EDITORIALE. I PROBLEMI DEL BARÇA

Giuseppe Ortu Serra

La sconfitta in casa contro il Rayo ha lasciato l’amaro in bocca a tutto l’ambiente blaugrana: squadra, dirigenza, tifosi. Sopratutto è la sensazione di non riuscire a trovare una soluzione che lascia maggiormente sconcertati. Non solo, anche il fatto che il Barça appare come una squadra fragilissima sia dal punto di vista del gioco, delle fasi offensive e difensive e della mentalità. Il Barça appare come una squadra impotente, come quel ragazzo che si sente incapace e impossibilitato davanti a una impresa più grande di lui.

I numeri sono preoccupanti, non solo le sensazioni. Tre sconfitte consecutive in casa tra l’Europa e la Liga. Eintracht, Cadice, Rayo. 5 reti subite e appena 2 realizzate. Ma è la qualità degli avversari che lascia perplessi. I tedeschi hanno fatto loro la qualificazione con un aggregato di 4-3, sbancando il Camp Nou al di là del 2-3 finale giunto negli ultimi istanti della gara. Per la maggior parte dell’incontro i tedeschi di Francoforte avevano steso i blaugrana con un perentorio 0-3. È questo il risultato da considerare. Ma andiamo a valutare nel dettaglio l’Eintracht. 9ª in classifica, è una squadra che nelle ultime 5, proprio il rateo di tempo in cui è coincisa la doppia sfida con il Barça, ha realizzato 2 sconfitte e 3 pareggi. L’ultima vittoria risale al 13 Marzo, più di un mese fa. In queste 5 ultime gare ha messo a segno solo tre reti subendone 6. Ma contro il Barça, in due gare, ne ha realizzate ben 4! Come è possibile?

E che dire del Cadice e del Rayo? Entrambe coinvolte pesantemente nella lotta salvezza, alla formazione andalusa dell’istmo è bastata una rete per sbancare il Casino di Bcn. In 90′ la squadra di casa non è riuscita a segnare contro una formazione che alla partita successiva, in casa contro l’Athletic Bilbao, ne ha subito 3 in meno di mezzora.

Il Rayo? situazione similare. Prima di ieri, eccettuando il colpaccio a Cornellá contro l’Espanyol di Giovedì scorso (l’aria di Barcelona fa bene alla formazione di Iraola), los de Vallecas non vincevano da 13 partite in Liga, dal 18 di Dicembre dello scorso anno. 2-0 in casa contro l’Alavés. Ma al Camp Nou è bastato un goal al 7° minuto per risorgere. Certo, con il fattivo concorso dell’arbitro e di mezzucci ostruzionistici che portano all’isteria generale, tipici degli anni 60-70, vecchi come un certo tipo di mentalità antisportiva che abbiamo visto ieri tra le fila del Rayo Vallecano. Detto questo, la seconda forza de La Liga che affronta in casa la quattordicesima squadra del campionato non può essere fermata né dall’arbitro, né dall’antisportività da campetto di periferia degli avversari. Perché, posto che c’erano due chiari rigori a favore dei blaugrana, non deve passare il concetto che tra il Rayo e il Barça la differenza sia rinvenibile in appena una rete di differenza marcata da due calci di rigore. Tra le due squadre ci deve essere una tale differenza tecnico-tattica, che nemmeno due calci di rigore o i patetici tentativi di perdere tempo dei madrileni devono incidere sul risultato.

Xavi ieri, in conferenza stampa post-gara, non ha cercato scuse nell’arbitro o nella condotta antisportiva e dilatoria dell’avversario, ma ha detto che “… è un problema motivazionale”, aggiungendo e ammettendo la responsabilità di quanto accaduto. Xavi ha sostenuto che “la squadra è entrata in campo non con la motivazione e l’intensità giusta. Ho provato prima della partita a caricare i giocatori, ma forse non ci sono riuscito. Nell’intervallo abbiamo parlato e la squadra è rientrata in campo con la giusta testa e ha dato tutto, anche se per una serie di situazioni che non sono girate per il verso giusto non ci è stato possibile segnare e vincere la gara”. Parole sagge quelle del tecnico blaugrana che manifestano il problema della squadra. La testa, la mentalità, la lentezza dei movimenti, la poca elasticità mentale e, sembrerebbe, anche la scarsa voglia di affrontare le gare. Tutti elementi, questi, tipici delle piccole squadre a cui mancano giocatori forti e di personalità; giocatori vincenti in due sole parole. Contro il Rayo è stato buttato via un tempo. Contro il Cadice si è verificata la stessa cosa: primo tempo impalpabile e senza mordente; ripresa più vigorosa, ma con poco costrutto. Contro l’Eintracht il Barça si è svegliato negli ultimi 10 minuti. Arbitro?, gioco duro avversario? Tutto quello che si vuole, ma che in ogni caso non giustificano prestazioni come quelle.

Per chi ha visto ieri il Derby del Merseyside (Liverpool-Everton), avrà notato una intensità furiosa, belluina, primordiale delle due squadre, specialmente del Liverpool. Giocando in casa contro un avversario impelagato nella lotta per evitare la retrocessione in Championship, che si è chiuso come una roccia e non ha lesinato anche qualche perdita di tempo (Pickford e Richarlison su tutti), il Liverpool ha giocato con una fame, una cattiveria agonistica, una voglia che i signorotti del Barça non hanno nemmeno nelle loro giornate migliori. In una situazione simile a quella del Barça contro il Rayo, il Liverpool ha vinto la partita 2-0 con una prestazione eccelsa e feroce dal punto di vista dell’applicazione. Il Barça, invece, ha perso 1-0. A parti invertite, i blaugrana avrebbero perso contro l’Everton, mentre i reds avrebbero fatto il loro dovere contro il Rayo.

Mentalità al risparmio e sufficienza nell’approccio (elementi tipici dei perdenti) non sono solo le uniche colpe di questa squadra. Anche la combinazione di alcuni giocatori incide nel disastro o nel successo di questa squadra. In particolare la difesa. Con il reparto difensivo tipo: Dani Alves, Araujo, Piqué, Jordi, la squadra funziona. Gira la difesa e gira, come d’incanto, l’intero schieramento. Nel primo tempo contro la Real Sociedad alla Reale Arena è stata vista per l’ultima volta la difesa-tipo. Primo tempo vincente e sicuro; ripresa faticosa e ballerina. Nelle altre circostanze o è mancato Piqué o più di uno dei titolari (Rayo, Cadice, Eintracht in casa, Levanti fuori). Al Bernabeu c’era Eric e non Dani Alves, ma è stato un caso a parte. La sola assenza del centrale catalano può essere in qualche modo rintuzzata, ma se vengono a mancare due pedine o più, non c’è rimedio all’insicurezza e al caos. Piqué è uomo di carisma, personalità, grinta. È un uomo-guida. Tutte caratteristiche che mancano ai vari Eric, Lenglet, Dest, Mingueza. Il Barça deve ricostruire inserendo non solo bravi giocatori dal punto di vista tecnico, ma giocatori dalla personalità e dal carisma vincenti. Giocatori da Barça; da grande squadra.

Le grandi squadre si costruiscono con i grandi giocatori, con i campioni, con gli uomini di carisma e personalità. I campioni costano molto, certo. Ma non è risparmiando sul costo del cartellino o dell’ingaggio che vinci i trofei. Se Lewandowski, Mbappé, Haaland costano 1000, non è perché “è tutta pubblicità”. È perché fanno la differenza in campo. Se compri Isak risparmi, certo, ma tutto ciò che hai risparmiato nell’acquisto lo ritrovi in campo. E basta sentire dire che uno vale l’altro. Nemmeno nelle borse puoi dire che una Louis Vuitton è come un’altra e che paghi solo il nome. Chi dice questo non ha mai avuto una Vuitton e probabilmente non la avrà mai. Il lusso, il comfort, la qualità, la resa nel tempo sono elementi che paghi. Sugli scaffali di un negozio come sul campo da calcio. È una questione di scelte. Puoi puntare sulla mediocrità, legittimo; spendi poco ma avrai anche cose da poco. Per vincere negli sport di squadra è la medesima cosa. Ogni cosa ha un prezzo e questo è sempre giustificato dalla sua qualità, traducibile in resa in campo, in vittorie, in trofei. Laporta deve scegliere cosa vuole per il Barça: eccellenza o mediocrità?

4 pensieri riguardo “EDITORIALE. I PROBLEMI DEL BARÇA

  1. Esattamente eccellenza o mediocrità !! Quello è il problema, perché degli arbitri meglio non parlare per un semplice motivo, quando ha avuto il Barsa gli arbitri a favore ?? Mai !! E nonostante quello ha realizzato imprese gloriose, perciò non diamo ora la colpa agli arbitri, il problema è il Barsa è una che funziona a singhiozzo e non riesce concretare ecome al solito, con una difesa che lascia molto a desiderare. Dovrà continuare Xavi a lavorare intensamente e anche si dovranno fare acquisti per affrontare la prossima Liga con un criterio molto diverso, questa purtroppo è andata così !!

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      1. Senza ombra di dubbio !! Ma per quello dovrebbe cambiare anche il criterio di acquisto, abbiamo visto e sofferto una infinità di volte quello che significa acquistare calciatore con un criterio sbagliato!!

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