LA VERGOGNA VAR-UEFA CALA COME UNA MANNAIA SUL BARÇA

Giuseppe Ortu Serra

L’Eintracht Francoforte elimina il Barça, al Camp Nou, in una notte da tregenda, al cospetto di uno stadio pieno per la metà di tedeschi nonostante i biglietti a loro disposizione fossero appena 5 mila (fatto di una gravità assoluta), che ha fischiato il Barça dall’inizio alla fine, con un arbitro inviato per inscenare la più vergognosa direzione di gara che si sia mai vista in un Paese serio e libero, con una Uefa che si pregia di organizzare una manifestazione in cui il collegamento video e audio con il Var non funziona in certi momenti topici della gara e in certi altri sì. Oggi abbiamo assistito a una direzione di gara vergognosa, a una organizzazione da parte della Uefa da barzelletta. Siamo stati testimoni di una organizzazione che è parsa più una pagliacciata che una partita di calcio seria.

La partita è terminata con il risultato di 2-3 a favore dei teutonici, ma non è questo il punto del discorso. Piuttosto la negligenza, la trascuratezza, l’incuria, la sciatteria di un arbitraggio che sarebbe stato certamente migliore se fosse stato curato da Tiresia, il mitico indovino cieco appartenente alla stirpe degli Sparti, e di chi lo ha selezionato per dirigere un quarto di finale di Europa League. La domanda è: c’è stata colpa o si tratta di dolo? Com’è che nel momento della on field review per l’assegnazione del rigore al Barça il monitor e il collegamento audio con la sala Var non funzionano, e poi sono in perfetto stato quando c’è da giudicare il fuorigioco di Busi? Forse dovremo rivolgerci proprio a Tiresia per avere la risposta del nostro arcano.

Avremmo voluto parlare del 5-4-1 dell’Eintracht che ha fatto seguito al 5-5 dell’Atletico. Invece dobbiamo parlare di cose estremamente gravi accadute stanotte. Come del gioco pesante e intimidatorio compiuto dagli ospiti, che “il Cieco di Sorrento” ha fatto finta di non vedere, e della Vergogna della Uefa.

Dal punto di vista calcistico i tedeschi hanno imbrigliato i blaugrana con due linee granitiche e ravvicinate. Una linea Maginot che ha reso quasi impossibile ogni passaggio, ogni inserimento di palla tra le linee. Non c’era nemmeno lo spazio per far passare uno spillo. Le azioni manovrate sono state rese impossibili dalle linee strettissime degli uomini di Glasner. I palloni lunghi a saltare centrocampo e linea difensiva dei tedeschi non avevano spazio per raggiungere gli attaccanti senza che fossero preda del portiere o che il campo finisse.

Il Barcelona si è però infilato in un vicolo cieco con le sue mani. Anzi, con quelle di Eric, che al 3° minuto ha cinturato e buttato giù Lindstrom in area come fa un novellino alla prima uscita senza la mamma. Calcio di rigore e vantaggio dell’Eintracht con Kostic. Quello è stato l’inizio della fine.

Da quel momento i tedeschi si sono messi dietro con lo schieramento appena descritto ed è stato estremamente faticoso trovare spazi. Di contro, sono ripartiti con pericolosità più volte, andando a minacciare prima la porta difesa da Ter Stegen (con Kostic e Knauff) e a segnare poi con Borré la rete dello 0-2. I blaugrana, che avevano iniziato la gara con De Jong in panchina e Gavi al suo posto, hanno avuto poche chance di andare in goal. Solo Aubameyang e Araujo, in entrambe le situazioni di testa, hanno minacciato la difesa di Francoforte. Troppo poco per ribaltare le sorti della gara.

La ripresa è stata come vedere il film Fuga per la Vittoria di John Huston. L’Eintracht a picchiare e a palleggiare con le mani nella propria area di rigore, l’arbitro a fare spallucce e a voltarsi dall’altra parte. Esattamente come il fischietto del film. In Barcelona-Eintracht la regia è stata della Uefa, la sceneggiatura di Soares Dias, della quale è stato anche attore protagonista. L’ineffabile “signor” Soares Dias, oscuro arbitro della Uefa, ha richiamato su di sé i riflettori della gara e ha iniziato a dirigere a senso unico a favore dei tedeschi. Chiamate capovolte, fallacci non fischiati, ammonizioni non assegnate, se non ai giocatori blaurgana per proteste. La Uefa, stanotte, ha davvero toccato il fondo. E ci stupiamo che la Superlega non parta da domani mattina. Dopo questo indecoroso spettacolo, l’avvento della nuova competizione dovrebbe essere il minimo.

I tedeschi hanno condotto un gioco violento, esattamente come la Germania nel film citato. I blaugrana, nella parte degli Alleati, le hanno prese di santa ragione, in casa, senza che potessero protestare più di tanto pena il cartellino giallo. Alla fine i cartellini gialli saranno 4 per i tedeschi e 3 per i catalani (due dei quali per proteste).

Ma il grottesco, la pagliacciata, la pantomima, la suprema vergogna da parte della Uefa è stata toccata al 58′, quando l’arbitro, posizionato frontalmente rispetto all’azione di gioco, senza alcun impedimento visuale, ha visto e lasciato correre un evidentissimo aggiustamento della palla, in area di rigore, da parte di un giocatore dell’Eintracht che ha reindirizzato con la mano la direzione del pallone a suo favore mentre stava uscendo dalla sua disponibilità e finendo in quella di Ferran. Soares Dias ha fatto proseguire, salvo poi essere richiamato dal Var. Dopo un conciliabolo di evidente lunghezza, Soares Dias si è recato a bordo campo per l’on field review. La tragicommedia dell’Uefa ha toccato l’apice quando si è scoperto che il controllo a bordo campo non si sarebbe potuto eseguire posto che, udite udite, il monitor della Uefa non era funzionante. Ma dove siamo? In un polveroso campetto di periferia per la disputa della Carrozzeria Rossi contro il Panificio Bianchi, o al Camp Nou per un quarto di finale di Europa League? Come si possono controllare le immagini se non ci sono le immagini da vedere? Come si può verificare se c’è o meno un tocco di mano se il video non funziona? Ridicolo! Una abnormità. Il fischietto portoghese, dopo una infinità di tempo nell’attesa che il monitor si accendesse, cosa piuttosto complicata se non funziona (se non funziona è inutile restare ad attendere che si accenda. Non funziona e basta!), ha poi effettuato il controllo Var via audio per interposta persona. Ha praticamente chiesto, immaginiamo, che la sala Var gli raccontasse la storiella di come erano andati i fatti. Il racconto dell’azione che si può fare al bar dopo una bevuta di birra e un boccone di salsiccia grondante grasso. “Dunque, c’era una volta Cappuccetto Rosso che mentre andava dalla nonna…” Ma dai, siamo seri per favore!

Durante questa vergognosa pantomima, con anche l’audio che ad un certo punto ha smesso di funzionare tanto da diventare un discorso tra sordi, siamo sufficientemente sicuri che tra arbitro e Var non ci sia nemmeno stato quel raccontino da birra e salsicce sopra descritto. Dopodiché, nel pieno dell’opera buffa di mozartiana memoria, tra una scorreggia e uno sberleffo, Soares ha deciso da quel Ponzio Pilato cieco qual è di continuare a non vedere e a non sapere. Conclusione? Nulla, abbiamo scherzato. Abbiamo interrotto il gioco per dimostrare che cecati eravamo e cecati, oltre che sordi, siamo rimasti. Di rigore neanche a parlarne e palla all’Eintracht che può riprendere l’azione, con danno al Barça, al calcio, allo sport e all’intelligenza umana. E attenzione, perché questo errore sarà alla fine vitale per l’eliminazione del Barça.

Il signor Ceferin, tanto abile a pontificare contro la Superlega, salvo poi non essere nemmeno in grado di organizzare una gara regolare con un arbitro terzo, o se era terzo, talmente incapace da far seriamente dubitare che lo fosse, dovrebbe presentare le dimissioni immediatamente data la sciatteria, il menefreghismo, la poca grazia con la quale organizza la competizione, posto che non è nemmeno in grado di mettere a disposizione un monitor funzionante. Lo avessero detto prima, il problema si sarebbe presto risolto chiamando il rivenditore di impianti di seconda mano che c’è nei dintorni del Camp Nou. State tranquilli che lui avrebbe messo a disposizione una apparecchiatura funzionante e ben più efficiente di quella di Ceferin. E ad un costo anche inferiore!

E così, dal possibile 1-2 si è passati direttamente allo 0-3, con la terza marcatura dei “teteschi”, come avrebbe detto Il Turco del film The Snatch. È stato Kostic a realizzare a seguito di un pasticciaccio della difesa del Barcelona. Da una rimessa laterale, la squadra blaugrana è rimasta totalmente ferma. Adama appena entrato in campo e quindi fresco, anche se sembrava avesse concluso il Cammino di Santiago tanto pareva affaticato, non ha accorciato sull’uomo, Dest, fuori posizione, ha chiuso in ritardo e Kostic, in diagonale, ha ringraziato e siglato la terza rete. Un disastro!

Il Barça ha continuato a tenere palla e a sbattere la testa contro l’ordinato muro tedesco. Più vivo e veloce che nel corso del primo tempo sopratutto grazie all’ingresso in campo di De Jong (grave l’errore di Xavi di tenerlo fuori all’inizio), ma non tanto da impensierire eccessivamente gli avversari teutonici. I quali, per una distribuzione dei biglietti folle, sulla quale ci sarà da aprire una investigazione interna, sembravano giocassero in casa, con fischi subissanti ad ogni azione dei blaugrana.

Il Barça ha tenuto palla, ma ha punto poco anche nel secondo tempo, manifestando ancora una volta di più che l’acquisto di una punta vera, importante, una di quelle che la squadra ha sempre avuto, è necessario se si vuole pensare a tornare ad essere protagonisti in Spagna e in Europa. Aubameyang va bene come spalla, come subentrante dalla panchina, ma non può ricoprire il ruolo di unica/prima punta in una formazione di primissimo livello. Se punti al quarto posto in Liga, o a fare più strada che puoi in Europa come una squadra qualunque può andare bene. Ma se vuoi vincere il campionato e arrivare in fondo nelle coppe, hai bisogno di ben altro. Il club è adesso ad un bivio. O in estate arriverà un top player, o si dovrà rinviare i sogni di gloria a tempi migliori.

Aubameyang, come all’andata, non si è visto quasi mai. Una occasione nel primo tempo, al 10° minuto, e due in apertura di ripresa, al 47′ e al 56′ giungendo alla conclusione in porta solo in quest’ultima circostanza. Poi il nulla.

Dopo una rete annullata per fuorigioco a Busquets in cui, eureka!, il collegamento arbitro-Var ha ripreso a funzionare (quanto è strana la tecnologia. Prima non funziona né video, né audio, poi, all’improvviso, tutto è apposto; audio… video…), Busi ci ha riprovato e ha tirato una legnata da fuori area che ha gonfiato la rete nell’angolino lontano. 1-3. Era il 91′ e l’arbitro aveva appena concesso 9 minuti di recupero. Pochi, pochissimi per tutto il tempo che si è perso per la gazzarra oscena che Soares Dias e il Var hanno inscenato in occasione della mancata concessione del sacrosanto rigore per il Barcelona, per le 8 sostituzioni effettuate dalle due panchine e per tutte le volte che i giocatori sono rimasti a terra. Un calcolo obiettivo avrebbe richiesto almeno 12/14 minuti di recupero. Ma vista la situazione è già tanto che sia stato concesso l’extra time.

L’1-3 ha spronato i blaugrana, spinto anche dai pochi culés presenti sugli spalti. Sono così fioccate le occasioni, ma la mira, e la fortuna, non sono state dalla parte blaugrana. Al 100′ l’ineffabile Soares Dias, nome da mandare ai posteri come persona da cui rifuggire come la morte, ha concesso un calcio di rigore per una sbracciata di Ndicka, nell’occasione espulso per doppio giallo, ai danni di Luuk (entrato al 69′ al posto di Eric). Il tempo di recupero era già finito e la concessione del rigore, a quel punto della gara, è parsa più la definitiva presa in giro ai danni dei padroni di casa che una vera convinzione di applicare il regolamento. Depay ha trasformato, con il brivido (palla sulla parte bassa della traversa e rete), il goal del 2-3 pochi istanti prima del triplice fischio finale di una gara nata male e finita peggio.

Xavi dovrà leccarsi le ferite e cercare di rimettere a posto i cocci di una formazione uscita con le ossa rotte, il morale a terra e con qualche infortunio di troppo (Pedri) per evitare di sbarellare in questo finale di stagione, ormai tutto incentrato sulla conquista del secondo posto.

One thought on “LA VERGOGNA VAR-UEFA CALA COME UNA MANNAIA SUL BARÇA

  1. Magari fosse stato l’arbitro o il Var, il Barsa si è dato le martellate sui piedi da sola!! Quando mi dicevano precedentemente “A noi non ci ferma nessuno !!” Rispondevo: Attenti, che ancora Xavi deve lavorare molto per togliere antichi difetti e antichi vizi !! E purtroppo la realtà lo ha mostrato chiaramente. Appena trovi una squadra, che evidentemente non è
    una delle migliore ma è dinamica e capace di aprire il gioco ai fianchi velocemente, il Barsa si complica la vita terribilmente. Xavi dovrà continuare a lavorare e dovrà cercare elementi capaci per formare una buona difesa perché mentre continuerai a giocare con difensori come Mingueza o Lenglet l’insuccesso sarà garantito !!

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