Editoriale – Le lacrime di coccodrillo di France Football

L’editoriale di France Football dal titolo Perdòn Andrés a proposito del fatto che il mitico centrocampista del Barça non abbia mai vinto il Pallone d’Oro, massimo trofeo mondiale a livello individuale, fa ironicamente sorridere e infastidisce non poco. Perché chiedere scusa dico io? Lo si premi con il Pallone d’Oro invece. Le scuse non servono a nessuno. Le scuse, anzi, sanno anche un po’ di presa in giro. E decisamente questa cosa è ancora più fastidiosa del fatto che Don Andrés non si sia mai visto riconoscere il premio più ambito da qualsiasi calciatore del pianeta. Questo cospargersi il capo di cenere senza aver mai assegnato il premio al miglior centrocampista di tutti i tempi (sfido chi osi dire il contrario), fa pensare a quel rapinatore che nel sottrarti il portafoglio ti dice con un sorriso beffardo da faccia da schiaffi: “Mi dispiace amico”.

Se una persona crede di agire nel giusto non deve mai chiedere scusa. Il fatto che F.F. si comporti in questa maniera fa sorgere ben più di un sospetto su criteri e metodologia di assegnazione del premio. Si premiano sempre i migliori? Non credo proprio. Si premiano i più sponsorizzati, per usare un termine edulcorato da tanti altri significati ben più negativi. Cristiano Ronaldo che vince il Pallone d’Oro l’anno del triplete del Bayern, il 2013, grida ancora vendetta. Ribery in una recente intervista ha dichiarato senza tanti mezzi termini che “Il Pallone d’Oro 2013 assegnato a Ronaldo fu un furto”. Perché fu attribuito al portoghese se il criterio è sempre stato quello dei titoli vinti? Così almeno hanno sempre detto per giustificare le ultime vittorie di CR7 a fronte di stagioni non eccezionali, come per esempio l’ultimo Ballon d’Or vinto. Per aver segnato nelle qualificazioni mondiali 2014 una tripletta alla Svezia? E’ bastato questo a fronte della vittoria di Bundesliga, Coppa di Germania e Champions conquistati da Ribery?

Ora France Football chiede scusa a Iniesta per non averlo mai insignito del Pallone d’Oro. Ma la cosa più scandalosa è stata non vederlo nemmeno nei 30 della lista finale. Appena qualche mese fa Iniesta non meritava nemmeno di stare tra i migliori trenta calciatori del mondo, e ora se ne escono con le scuse? Beh, signori, francamente qui c’è qualcosa che non va!

Da signore qual’è, il ragazzo di Fuentalbilla nella conferenza stampa di addio al Barça, ha risposto ad una domanda sull’argomento dicendo che per lui la mancata conquista del Pallone d’Oro non è una spina che lo ferisce. “Ciò che conta è l’affetto della gente, dei compagni, delle persone a me più vicine e i rapporti che costruisci con le persone”. Chapeau Capità!

L’affaire Iniesta ricorda vagamente ciò che accadde tra l’Academy e Paul Newman quando a fronte di grandiose prestazioni, quali quella del film Il Verdetto, La gatta sul tetto che scotta, Nick mano fredda, Il sipario strappato, l’attore non andò mai oltre la nomination (per Il sipario strappato non ottenne nemmeno la candidatura). Snobbato per anni, alla fine, attanagliati dal rimorso, Paul Newman ottenne la sua statuetta forse per il suo film più brutto: Il colore dei soldi. Un riconoscimento, quello, che non deve essere mai piaciuto all’attore perché assegnato più alla carriera (e per rimediare a tanti errori precedenti) che per vere motivazioni artistiche. Ma in ogni caso, anche se in ritardo e per il film sbagliato, l’Academy ha in qualche modo rimediato. Sopratutto hanno evitato di cadere nel cattivo gusto e di irridere l’attore con la frase che F.F. ha invece usato per Andrés Iniesta. “Mr. Newman, ci dispiace per non averle mai assegnato l’Oscar. Ma in effetti, non ce ne frega un accidenti di niente”. Perché, inutile girarci attorno, il loro significato è questo. France Football è contrito, rammaricato, imbarazzato, soverchiato dal rimorso? Faccia mea culpa e gli assegni il Pallone d’Oro 2018. Altrimenti avrebbe fatto meglio a tacere.  

 

 

  

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