornato Capitá.      

FC Barcelona – Esordio al Camp Nou

di Giuseppe Ortu

Torna la Liga al Camp Nou. Non accadeva dal 7 marzo. Allora i blaugrana batterono la Real per 1-0 e conquistarono la vetta della classifica ai danni del Madrid, caduto il giorno dopo al Benito Villamarin di Sevilla per 2-1. Poi… più il nulla. Il virus, i contagi, la sospensione del campionato, il confinamento. Questa notte, ore 22:00, si rinizia. Non sarà la stessa cosa però. Ad attendere i giocatori ci saranno gli spalti vuoti. Una immensa basilica consacrata al calcio deserta. Al suo interno solo i giocatori e una sparuta pattuglia di persone legate agli staff delle due contendenti. Voci rimbombanti dei players, colpi sordi al pallone calciato in pieno con violenza, quel pack rotondo che riempie le orecchie e che sa di bel calcio e perfetta tecnica individuale, urla degli allenatori che sviscerano e regalano consigli ai propri ragazzi. Sarà questa la scenografia del copione che i ragazzi di Setién e di Aguirre metteranno in scena sul set illuminato del Camp Nou.

Il Leganés naviga in acque tumultuose. Penultimo in classifica solo per differenza reti con il colista della Liga Espanyol, los pepineros cercheranno di vendere cara la pelle e uscire indenni dall’Estadi, magari sfruttando la particolare atmosfera che potrebbero accusare maggiormente i padroni di casa, per nulla abituati a giocare senza pubblico nel loro fortino (fino ad oggi solo due punti persi in casa sul d’ottimo pieno). Tornando indietro nel tempo, un solo precedente. La partita contro il Las Palmas il giorno del referendum per la indipendenza. Giornata caratterizzata dalle violenze della Guardia Civil contro inermi cittadini diligentemente in fila per esercitare il loro universale diritto a esprimere la loro libertà di pensiero e di parola. La partita si svolse a porte chiuse per ordine delle forze dell’ordine nazionali per timore che si potessero verificare accadimenti violenti. Le violenze si svolsero, invece, ai seggi per le aggressioni di Stato. Al di là di questo precedente, mai il Camp Nou era stato teatro di una gara ufficiale senza pubblico.

Il Barça affronterà il Leganés privo dello squalificato Jordi, che a Mallorca ha ricevuto il quinto cartellino giallo. D’altro canto ritrova Lenglet, squalificato, e assente, a Palma. Per il resto, eccettuando per l’infortunato Dembélé, sono tutti arruolati. Particolare attenzione alle scelte del tecnico blaugrana per la gara di stanotte, posto che, a una gara dalla difficile trasferta di Sevilla, si contano le diffide di Suárez, Vidal e Umtiti.

Il numero 18 blaugrana sarà sostituito sulla sinistra da Junior. Differente il discorso per i due centrali. Piqué, libero da ostacoli, potrebbe essere riservato per Sevilla (gara che si giocherà già venerdì prossimo). In questo caso la coppia di difensori sarebbe formata da Umtiti e Lenglet.

A centrocampo si immaginano rotazioni. L’affollamento del reparto potrà tornare utile in questa ripresa post Coronavirus. Vidal e De Jong potrebbero lasciare il passo a Arthur (sua vera grande occasione) e a Rakitic. Busi dovrebbe essere regolarmente in campo. Non è da escludere, tuttavia, che sia proprio quest’ultimo a riposare vista l’età e lo stress da incontri ravvicinati. In questo caso sarà l’olandese a fungere da centro mediano.

Messi, Suárez (questa volta dall’inizio) e Braithwaite saranno i tre d’attacco con il possibile inserimento di Ansu Fati a gara in corso. Nota a parte merita il ragazzino. Setién farà bene a mandare messaggi di affetto e di stima, a lui e al suo entourage, se non si vuole rischiare una sua disaffezione alla maglia e al progetto che gli propone il club. A maggior ragione vista l’insistenza del Manchester United nel servirsi delle sue straordinarie doti di crescita. Fati è al momento perfettamente calato nella realtà azulgrana, ma non bisogna rischiare di emarginarlo dalla prima squadra e dall’attualità del progetto, cosa che al momento sembra proprio stia accadendo. Il Barça ha tra le mani il futuro di un grande giocatore. Essere miopi su questo punto e rischiare di perdere un talento del suo calibro per mancanza di elasticità mentale sarebbe un errore imperdonabile. Oltretutto, ad oggi e in mancanza di un rinnovo con passaggio ad un contratto da professionista con aumento esponenziale della clausola di rescissione, il ragazzo può liberarsi con il pagamento di una clausola di appena 170 milioni. Dopo il rinnovo essa salirà a 400 milioni. Anche per questi motivi speriamo di vederlo al più presto in campo. A partire da stanotte.          

FC Barcelona – I 21 scalini di Leo Messi

di Giuseppe Ortu

I 21 scalini di Leo Messi sembrerebbe il titolo di un romanzo giallo, sulla scia de I 39 scalini di John Buchan, romanzo che ha ispirato Alfred Hitchcock nella realizzazione del suo Il club dei 39. Cosa saranno mai questi 21 scalini legati al Genio di Rosario?

Essi rappresentano il numero di reti che separano il Diez argentino al record di Pelé di reti assolute realizzate con un unico club. Edson Arantes do Nascimento vanta la ragguardevole cifra di 647 marcature (fonte Wikipedia) messe a segno con la maglia del Santos in 665 partite dal 1957 al 1974. Sul punto esiste una piccola differenza di dati. Il quotidiano argentino Clarin tassa in 4 reti in meno il numero totale di goal del brasiliano. Differenza non abissale. Messi, con la maglia blaugrana del Barça, è attualmente a quota 627, 21 reti in meno del 10 del Santos. 21 goals per convertirsi non in una leggenda, ma per assurgere al ruolo di mito, di divinità mitologica del mondo del calcio e per continuare a scrivere pagine di storia e di poesia romantica di questo sport.

Questo sarà perciò uno dei prossimi traguardi che attendono il Genio del Barça in questa ripresa della stagione. 11 partite di Liga più la Champions. Nella migliore delle ipotesi 17 partite da disputare. Forse non transiterà sotto la bandiera a scacchi in questa stagione tribolata, forse sì. Se c’è un giocatore che può riuscire nell’impresa è proprio lui. Questo nuovo inizio di stagione rappresenta una incognita per tutti. Non si hanno ricette, precedenti, studi o letteratura in questione. Si riprenderà a fari spenti per vedere dove, e come, si potrà arrivare.

Il numero massimo di realizzazioni con un unico club non sarà il solo record che attende Messi in questo scorcio di finale di stagione. Altri due saranno ben più facilmente ottenibili. Leo potrà convertirsi nel giocatore con più pichici nel suo palmares, superando così il basco Telmo Zarra sul trono di questa speciale classifica. Entrambi capeggiano i mortali a quota 6 titoli. Messi potrà così staccare di una incollatura lo storico rivale, già superato qualche stagione fa nel numero assoluto di reti realizzate in Liga.

Ma non è finita qui. Fregiandosi del titolo di capocannoniere, la Pulce raggiungerebbe Hugo Sánchez nel numero di pichici consecutivi conquistati: quattro. Come si può vedere ci attende un mini finale di stagione scoppiettante, pieno di interessanti e piacevoli motivi per non perdersi neanche uno degli ultimi episodi di finale di stagione.         

FC Barcelona – Il vantaggio di giocare per primo

di Giuseppe Ortu

La Liga ha reso note date e orari delle prime giornate della Fase 2 del campionato. Giornata dalla 28 alla 31. Quattro giornate nelle quali il club blaugrana deve affrontare i rispettivi avversari sempre prima delle partite del Real Madrid. I blancos dunque giocheranno queste prime giornate della ripresa sempre dopo la capolista, conoscendone già il risultato. Le partite in questione sono Mallorca-Barça di sabato 13 e Madrid-Eibar di domenica 14; Barça-Leganés di martedì 16 e Madrid-Valencia di giovedì 18; Sevilla-Barça di venerdì 19 e Real Sociedad-Madrid di domenica 21; Barça-Athletic di martedì 23 e Madrid-Mallorca di mercoledì 24. 

Le polemiche non sono tardate negli ambienti vicini alla squadra blaugrana. Il fatto di giocare dopo l’avversario diretto, conoscendone già il risultato, può essere un indubbio vantaggio. Ma è davvero così? Vediamo se è vero che giocare per secondo costituisce un aiuto psicologico.

Stiamo parlando di due squadre formate da campioni assoluti abituati a giocarsi le finali e gli scontri diretti come noi affrontiamo le partitelle tra amici. Con la calma olimpica dei più forti e la consapevolezza che nulla può loro scalfire. A prescindere da questo aspetto di non secondaria importanza, il fatto che il Real Madrid debba giocare dopo il Barçacapolista le prime quattro partite della ripresa del campionato può permetterti, da un lato, di affrontare la gara con maggiore grinta in caso di un passo falso del tuo rivale, ma anche di caricarla, all’opposto, di maggiori tensioni e significati. Tanto entusiasmo può farti abbattere ogni ostacolo, è vero, ma può dimostrarsi un boomerang per una sorta di di inconscio rilassamento dovuto all’errato convincimento di avere in mano la carta vincente. 

Ancora diversa è la situazione di quando, chi rincorre come il Madrid, deve scendere in campo dopo che la capolista ha già vinto. In questo caso la pressione è solo sulle gambe dei blancos, obbligati a vincere per non essere ulteriormente staccati. Ogni vittoria conquistata in questa situazione è molto meno appagante di quanto possa sembrare. Quando la capolista gioca e vince prima dell’avversario diretto, il vantaggio provvisorio sul secondo viene aumentato. Ciò attribuisce una soddisfazione piena e compiuta. Una vera vittoria dal punto di vista psicologico. Viceversa, la vittoria di chi rincorre, ottenuta dopo la vittoria del rivale, ha il sapore amaro di una mezza sconfitta. Tanto sacrificio per essere al punto di prima. Non ti dà l’idea del trionfo, ma solo di avere evitato un disastro. E giocare non una, ma quattro partite di fila in questa situazione, è più logorante che scendere in campo per primo senza conoscere il risultato altrui. Sarà meno agevole per il Madrid secondo che per il Barcelona capolista.

I blaugrana affronteranno ogni gara con animo e pensiero sgombro, con l’innocenza di un bambino. Il Madrid scenderà in campo sempre con il tarlo della consapevolezza del peso del risultato dell’avversario. Come pura esemplificazione basta rivedere l’ultimo turno di campionato prima del confinamento. Il Barça, secondo in classifica, ha disputato la sua partita prima del Madrid andando a vincere sul campo della Real Sociedad e scavalcando di un punto los de Zidane. La risposta dei blancos è arrivata il giorno dopo. Sostanzialmente secondi in classifica, il Madrid era obbligato a fare suoi i tre punti per riprendersi la vetta della classifica. Ma al Benito Villamarin uscì sconfitto da un temibile e battagliero Betis che conquistò la posta in palio lasciando via libera al Barça nella graduatoria di Liga. Non sempre è preferibile giocare dopo il tuo avversario.

Meyba – Il ritorno del romanticismo nel calcio

di Giuseppe Ortu

Il romanticismo, come movimento culturale, ha sempre fatto sospirare più di un appassionato di arte, letteratura, musica, architettura. Quel movimento, creato nell’800 come opposizione alla settecentesca ragione dei lumi, si prefiggeva di sondare i profondi abissi dell’anima, riscoprendo e rilanciando l’Io interiore, la storia, l’individualismo e la fantasia. Nel mondo del calcio questo concetto romantico può essere accostato al football di altri tempi, tempi in cui tutto era più spontaneo, improvvisato, naïf. Senza tornare a ritroso nel tempo all’infinito (altro concetto romantico appunto) ai primi del 900, albori di un calcio che scopriva se stesso più per curiosità e divertimento che per motivi economici, anche gli anni fino al decennio del 70 incluso possono essere ancora definiti romantici. Negli anni successivi si ebbe la prima trasformazione verso un movimento più organizzato, già pianificato come azienda più che ancora come mero divertimento e associazionismo.

Ma se guardiamo agli anni 80 con gli occhi della macchina finanziaria del calcio che è oggi, ci rendiamo conto di quanto romantico fosse ancora quel calcio. L’ultimo periodo a metà strada tra emozioni e ragione, tra romanticismo e illuminismo. Paradossalmente, se nel mondo culturale Voltaire ha preceduto Foscolo, nel mondo del calcio i ruoli si sono ribaltati, con la Nike che è succeduta alla Meyba. Dove la prima è il gigante cattivo e la seconda la piccola ape operosa in una moderna sempre viva lotta tra il grande senza cuore e il piccolo tutto anima e passione. 

E così i bilanci hanno preso il posto dei sogni, e le grandi multinazionali dell’abbigliamento sportivo quello delle aziende dalla capacità finanziaria ben più ridotta. Nel corso dei decenni sono sparite tutte quelle che operavano negli anni 70 e 80, lasciando spazio solo ai marchi con bilanci da piccolo stato centroamericano. Nike e Adidas la fanno da padrone e vestono quasi tutto il gotha del calcio mondiale. Ma ogni tanto accade qualche fatto che ti fa pensare che non sempre la grande libreria Fox riesce a fare terra bruciata della piccola libreria dietro l’angolo (The shop around the corner)

E’ il caso della Meyba, storico marchio del calcio spagnolo degli anni 80 che, come la Fenice, è risorta dalle sue stesse ceneri per tornare a spiegare le ali e a volare sopra il cielo del calcio spietato dei nostri tempi. Dalla prossima stagione vestirà il FC Twente, formazione che milita nella Eredivisie. Noi salutiamo con coriandoli e una salva di cannone questo ritorno che sa tanto di magia e di un piccolo, grande successo non solo per la Meyba, ma anche per tutti coloro hanno a cuore le storie che trasudano romanticismo e vita.  

C’era un periodo in cui la casa di Barcelona vestiva gran parte del calcio iberico. Atletico, Cadice, Betis, Valladolid, Espanyol e altre hanno vestito quel logo, la M blue su sfondo bianco incorniciata da un frame rosso Valentino. Ma è sopratutto con il Barcelona che la Meyba ha legato il suo nome al mondo del calcio ed è rimasta nella storia di questo sport. Il sodalizio con il club blaugrana, nato nel lontano 1979-80, quando sostituì un altrettanto storico marchio, Mont-Halt, ha portato alla conquista della Coppa dei Campioni nel ’92 con il goal di Ronald-Rambo-Koeman al 111′ della finale di Wembley contro la Sampdoria. Quella fu l’ultima stagione della sinergia Meyba-FC Barcelona. Dalla stagione successiva, 1992-93, le magliette del Barça furono prodotte dalla Kappa di Torino. Una casa all’epoca in rampa di lancio in grado di vestire la squadra olimpica statunitense e che garantiva introiti finanziari maggiori rispetto alla piccola casa di Barcelona. Con il passaggio alla Kappa, tuttavia, non fu più la stessa cosa. Con l’addio alla piccola Meyba il Barça perse per sempre la sua verginità e fece un passo da cui non tornò più indietro. Sempre più verso nuovi traguardi economicamente più importanti e granitici e sempre più lontano da un mondo fatto di umanità e vicinanza empatica, come una nave che salpa e si allontana sempre più verso l’orizzonte senza mai più ritornare sulla terraferma.

La Meyba è una casa d’abbigliamento sportivo e balneare fondata a Barcelona da José Mestre e Joaquin Ballbé. Il nome della casa nacque dall’unione delle iniziali dei due fondatori: Me-y-Ba. Meyba. Il marchio fu il primo ad apparire sulle maglie del Barça attraverso il suo logo. Ma solo dal febbraio 1982 in poi. Le prime due stagioni e mezzo furono caratterizzate ancora dall’assenza del marchio sulle maglie da gioco. Le magliette della prima stagione hanno ancora lo stile di quelle della Mont-Halt. A girocollo nella versione a maniche lunghe e a V in quella a maniche corte. Cambiò tuttavia il tessuto. Non più di cotone, ma in tessuto poliestere. Mentre il resto del mondo usava ancora maglie dal tessuto pesante come maglioni, la Meyba aveva già lanciato il futuro. Dal 1979 al 1992 la casa di Barcelona vestì la squadra blaugrana senza rivoluzionare eccessivamente il suo stile. La prima blaugrana fu sempre quasi la stessa con piccole differenze. Detto di quella del 79-80, nell’80-81 e nella prima parte dell’81-82 comparve il colletto bicolor blaugrana, salvo poi diventare blue nelle stagioni successive. A metà anni 80 abbiamo anche una versione con il colletto rosso nel revés. L’unico vero restyling della maglia blaugrana si ebbe nel 1990-91 con la maglia con la quale la squadra festeggiò la conquista della orejona nel dopo gara. Una delle Meyba più belle di sempre, e del Barça in assoluto, che la Nike omaggiò nella sua riedizione per la temporada 2016-17. Le seconde e terze maglie furono più particolari e colorate (giallo, azzurro, rosso arancione). Quasi tutte erano però caratterizzate da una franja verticale blaugrana sul lato destro. Così fu per la amarilla (usata dal 1982-83 al 1984-85), la azul (dal 1985-86 al 1988-89), e la rossa, terza maglia usata in pochissime circostanze. Non così però per la rossa del Bayer Uerdingen e la naranja di Wembley. 

La amarilla non ebbe molta fortuna a dispetto del suo fascino. Ispirata al modello Mont-Halt del 1975 (amarilla con fascia blaugrana diagonale sul petto) fu usata in Europa con  risultati disastrosi contro l’Aston Villa 1983, Manchester Utd 1984, Metz 1984-85. Dalla squadra non fu più usata perché giudicata sfortunata (lo staff continuò invece ad indossarla anche successivamente) e venne sostituita nel 1985 (fino al 1989) dal modello azul. Con essa il Barça vinse la Coppa delle Coppe (Recopa) contro la Sampdoria nel 1989, anche se perse la finale di Coppa Campioni contro lo Steaua nel 1986.

La Meyba vestì il Barça anche di rosso. Anche questa maglia (terza equipaccion della squadra) fu usata in campo internazionale. In tutto tre magliette. Due maglie rosse con banda verticale blaugrana (differenti tra di loro nella tonalità dei colori delle bande verticali) e una completamente rossa senza franja verticale. Questa fu indossata per esigenze televisive nella trasferta tedesca contro il Bayer Uerdingen nel 1986-87 nell’andata degli Ottavi di finale della Coppa Uefa. Per la similitudine dei colori tra le maglie delle due contendenti, il Barça fu costretto a giocare in rosso quella fredda trasferta novembrina, a maniche corte, per mancanza di alternative. Il sacrificio fu ripagato dal risultato, posto che la squadra vinse per 2-0. Ma quella che rimarrà per sempre nel ricordo di tutti è certamente la naranja usata per la vittoriosa finale di Coppa dei Campioni a Wembley nel 1992 contro la Sampdoria. Color arancio a tinta unita, con il collo a V bordato di azzurro e il tessuto lavorato con il disegno del logo Meyba in risalto. Ultima maglia fornita al FC Barcelona per chiudere in bellezza un decennio di passione e sentimento. Bentornata Meyba.