UN BRUTTO BARÇA CADE ANCHE AD ALMERÍA E RICADE IN VECCHIE PARANOIE MENTALI

Giuseppe Ortu Serra

Dopo l’eliminazione dai preliminari di Europa League il rischio era di perdere tranquillità e efficacia ed andare incontro ad una partita difficile e complicata. Il risultato, il gioco e il punteggio, ha confermato il timore. Un brutto Barça, squilibrato, impreciso e confusionario, è andato sotto nel primo tempo di Almería. Senza più riuscire a riprendere il risultato. Contro una squadra che lotta per non retrocedere, il Barça è sceso in campo con alcuni cambi nell’undici titolare. Jordi è tornato a sinistra, Eric ha preso il posto di Araujo, Roberto quello di Koundé. Davanti Ferran è sceso in campo per Raphinha. I padroni di casa hanno iniziato la gara con spirito garibaldino: corsa e aggressività. I blaugrana non sono stati pericolosi per tutto il primo tempo, cercando varchi in avanti che non si sono aperti. Così, alla fine, è stato l’Almería a passare al 25′ e ad andare più vicino al raddoppio. La rete è di Touré alla fine di una azione che ha visto la difesa di Xavi fuori posizione. Sulla veloce azione di ripartenza che ha trovato la squadra sbilanciata, Eric ha dovuto chiudere la posizione di Jordi, Christensen si è ritrovato da solo contro due uomini. Palla oltre le spalle dell’ex Chelsea per Touré che si è trovato solo davanti a Ter Stegen. Tiro sotto la traversa e rete.

La reazione del Barça è stata confusa, ancorché veemente. Ma è stata ancora la formazione di casa a sfiorare la rete. Con Baptistao, che ha calciato dalla linea del fondo verso il primo palo, costringendo Ter Stegen a rifugiarsi in angolo di piede. Clamoroso a dirsi, nei primi 45 minuti Fernando non ha effettuato nessuna parata.

Nella ripresa Xavi ha dato ingresso a Raphinha al posto di Kessie, con Gavi che è retrocesso a centrocampo. Con due extremos puri, il Barça ha attaccato costantemente, cingendo d’assedio la difesa avversaria, ma in modo sterile, non riuscendo a produrre altro che palloni buttati in mezzo all’area, puntualmente respinti dalla difesa avversaria. Mai una conclusione da fuori, un cambio di modalità di attaccare. Un unico, monotono, scontato spartito offensivo: il cross in area, tipica soluzione di quando non si hanno idee. Xavi continuava a sbracciarsi predicando di allargare il gioco, che non serviva a nulla se la squadra si limitava a crossare dalla tre quarti o dal fondo. In tutti i 90 minuti il Barça ha tirato solo una volta in porta: all’81° con Alarcón, dall’interno dell’area, su una palla respinta di testa dalla difesa dell’Almería. Quella è stata anche l’unica parata di Fernando.

Durante la ripresa Xavi ha messo mano alla squadra, cambiando il centrocampo e inserendo Pablo Torre per Busi. De Jong ha fatto il pivote, con Torre e Gavi interni. In difesa, invece, Alarcón è entrato per Sergi Roberto, Alonso per Jordi e Araujo in luogo di Eric. Nulla è cambiato. La confusione ha continuato a regnare sovrana.

Nell’ultima parte di gara la mossa della disperazione: Araujo in attacco al fianco di un Lewandowski che quest’oggi ha indossato i panni traslucidi di Casper. E non dissimilmente da lui, è apparso come un ologramma immateriale. Con Araujo in avanti sono stati buttati (nel vero senso della parola) in area di rigore altri palloni alla ricerca di una deviazione, di una spizzata fortunata. Comportamento, questo, da squadra in affanno con l’acqua alla gola e senza un gioco e un organizzazione, non da capolista dominatrice del torneo. Il Barça oggi ha dato questa impressione. Più che la capolista indomabile, è parsa una squadra senza idee che deve solo pensare alla salvezza. Se si vede che non si sfonda da una parte, si deve provare a attaccare un’altra posizione. Se con i cross alti non ottieni risultati, prova con il tiro da fuori. Oggi questa squadra non ha mai provato la conclusione da fuori, e solo due volte dall’interno dell’area: la prima con Gavi (tiro ribattuto dalla difesa), la seconda con Alarcón (unica parata del portiere avversario in tutta la gara). Forse un ufficiale dell’esercito esperto in tattica militare sarebbe stato più efficace se si fosse trovato in panchina.

Si temeva un contraccolpo psicologico all’eliminazione dai preliminari di Europa League e puntualmente si è avverato. Noi lo avevamo paventato perché conosciamo la storia recente di questa squadra. Cambiano gli allenatori, i giocatori, ma ai primi rovesci questa squadra ricade sempre nei soliti limiti e difetti. Un problema di personalità?, di esperienza?, di che cosa? Non si sa. Fatto sta che la storia si ripete.

Le responsabilità di questa sconfitta? Di tutti, giocatori e tecnico. Perché è quest’ultimo che deve dirigere la squadra da fuori e dettare la linea tattica, il modo di affrontare l’avversario. Ed oggi è stato sbagliato tutto, dall’inizio alla fine. Rubi, zitto zitto, scemo scemo, si è piazzato dietro e ha spazzato l’area per tutti i 90 minuti. Con tanti ringraziamenti.

Questa sconfitta, la seconda consecutiva dopo Old Trafford, rischia di far imboccare un tunnel pericoloso al Barça e di inaugurare una dinamica negativa. Se la squadra è così fragile mentalmente da cadere in questo modo ad Almería per il solo fatto di eswsre stata eliminata a Manchester, bisogna preoccuparsi seriamente. Questo rovescio non solo mantiene vivo il Madrid (cosa pericolosissima, conoscendolo), ma carica gli avversari in una maniera incredibile. Manco farlo apposta, la prossima sfida è proprio contro i blancos nella semifinale di andata di Copa (giovedì 2 marzo). Quello sarà, probabilmente, il turning point della stagione blaugrana. Adesso inizia un calendario complicato che vede anche la sfida contro il pericolante e pericoloso Valencia (domenica 5), la trasferta a San Mames (il 12) e nuovamente il Clásico liguero (19 marzo). Urge una sveglia immediata e un cambio di passo e mentalità per riprendere la corsa e fare in modo che la trasferta di Almería possa essere catalogata solo come una fastidiosa scivolata senza conseguenze e nulla più. La evolución marcará la carrera hasta el titulo.

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