Sistema Madrid. L’eccezione che conferma la regola

di Giuseppe Ortu

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L’eccezione conferma la regola, dice un vecchio proverbio. Esso significa che una regola generale è confermata in presenza di un caso che non rientra in essa, ma che la contraddice. Praticamente come se un comportamento opposto alla regola generale confermasse l’esistenza della stessa. Diciamo che, se l’eccezione è sostenuta da un filo logico e da riscontri oggettivi possiamo, a contrario, sostenerne il principio.

Il Sistema Madrid ha sostenuto la squadra di Florentino dalla ripresa della stagione fino alla penultima gara di campionato, la vittoria contro il Villareal che ha garantito l’assegnazione della Liga. In ogni gara ci sono stati favori enormi a favore dei blancos. Reti apparentemente regolari annullate agli avversari quando si provavano a passare in vantaggio (Valencia), reti irregolari convalidate al Madrid, rigori fantascientifici assegnati alle merengues, rigori identici (Athletic), o anche più evidenti a favore dei competitors clamorosamente ignorati. Al Real Madrid, in questo campionato, praticamente non è stato permesso di non vincere. Questi ragazzacci scapestrati, umiliati per troppi anni da un Barcelona che li ha estromessi dalla competizione di casa per tanti, troppi anni, dovevano essere presi per i capelli e riportati a galla ogni volta che la loro pochezza tecnico-tattica li portava a fondo. Perché alla fine quella competizione la dovevano vincere loro, in un modo o nell’altro, anche a costo di far perdere la faccia alla Liga e a tutto il movimento calcistico professionista iberico.

Alla fine il Sistema Madrid, quello per intenderci a cui ha fatto riferimento Tebas parlando della famosa “chiamata di Florentino a Rubiales”, è riuscito nell’impresa: far vincere tutte le gare a una formazione piena di limiti, lacune, falle. La riprova dell’esistenza di questo Sistema che doveva garantire a tutti costi le vittorie in serie della formazione nobile della capitale se voleva colmare il gap che aveva in partenza con il Barça, lasciato con le sue pecche a cavarsela da solo, si è avuta all’ultima giornata di campionato. A Liga già raggiunta, quando non era più necessario che il Madrid vincesse, in occasione dell’ultima partita di campionato contro il Leganés i blancos non sono riusciti a vincere, rischiando anzi di perdere. La sfida contro la povera, derelitta formazione pepinera, terzultima in classifica, è terminata 2-2, diventando la classica riprova del Teorema Madrid.

I blancos per la prima volta sono stati lasciati liberi di sbagliare. E guarda caso, per la prima volta la formazione di Zidane, l’imbattibile squadra che aveva vinto 10 partite consecutive, non è riuscita a conquistare il bottino pieno. Che disdetta! Se non vi era più la necessità di sospingerli alla vittoria, arrivare a lasciarli perdere era una cosa non consentita dal Sistema. Ecco dunque che, sul limitare della gara, un chiaro, evidente, lampante e macroscopico fallo di mano di Jovic in area del Madrid non è stato ravvisato come tale, né dalla terna arbitrale, né tantomeno dal Var. Con quel rigore il Leganés avrebbe vinto e si sarebbe salvato, ma ciò avrebbe significato la sconfitta per gli uomini di Don Florentino. Partita libera è un conto, ma non fino a questo punto. Senza esagerare. Giammai consentire che lo squadrone allenato da Zidane, fresco campione di Liga, perdesse gara e faccia contro la terzultima del campionato. Sarebbe stato troppo sporco e evidente, e avrebbe fatto aprire gli occhi anche a coloro che continuano a volerli tenere chiusi. Il principio “facciamoli camminare con le proprie gambe” trova sempre un limite. Mai la sconfitta. Ogni eccezione ha la sua regola.      

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