IL BARÇA SI CONGEDA CON UNA SCONFITTA TRA I FISCHI DEL CAMP NOU

Giuseppe Ortu Serra

É finita male, tra i fischi, con uno zero a due al passivo, l’ultima partita della stagione, al Camp Nou, tra il Barça secondo e il Villarreal che lottava con l’Athletic per la Conference. L’ultima gara del Barcelona è stata lo specchio di tutta una stagione deludente. Solo il secondo posto, una conquista dal nono dal quale si era partiti a novembre con l’arrivo di Xavi, può essere salutato positivamente. Per il resto un disastro su tutta la linea. Fuori dalla Champions ai gironi per la prima volta in 22 anni e fuori anche dall’Europa League. Come uno studente che, rimandato a settembre, viene bocciato anche in sede di esami di riparazione.

Contro il Villareal, che si giocava l’accesso alla Conference League con l’Athletic, è andata in scena una gara in cui il Barça ha giocato sulle punte, dimostrando tutti i limiti in fase realizzativa e difensiva che hanno plasmato e caratterizzato l’intero corso della stagione. Il primo tempo è stato esemplificativo da questo punto di vista. Il gioco leggero, arioso, ben portato e orchestrato dal centrocampo e da un ottimo De Jong, si è inevitabilmente sciolto sotto porta da un attacco leggero, impalpabile e inefficace. Di contro il Villareal, che sembrava giunto a Barcelona più per salvaguardare il punto di vantaggio sui Leones che per cercare i tre punti, ha bucato la difesa blaugrana, passando in vantaggio, nell’unica azione di tutti i primi 45 minuti. Parejo per Pedraza, trovato liberissimo a sinistra mentre Dani Alves zampettava inesplicabilmente in zona centrale a metà campo. Sul 24 del submarino amarillo ha dovuto chiudere, con scarso successo, Adama. Il risultato è stata una semplice conclusione a rete che ha portato gli ospiti in vantaggio. Il primo tempo del Barça può essere considerato come il Bignami in edizione super concentrata di tutta la stagione della formazione blaugrana.

Il secondo tempo è stato addirittura peggiore, per quanto ciò fosse possibile, del primo. Rete del Villareal per una errata chiusura di Adama (ancora lui) in apertura di tempo. L’ex Wolves si è ritrovato ancora una volta a dover chiudere sul laterale destro. E come ogni attaccante che si trova a dover difendere nei pressi dell’area ha combinato il patatrac. Rinvio mortifero verso il centro dell’area di rigore come se si trovasse in una azione d’attacco e dovesse crossare per assistere un compagno. Il pallone è però terminato sui piedi di Moi Gomez, ben appostato a centro area. Il giocatore amarillo, sorpreso da tanta grazia, non si è fatto pregare, ha ringraziato e sparato in rete. Goal sconcertante.

Perché si è sempre trovato Adama, un extremo, nella posizione di laterale? E perché Dani Alves era in entrambe le circostanze accentrato e non largo a destra? É stata una idea tattica di Xavi quella di usare un attaccante come laterale o si è trattato di due amnesie difensive del numero 8 brasiliano? Nel primo caso l’errore è di Xavi; nel secondo del laterale blaugrana.

Nella ripresa i padroni di casa non hanno creato molte chance da rete, limitandosi a collezionare calci d’angolo (come anche nei primi 45 minuti d’altronde). Alla fine saranno 12 contro uno. Nei secondi 45′ Xavi ha dato il via alla girandola dei cambi. Dunque ecco Riqui, Mingueza, Dembélé, Ansu e Depay.

Il risultato finale di 0-2 a favore degli ospiti certifica una sindrome da vorrei ma non posso per il Barça. Una squadra che deve essere fortemente riformata e riconfezionata, e che necessita una iniezione di giocatori forti ed esperti, di caratura internazionale. Non solo, questa formazione ha bisogno come il pane di mentalità vincente, di rabbia in corpo, di orgoglio e di attributi. Senza tutto questo (forza tecnica e mentale unita alla personalità e alla cattiveria agonistica) non si va da nessuna parte.

Per chiudere, una riflessione. Una squadra, il Barça, che nelle due ultime gare, a risultato di classifica raggiunto, permette ad entrambe le avversarie di ottenere i loro obiettivi (il Getafe la salvezza; il Villareral l’accesso alla Conference) senza colpo ferire e quasi senza giocarsela, non è da Barça, non è da grande squadra, e non è nemmeno professionale e sportivo. Questo è un aspetto grave su cui bisogna meditare profondamente. La formazione blaugrana, messi i panni del Buon Samaritano, ha avvantaggiato, se non premiato, i suoi ultimi due avversari con un atteggiamento pigro e indulgente che mai è appartenuto a questi colori. Anche questo atteggiamento condiscendente è sbagliato e va corretto con una iniezione di professionalità, di sportività e di liceità che in questo finale di stagione sono assolutamente mancate. Molti di questi giocatori saluteranno nei prossimi giorni, e a vedere lo spettacolo dato in campo, male non faranno.

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