C’è del marcio in Liga

di Giuseppe Ortu

 

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“C’è del marcio in Danimarca”, declamava Amleto in riferimento all’omicidio del padre da parte dello zio. Noi potremo più semplicemente dire “C’è del marcio in Spagna”, riguardo alla situazione in cui versa il calcio iberico, e dunque “in Liga”. Una situazione da intervento degli osservatori delle Nazioni Unite se si trattasse di elezioni politiche da svolgersi in uno stato a bassa o inesistente democrazia, come capita in alcuni paesi africani o staterelli più o meno grandi della violentata America Latina. Una continua sequela di favori arbitrali chiarissimi a favore del Real Madrid che, oltre a falsare la Liga migliore del mondo, getta del fango su tutto il Sistema Calcio spagnolo. Uno scandalo riproposto pedissequamente giornata dopo giornata che attanaglia e strangola mortalmente la Liga. Una serie di aiuti indegni di un paese civile della nobile e colta Europa che riporta il calcio iberico ai periodi più bui del franchismo, quelli stessi che avevano prodotto la Vergüenza de Chamartin con il tristemente noto 11-1 finale a favore del Madrid nei confronti del Barcelona, con tanto di rivoltelle mostrate ai giocatori blaugrana negli spogliatoi prima della gara. Quelli erano gli anni ’30. Ma oggi, nel 2020, la situazione non è cambiata di molto. I toni sono più democratici, ma i favori proseguono senza vergogna, graziosamente elargiti da un sistema feudale dominato dal signore del castello che ormai non cerca più nemmeno di mascherare o camuffare per una parvenza di decenza e decoro. Una volta che il supporto è marcio, tutto crolla di conseguenza. Perché mai cercare di nascondere un sistema noto a tutti? 

Nel calcio spagnolo, segnatamente nella Liga, non regna la democrazia; d’altronde nemmeno la Spagna può dirsi uno stato pienamente democratico, posto che è retto da una corona e da un re. Sopratutto non lo è, nei fatti, nel momento in cui vieta il diritto universale di esercitare il proprio inalienabile diritto a esprimere le proprie opinioni politiche. Ma questo è un altro discorso. Ciò che rimane, tuttavia, è una situazione in cui uno stato che usa i manganelli contro i propri inermi cittadini non è propriamente un paese libero. Il calcio è lo specchio di questo malessere sociale. Una diseguaglianza sociale e una malcelata oppressione che è l’eredità di due dittature succedutesi che non si sono mai del tutto drenate nel terreno friabile della uguaglianza e democrazia sociale spagnola. Ristagna sempre una maleodorante pozza di autoritarismo che gestisce le cose con un certo non so che. Il calcio in Spagna è ancora diviso tra ancestrali odi, arroganza e supremazia a ogni costo da parte di alcuni, mai stanchi di vincere con la sfrontatezza e l’arroganza senza vergogna di tempi andati.

Nel paese di Sanchez e di re Felipe VI, il Real Madrid sembra debba vincere su ogni cosa per diritto divino, e quando ciò non accade manda in tilt il sistema calcio con pressioni sempre più insostenibili e difficilmente gestibili da un sistema incentrato su troppi legami imbarazzanti, scomodi e innominabili lacci e lacciuoli. E così, quando la superiorità del Barçaha negato per anni alla formazione che fu di Francisco Franco di vincere in patria, il generalissimo blanco si è lanciato alla caccia spietata e famelica della conquista del titolo di Liga con ogni mezzo per raggiungere il suo obiettivo, dando fondo a tutto il suo potere e muovendo i suoi fili, quegli stessi che Piqué aveva citato tempo addietro come il sistema che comanda il paese. Con questi metodi, gli stessi già usati negli anni precedenti per salire sul trono d’Europa, il Madrid sta agendo quest’anno nel campionato domestico.
E così, sistema arbitrale e tecnologia Var diventano automaticamente alleati del Real Madrid.
Il modus operandi è sempre lo stesso. Quando l’azione va contro l’interesse de los merengues c’è sempre un fuorigioco, un fallo di mano, un giocatore con i calzini abbassati, o più semplicemente la più classica lamentela fanciullesca del “Non vale; non ero pronto!” a salvarli e ad abbattere ogni ostacolo si presenti dinnanzi al loro sfrontato cammino (Valencia docet). Viceversa, se l’azione privilegia il Madrid, in tal caso è sempre tutto regolare: falli di mano e altre irregolarità spariscono come acqua vaporizzata al vento. E il carro armato Real Madrid continua imperterrito a maramaldeggiare come una ingenua verginella sopra tutto e tutti con il vento in poppa; anzi con il Var in poppa. 

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