Giuseppe Ortu Serra
Il Barça, con un gran goal di Yamal, scaccia gli incubi e i fischi al Montjuic e regala tre punti al barcelonismo con una stupenda e per nulla casuale rete. Il ragazzo, infatti, ci aveva già provato una decina di minuti prima da quella medesima posizione colpendo, però, la traversa. Una buona iniezione di fiducia in vista della finale, visto il risultato dell’andata, contro il Napoli.
Xavi, squalificato e in tribuna al Montjuic, ha puntato su un 11 nel quale ha risparmiato molti diffidati, tra cui Lewandowski. Al suo posto il redivivo Mar Guiu. Il povero ragazzo, da reietto ad una maglia da titolare in sole poche ore, ha vissuto una serata di passione, abbandonato a se stesso nelle lande desolate dell’area di rigore del Mallorca come un cucciolo in autostrada all’inizio delle vacanze estive. È complicata la mente di Xavi, quasi da giochino di Indietro Tutta “Cosa sta pensando quest’uomo, quiz”. Se riesci nell’impresa di indovinare i suoi pensieri puoi vincere una Ferrari da Formula 1. Il numero 38, che era uscito dai radar del tecnico di Terrassa nonostante abbia sempre dato il massimo ogni volta che è stato utilizzato, di colpo è diventato così importante da sostituire il bomber WundeRobert. Misteri della mente. Freud ci ha scritto libri e ci ha costruito un’intera carriera. Il centrocampo, orfano di De Jong e Pedri, e con gli uomini contati, è stato costruito da Gundogan e Christensen. Raphinha e Joao Félix hanno giocato leggermente più avanzati. In attacco, oltre a Guiu, è stato schierato Lamine Yamal.
Il primo tempo ha visto il Barça iniziare bene. Dominio assoluto dei blaugrana che ha portato al calcio di rigore al 22′ per fallo su Raphinha. Nella circostanza si è infortunato il brasiliano, costretto al cambio alla mezz’ora. Sul dischetto, in assenza del polacco, si è presentato Gundogan. Tiro debole e centrale alla sinistra del portiere. Rajkovic si tuffa dalla parte giusta e respinge la massima punizione.
Il rigore sbagliato ha cambiato la gara. Il Barça si è ammosciato, di fatto smettendo di giocare e di essere pericoloso, il Mallorca si è caricato, iniziando a minacciare la porta di Ter Stegen. La formazione di Aguirre si è fatta vedere sopratutto di testa, senza tuttavia chiamare il portiere tedesco all’intervento complicato, ma trasmettendo in ogni caso l’impressione di poter far male. Al contrario, il Barça ha rallentato il ritmo delle azioni, sbagliando moltissimo anche nelle situazioni più semplici e non riuscendo a creare il minimo pericolo. Guiu è stato lasciato solo in avanti, attorniato dalle maglie celesti del Mallorca. Il canterano è un attaccante d’area di rigore. Lo devi servire costantemente per essere importante e decisivo. Il numero 38 è letale sopratutto nelle aree affollate, dove i suoi guizzi, sui palloni vaganti, sulle palle alte, è fondamentale. Ha un killer instinct da opportunista molto sviluppato, ma perché possa rendere lo devi mettere nelle condizioni ideali, altrimenti è preferibile puntare su un’altra tattica di attacco e su giocatori dalle caratteristiche diverse. Il Barça, invece, ha girato al largo dall’area di rigore avversaria e Guiu è stato servito con palloni scolastici sulla trequarti campo o al limite dell’area, spalle alla porta, oppure con missili irraggiungibili anche per un sistema di difesa antiaereo. Questo, il problema numero uno della squadra. Assenza di gioco, idee, capacità tattiche elementari, scelte errate nelle caratteristiche dei giocatori – strategie di gioco. Il gioco ha latitato, si è rattrappito e mentre la squadra si addormentava in campo, il pubblico sulle gradinate, sfinito da tanta mediocrità, ha iniziato a fischiare, esasperato dalla pochezza di idee della squadra.
La ripresa ha visto, al 60°, la messa in scena dei cambi da parte del Xavi fratello. A partire da Lewandowski (al posto di uno sconsolato e isolato Guiu) fino a Vitor Roque (allora esiste!) in luogo di Joao -el gato- Félix. Lewa e Vitor Roque, assieme, hanno riempito maggiormente gli spazi davanti. Il brasiliano, più contropiedista di Marc Guiu, ha cercato di tagliare la squadra di Aguirre con le sue sgroppate. La squadra ha accompagnato di più il gioco offensivo.
Ma tutto, da solo, questo sarebbe stato vano senza il fattore Yamal. Il ragazzino terribile è stato il vero genio della lampada di questa squadra, artefice della rete della vittoria giunta al 72′ con un tiro a giro, in diagonale, da destra verso sinistra, morto sotto il sette della porta difesa da Rajkovic. Lamine ci aveva provato già al 56′. Tiro dalla medesima zolla dell’area di rigore del Mallorca. Anch’esso a giro in diagonale, sullo stesso angolo nel quale 15 minuti dopo avrebbe fatto centro. In questo caso la traiettoria di tiro è stata deviata con la punta delle dita dal portiere avversario che ha sollevato la palla dai quel tanto sufficiente per farla finire sulla traversa. La rete negata al numero 27 blaugrana è giunta, però, al 72′. Lamine ci ha riprovato esattamente come 16 minuti prima. Questa volta Rajkovic nulla ha potuto sul passante incrociato di Lamine-Federer. Palla in fondo al sacco a sfiorare l’incrocio dei pali e rete del vantaggio. La partita è praticamente finita lì, con i fischi del primo tempo trasformatisi in applausi grazie a Lamine, ma anche alla verve che riesce a trasmettere Vitor Roque alla squadra. Vi è da chiedersi quale sia la ratio delle scelte tecniche e tattiche di Xavi, posto che, all’improvviso, ha rispolverato il brasiliano, fino ad ora lasciato a marcire in panchina.
Tre punti importanti per il morale in vista dello scontro Champions di martedì contro il Napoli e per mettere pressione a Girona, al momento scavalcato, e al Madrid.