LA BARÇA DI KOEMAN AFFONDA COME IL TITANIC

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça perde ancora, questa volta contro il Rayo in trasferta a Vallecas per 1-0. Koeman è sempre sulla panchina blaugrana, come una sfinge iettatrice, e Laporta sempre presidente. Tutto immutabile, come il moto perpetuo che tutto comanda. Ognuno ai rispettivi posti di comando, che è ciò che conta nell’ordine costituito. La squadra perde? Non importa, l’importante che Koeman sieda in panchina. Così parte del barcelonismo, quello più becero, può festeggiare la vendetta per aver fatto fuori il nefasto Bartomeu, il peggiore presidente della storia del club, uomo che ha più attinenze con il sindaco della Chicago di Al Capone che con Joan Gamper, entrambi presidenti, ma dal profilo personale e umano decisamente agli antipodi. La squadra rotola a catafascio in classifica e viene violentata e stuprata da qualsiasi avversario gli capiti a tiro? Non importa; l’importante è che Laporta dorma sonni tranquilli con l’opposizione barto-rosellista e non ci rimetta la presidenza. In questo marcio e squallido gioco di potere, dove tutti pensano al proprio potere personale, alla propria poltrona, e nessuno alla squadra, gli unici a sentire qualcosa, ad essere stuprati da quel branco di violentatori seriali, sono i soci, i tifosi, gli appassionati che danno il cuore, l’anima, l’entusiasmo al Barça. Non vogliamo vedere un minuto di più la vergognosa, grassa, patetica figura impassibile, quasi al limite della sociopatia, di Koeman sulla panchina del Barça. Uno schiaffo alla moralità, allo stile, alla storia del club. E se Laporta non è in grado di fare il presidente in maniera seria, che non significa postare video sostenendo che tutto va bene quando l’acqua ha già invaso la barca, ma assumersi le responsabilità che l’incarico lo obbliga a prendere, che si faccia da parte, dia le dimissioni per manifesta incapacità e si dedichi ad altro.

Oggi il Barça, a Vallecas, ha mostrato per l’ennesima volta la sua impotenza più assoluta. Ha tenuto palla, ha fatto confusione, correndo peraltro male, ma non ha mai tirato in porta su azione. Ha avuto tra i suoi piedi, di Depay per meglio dire, l’occasione del pareggio al 72′ con un calcio di rigore, ma non è riuscito a trasformarlo. Dimitrievsky lo ha parato (addirittura) in due tempi. Quello è stato l’unico tiro tra i tre pali della formazione di Koeman, il LO QUE HAY del Football Club Barcelona.

In tutta la gara il Barça ha tenuto palla, ma non è riuscito a concretizzare. Il Barça, arido e senz’anima quanto il suo allenatore, schierato da Koeman con il 4-2-3-1, è un modulo perfetto per fare giocare male la squadra, mettere in difficoltà il centrocampo e non arrivare mai al tiro. Modulo sbagliato, giocatori sbagliati.

Il centrocampo a due non è in grado di proteggere la difesa, né i due centrocampisti, tantomeno sostenere l’attacco. Sopratutto Busquets soffre questo modulo. Il numero 5 deve giocare in spazi enormi, e il suo gioco va in difficoltà in queste situazioni. Lo sanno anche le pietre, ma pare ignorarlo, dopo due anni da allenatore del Barça, Ronald Koeman. I casi sono due: o lo fa apposta, oppure proprio non ci arriva. Nico, invece, deve portare palla per metri e metri per poter trovare un compagno a cui passare la palla. Esattamente ciò che capita a De Jong (quello buono; l’unico).

Uomini sbagliati, si diceva. Coutinho, schierato titolare in una trequarti a tre insieme a Dest e Memphis, è stato certamente il peggiore in campo fino all’ingresso dell’impresentabile Luuk de Jong. Ancora non abbiamo capito cosa sia e cosa ci faccia al Barça, ma certamente giocatore di calcio non è. Però piace a quel gran intenditore di football che risponde al nome di Koeman. E alla fine i conti tornano e tutto si spiega. Con Coutinho prima, e Luuk poi, il Barça ha giocato in 10 uomini tutta la gara. Il brasiliano è lento, porta la palla a passettini facendo girandole e giravolte su stesso, rallenta la manovra e i tempi di gioco. Con il suo modo di giocare i compagni devono rallentare, o persino fermarsi prima di ricevere la palla da lui. Il panchinaro del Sevilla invece, il giocatore che di testa è più forte di Neymar, sempre per Ronald Koeman (per chi se no!), è una figura ridicola e patetica in campo. Vederlo muoversi (non giocare perché non lo fa), metterebbe l’ilarità addosso perfino alle guardie della regina Elisabetta di Buckingham Palace, per quanto è assurdo. Oggi si è messo in evidenza solo per una specie di pallonetto tentato dalla lunga distanza, una specie di tiro compiuto in maniera sgraziata, con il corpo rigido quanto uno stoccafisso e dall’esito ancora più tragicomico.

Non c’è molto da aggiungere ad una gara nata male e terminata peggio. Se non la speranza che domani Koeman sia solo un brutto, bruttissimo ricordo e che Laporta decida di fare il Laporta per il quale è stato eletto e non la controfigura tremante e piagnucolosa che sta mostrando in questi mesi. Solo così il Barça potrà sperare di non affondare con lo schianto fragoroso di un moderno Titanic, il gigante del mare che mai sarebbe affondato e che colò a picco al suo viaggio inaugurale.

Lascia un commento