Giuseppe Ortu Serra
Se alla vigilia della gara contro l’Athletic Bilbao avessero chiesto a Marc Guiu, 17 enne attaccante del Juvenil A di esprimere un desiderio al genio blu della lampada, certamente avrebbe chiesto di segnare la rete della vittoria di una partita difficile e bloccata contro un avversario tignoso e pericoloso quanto lo è stato l’Athletic di Ernesto Valverde. Ebbene, se lo abbia espresso o meno non lo sappiamo, anche se è difficile pensare che il ragazzo sia entrato in possesso della famosa quanto mitica lampada; ciò che sappiamo è che è stato lo stesso Guiu a travestirsi da genio blu per esaudire le richieste e i desideri espressi dal 38 mila di Montjuic. Al 79′ minuto, quando il ragazzo è entrato in campo al posto di Fermín, il risultato era fermo sullo 0-0. Il Barça stava faticando a rendersi pericoloso e a risolvere una partita che per la classifica era fondamentale vincere. Al 57′ il Barça aveva fallito clamorosamente la rete con tre tiri – tre di Joao Félix, Fermín e Gundogan; Yamal, al 63′, aveva sparato fuori incredibilmente da ottima posizione. E adesso Xavi buttava nella mischia lui. Poteva essere un esordio come tanti, oppure il segno del destino, per lui e la sua squadra. E così è stato. Marc si è trasformato nel genio della lampada, richiamando su di sé tutte le richieste al cielo del popolo blaugrana, e al primo pallone toccato ha trasformato quelle orazioni, quelle richieste divinatorie nella risposta definitiva: la rete della vittoria.
Ma andiamo per gradi e iniziamo dal principio. Contro l’Athletic il Barça è sceso in campo con lo 0 virgola, e gli spiccioli, per la piaga degli infortuni subiti. In panchina il tecnico blaugrana ha potuto portare solo due titolari più Yamal. Il resto solo canterani aggregati per comporre numericamente la panchina. Tra questi anche Marc Guiu, il numero 38 e mattatore della serata. Alla fine non proprio uno chiamato solo per fare numero. Nonostante la difficoltà nel costruire la panchina la formazione è rimasta comunque di tutto rispetto. Difesa e centrocampo di gran livello. Attacco imperniato sul talento, la fantasia e le doti tecniche di Joao Félix. Ma ecco che, nonostante tutto, davanti ad un Athletic ben organizzato, con una pressione alta messa in campo dall’ex Valverde e con un efficace contropiede impostato sui due extremos, i fratelli Williams, Inaki a destra e Nico a sinistra, il Barça ha faticato sin dalle prime battute di gioco.
La formazione blaugrana ha giocato bene per appena 10 minuti nei primi 45 minuti di gioco, con il solito Gato Félix ad essere il più pericoloso dei suoi. Tra il 10′ e il 20′ il Barcelona ha sfiorato la marcatura tre volte. Due con il portoghese (una traversa colpita e una parata in 2 tempi di Unai Simon) e una con Fermín con una conclusione respinta dal portiere della Roja di piede. Poi più nulla, almeno nel versante blaugrana. Il gioco? Inesistente. La solita tiritera lenta, senza idee o anima; oltre ad una enorme difficoltà nel costruire l’azione. In molte circostanze è sembrato che la squadra non avesse idea di cosa fare. In questi frangenti i giocatori si sono rimessi a giocate e azioni personali nel tentativo di ovviare al vuoto della manovra, con il risultato che la palla finiva, più o meno inevitabilmente, in possesso dell’avversario. In attacco, poco, molto poco. Di converso si sono registrate una messe di passaggi sbagliati anche negli appoggi più semplici (Romeu il peggiore dei suoi da questo punto di vista) e una serie enorme di palle perse a centrocampo. Incomprensibilmente visto che si giocava con Gavi e Gündogan.
Senza ritmo e con una difficoltà enorme a costruire da parte del Barça, l’Athletic ha giocato sul velluto, potendo mettere in pratica il piano predisposto da Valverde. Pressione alta finalizzata al recupero della palla e contropiede a far male all’avversario. Con queste armi la formazione basca si è resa spesso pericolosa con i due Williams, sia Inaki (due volte) che Nico nei primi 45 minuti.
Dopo il brutto primo tempo del Barça, nella ripresa ci si sarebbe attesi una reazione della squadra oltre a qualche modifica dell’assetto da parte di Xavi, qualche trovata che potesse cambiare un leit motif da encefalogramma piatto. La seconda parte ha visto sostanzialmente uno svolgimento simile ai primi 45 minuti, con le medesime difficoltà da parte dei blaugrana riscontrate nella prima metà di gara. Nè i primi cambi di Xavi hanno portato grandi modifiche nel gioco. Yamal, entrato al posto di un brutto Romeu, con Fermín scalato a centrocampo, non si è quasi mai visto se non per una occasione clamorosa fallita davanti al portiere al 63′. E prima di questa chance, quella richiamata nel primo paragrafo dell’articolo con tre conclusioni di seguito che non sono state finalizzate grazie a due interventi sopraffini del portiere e uno alla disperata della difesa basca.
La svolta si è avuta con l’ingresso in campo di Marc Guiu al 79′. Il 17enne attaccante del juvenil A ha fatto Bingo al primo pallone toccato. Entrato nel prato al posto di Fermín, il numero 38 si è posizionato nella posizione di 9. Alla ripresa del gioco dopo la sostituzione la palla è giunta dalle retrovie al Gato Félix che ha visto il taglio verso l’esterno di Guiu a fare fuori la difesa bilbaina sul filo del fuorigioco. Intelligentemente il portoghese lo ha servito di prima nello spazio e il neo entrato si è involato verso l’area di rigore, battendo in uscita Unai Simon che, pur toccando il pallone con la mano destra, non è riuscito ad impedire che lo stesso finisse in fondo al sacco. Neanche 30 secondi erano passati dal suo ingresso in campo.
Una mossa fortunata quella di Xavi, che ha avuto il merito di buttare sul tavolo verde la carta vincente della partita. Una gara, tuttavia, estremamente sofferta al di là del chiaro valore dell’avversario che ha avuto forse il torto di non averci creduto quando sembrava, nella parte finale del primo tempo e durante la ripresa prima della rete blaugrana, che avesse nelle mani la possibilità di fare male alla formazione di Xavi. Forse al conjunto bilbaino è mancato più coraggio e maggiore precisione nei momenti cruciali della gara, tutti aspetti del Valverde allenatore che spesso anche a Barcelona gli avevamo contestato.