L’addio emotivo di Iniesta al Barça

La sala stampa era gremita. Si respirava un’aria greve, ricca di tensione. Era commozione quella che attanagliava tutti i presenti. A guardare i visi delle persone che affollavano la sala si sarebbe detto che quella era una riunione che avrebbe celebrato un evento triste. La press conference hall presentava un uditorio eccezionale. Solitamente sono presenti solo i giornalisti, i cameramen in fondo alla sala con le apparecchiature innalzate sui loro treppiedi e un nugolo di fotografi posti ai lati, in piedi, pronti ad immortalare visi, espressioni, momenti particolari. Oggi, oltre a tutto questo, c’erano anche i giocatori del Barça a rompere il normale scenario delle conferenze stampa. Solitamente i calciatori stanno dall’altra parte della sala, dietro il grande tavolo che fa bella mostra di sé alla Ciutat Esportiva. E comunque non tutti assieme. Oggi, invece, tutta la squadra era presente. E tutti nel lato sbagliato. Con il pensiero siamo subito corsi ad un’altra conferenza stampa, del tutto simile a questa. Allora si stava salutando Pep Guardiola che aveva preannunciato il suo addio al club e aveva riunito tutta la famiglia blaugrana per comunicare la notizia a tutti, stampa e squadra. Anche allora gli stessi musi lunghi, gli occhi lucidi, le labbra serrate in una smorfia di rammarico e commozione allo stesso tempo. 

Oggi l’atmosfera era del tutto uguale a quella. Alcuni dei giocatori erano diversi rispetto a quelli di allora, ma il clima era il medesimo: commozione, commiato, commemorazione di un momento che è, che è stato, e che nel giro di un mese circa non sarà più. Se allora si stava salutando Guardiola, ora il protagonista della scena è un altro grande: Andrés Iniesta.

A egregie cose il forte animo accendono l’urne dé forti scriveva Foscolo a proposito delle personalità di spicco sepolte a Santa Croce che fungono da traino per le giovani generazioni. Qui è un vivente, un altro grande, ad accendere l’animo di tutti coloro che affollavano quella sala e che hanno visto giocare, seguendone la carriera, Andrés Iniesta.

Se nella conferenza stampa dell’addio di Guardiola Don Andrés era seduto nella platea insieme agli altri compagni di squadra, questa volta era lui, il numero 8 blaugrana, a star seduto dietro quel lungo tavolo laddove quel giorno sedeva il suo vecchio allenatore e padre putativo di tutta una generazione di campioni. 

Quest’oggi si stava celebrando e salutando lui, Andrés Iniesta. Il manchego ha indetto la conferenza stampa per salutare e dare l’addio al suo Barça, il club che lo accolto bambino, appena dodicenne, lo ha coccolato, protetto, fatto crescere e diventare campione, e ora lo lascia andare via uomo, quasi 34 enne, maturo e osannato campione. Ora non è più lo stesso timido ragazzino che, arrivato in auto da Fuentalbilla insieme ai genitori, aveva sofferto e pianto la prima notte a La Masia. Ora in quella sala gremita, insieme a tutti gli altri, c’erano anche i suoi genitori che lo guardavano orgogliosi con occhi colmi di gioia misto a pianto. 22 anni dopo, 16 stagioni dopo, 31 trofei dopo quel primo viaggio in auto con destinazione Barcelona, La Masia.

Iniesta ha esordito con un “Buenas tardes a todos” La voce rotta dall’emozione che rendeva difficile anche solo pronunciare quelle quattro parole iniziali. Don Andrés si è dovuto fermare quasi subito. Troppo forte la voglia di piangere che gli bloccavano le parole giù in fondo alla gola. Le parole che sono uscite dalla sua bocca in quegli istanti iniziali sono state inframezzate da pause, sguardi verso il soffitto, e lacrime che solcavano il suo viso. Intorno a lui silenzio; pesante, sospeso. “Questa conferenza stampa è per rendere pubblica la decisione che questa temporada è l’ultima” Ancora lacrime, ancora quell’espressione triste e imbarazzata al contempo. “Questa è l’ultima temporada qui. Una decisione molto valutata e pensata a livello personale e familiare”.

Superato il primo momento, il più difficile di tutta la rueda de prensa, il resto è scivolato con meno intoppi emotivi. Il centrocampista ha parlato dei suoi inizi da bambino, dei suoi sogni – “tutti avverati” – e del momento giusto di lasciare “sentendomi utile, titolare, con la possibilità di vincere titoli e con le sensazioni positive che ho avuto quest’anno”. Non si è nascosto dietro un dito a proposito delle difficoltà della scelta presa “E’ un giorno molto difficile per me perché ho trascorso tutta la mia vita qui, e dire addio a casa mia e alla mia vita è molto complicato”

Ha parlato delle speranze “de un nino il cui unico obiettivo era trionfare in questo club. Sono riuscito a realizzarlo. Ho dato il meglio di me a livello calcistico e umano” e qui entriamo all’interno delle ragioni che sono alla base della sua scelta. “Sono onesto, ho 34 anni e da qui in avanti tutto diventerebbe più difficile e duro e non mi sentirei bene sapendo di non poter dare tutto me stesso al club come sto facendo adesso”.

In questa conferenza stampa Andrés ha messo a nudo il suo essere, il suo “Io”, la sua personalità e umanità. “Desidero essere ricordato come un grande calciatore e una grande persona. Alla fine il calcio passa e ciò che rimane è la persona e i rapporti che hai avuto con la gente e i compagni giorno dopo giorno”.

Ha poi parlato della traiettoria sportiva della squadra e del club “che continuerà vincendo e trionfando perché in squadra restano grandi giocatori”; di Messi “un privilegio e un onore condividere la squadra con lui”.

Ha avuto parole anche per l’editoriale di France Football e per il suo Perdòn Andrés con il quale la celebre rivista che assegna il Pallone d’Oro gli ha chiesto scusa per non averlo mai premiato con il riconoscimento calcistico più importante a livello individuale. Con la signorilità che lo ha sempre contraddistinto in tutti questi anni, dentro e fiori dal terreno di gioco e che chiunque ha avuto la fortuna di conoscerlo può testimoniare, Andrés ha dichiarato che non è una spina che lo ferisce il non averlo mai vinto. “Essere lì, il giorno, con Leo e Xavi, è stato qualcosa di magico e la mia idea del calcio e la mia felicità non mutano se ho un Pallone d’Oro o no. Il mio orgoglio è avere l’affetto e il rispetto di tutti, compagni e persone a me più vicine. Premi così fanno piacere a tutti, ma non fanno comunque cambiare la mia opinione (di me e della mia carriera).

Circa il finale di stagione Iniesta ha dichiarato di voler chiudere la sua storia con il Barça nel migliore dei modi giocando al massimo fino alla fine e dando il meglio di se stesso. “Poi ci sarà il mondiale”. “Successivamente deciderò dove andare anche se sarà lontano dall’Europa dato che non andrei mai laddove potrei incontrare il Barça”.

“Un dia volveré” ha detto. Un giorno tornerò. Hasta pronto Capità. Adeu!       

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