C’ERA UNA VOLTA IL CLÁSICO

Giuseppe Ortu Serra

C’era una volta il Clásico, una partita che catalizzava l’attenzione del mondo. Tutto il pianeta calcistico si fermava, si metteva davanti ai teleschermi per vedere l’epica sfida. C’era un tempo in cui il Barça-Madrid/Madrid-Barça era lo scontro tra titani. Lo stereotipo del Calcio. I migliori giocatori erano lì, inseriti nelle due squadre. Tante storie di rivalità storiche che venivano non solo celebrate, ma rinverdite dalle sfide dirette di giocatori stellari che magari nulla sapevano delle origini della sfida, degli anni ’30, della guerra civile, della verguenza de Chamartín. Era una sfida dentro la sfida. Erano duelli all’arma bianca quelli tra Messi contro Ronaldo, Ramos contro Xavi e Iniesta, o Rakitic e Busquets; Puyol contro Raul. Erano sfide tirate fino al massimo possibile con un gioco spettacolare in cui si giocava molto più dei tre punti. Giocatori tecnici e cattivi, che non si tiravano mai indietro. Non è mai stata una partita banale o fine a se stessa il Clásico. Dal campo si usciva senza più forze o energie, sfiancati da una battaglia di grandi giocate e interventi al limite e oltre. Messi sanguinante dal labbro per una gomitata di Marcelo, i giochi sporchi di Pepe, la cavalcata di Ronaldinho con il Bernabeu tutto in piedi all’unisono, la numero 10 di Leo esposta ai madridisti come il Manifesto della superiorità tecnica sulla forza agonistica. Quando si giocava il Clásico, tutti erano sintonizzati su quelle frequenze.

Il Clásico di domenica non ha fatto vedere nulla di tutto questo. Una partita comune, triste, grigia, sia da parte dei vincitori che degli sconfitti. Una partita come tante altre, peggiore di tante altre. Nulla delle epiche sfide tra Barça e Madrid si è visto in campo. Né voglia, né animosità, né carattere, né giocate, né agonismo. Il Barça ha manifestato la sua impotenza; il Madrid ha giocato a tocchetti in maniera stanca come si si trattasse di una stupida partita che ti trovi tra capo e collo prima di una sfida importante. Tutto è stato triste domenica.

Ancora di più perché il caso ci ha messo lo zampino e ha proposto un confronto tosto, vero. Il Dio del calcio ha voluto che lo stesso giorno fosse in programma Liverpool-City, partita tirata, spettacolare, ricca di giocate e giocatori monumentali. Due squadre che si sono date battaglia dal primo all’ultimo minuto, che hanno competuto al massimo delle loro capacità tecniche e fisiche. Il confronto tra le due partite è stato impietoso. Liverpool-City è stato uno spettacolo; Madrid-Barça una noia mortale, una partita brutta da mandare nel dimenticatoio al più presto.

Il confronto imbarazzante tra le due partite di cartello de La Liga e della Premier ha messo in evidenza il passare del tempo. Da una parte la storia raccontata attraverso pagine ormai ingiallita e macchiate dall’umidità, dall’altra la nuova era che avanza in maniera prepotente e irrefrenabile. I ruoli si sono definitivamente invertiti tra Liga e Premier. Il calcio spagnolo non è più ai livelli di un tempo, sorpassato, soppiantato, surclassato dalla Premier. I migliori giocatori non giocano più da noi, adesso giocano in Inghilterra. Chi ha iniziato a guardare il Clásico alle 16:15, è passato, tranne i tifosi delle due squadre, al Liverpool-City in programma alle 17:30 per godersi lo spettacolo. C’era un tempo in cui da tutto il mondo guardavano al Clásico come alla luce che schiariva il buio della barbarie calcistica. Quel tempo non c’è più ormai. La luce ormai rischiara da oltre manica

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