di Giuseppe Ortu Serra
Un Barça senza alcuna idea o barlume di organizzazione difensiva paga pegno anche contro il Granada. La squadra andalusa, che fino ad ora aveva conquistato appena un punto in trasferta, ad ottobre ad Almería, conquista il secondo punto della stagione fuori casa, segna tre reti e passa addirittura due volte in vantaggio a Montjuic. Fino a stasera la squadra di Medina aveva segnato appena otto volte in 11 incontri lontano da casa. Contro la difesa di Xavi il Granada è riuscito a segnarne tre in un solo colpo. Giocasse sempre contro la formazione blaugrana sarebbe in ben altre zone della classifica, non penultima a 7 (sette) punti dalla salvezza. Il Barça ha mostrato una fragilità difensiva a tratti imbarazzante. Ogni azione della squadra allenata da Medina, una sorta di Carneade del calcio, si trasformava in rete o in una limpida occasione da goal. Contro il Barça di Xavi i penultimi e quasi retrocessi andalusi, hanno calciato 11 volte, quanto gli azulgrana, centrando lo specchio 5 volte, contro le 6 del Barcelona. Ogni volta che i derelitti ospiti, che venivano da 3 sconfitte consecutive e un pareggio, con 5 goal subiti e appena 1 realizzato, scendevano in azione offensiva, il Barça dava la chiara e netta impressione che potesse crollare e subire la rete da un istante all’altro. Questa squadra dà l’impressione di essere una barchetta a remi trovatasi all’improvviso nel tempestoso mare aperto, con onde grosse e lunghe che sbatacchiano il povero guscio di legno qua e là, imbarca acqua a più non posso ed è sempre ad un passo dallo scuffiare. Il calendario non dà tregua. Sabato si va al Balaidos, campo sempre ostico per i colori blaugrana. Il mercoledì dopo la sfida contro il Napoli che già fa tremare gambe e polsi all’idea che questa difesa possa andare incontro ad una figuraccia di proporzioni mitologiche contro la squadra italiana.
Contro il Granada il Barça si è schierato con il “modulo City” (solo a dirlo fa ridere), con Christensen nel pivote insieme a De Jong. Buon primo tempo nella frazione offensiva, sia a centrocampo che in attacco. La squadra è stata più verticale e veloce del periodo pre dimissioni. Non più lenta, bloccata, statica e sotto ritmo, come se qualcuno dello spogliatoio abbia deciso di giocare con un modulo diverso e maggiormente… familiare. La squadra, nella fase propositiva, si è mossa meglio, giocando con più verticalità, leggerezza e speditezza. Non più quello stucchevole e affettato fraseggio, inutile e lento, di marca Xavi, che andava bene il secolo scorso. La rete è giunta, infatti, su un contropiede condotto benissimo dalla squadra, con il centrocampo (De Jong e Pedri) che hanno accompagnato magistralmente l’azione. Pedri è stato fondamentale nel gestire il pallone, attendere l’inserimento sulla fascia di Cancelo, servirlo con un tacco che ha tagliato fuori la difesa andalusa. Il portoghese ha crossato verso il secondo palo. Yamal, libero da marcatura (non per nulla il Granada è penultimo), si è fiondato sulla palla, deviandola in rete con la suola nei pressi della linea di porta. Era il 13′. Il Barça ha avuto diverse altre occasioni per raddoppiare, sopratutto una con Lewa (assist di Gündogan), la cui definizione in porta è stata respinta sulla linea da Maouassa.
Se davanti le cose hanno funzionato bene, dietro, invece, l’esatto contrario. La squadra si è dimostrata insicura e fragile. Molti gli errori nella fase di costruzione e nella marcatura. Ter Stegen, al rientro dopo l’operazione che lo hanno costretto all’inattività per tre mesi, ha sbagliato moltissimo nell’impostazione, fallendo in quattro circostanze il passaggio verso i suoi compagni. Per buona sorte del Barça il Granada non ne ha mai approfittato, graziando la retroguardia blaugrana. Al 42′, però, il Barça è caduto. In questo caso nessuna responsabilità del portiere tedesco, ma certamente dei compagni di reparto. Pellistri si è involato sulla destra, crossando verso Ricard. Come sempre accade, il Barça ha marcato male, sopratutto non seguendo l’avversario, lasciato incredibilmente libero. Come in moltissime circostanze viste e riviste in questo campionato, il giocatore del Granada ha ricevuto la palla liberissimo sulla destra dell’area di rigore (la zona di centro destra della difesa del Barça). Inigo non si trovava al suo posto e Ricard ne ha approfittato per calciare di controbalzo e spedire la palla sotto la traversa oltre le braccia di Ter Stegen.
Con il primo tempo terminato sulla parità, la ripresa è iniziata con una occasione per parte. Lewa ha calciato sull’esterno della rete dal lato corto dell’area piccola. Pellistri ha impegnato Ter Stegen, salvatosi con una parata di viso nell’uno contro uno con l’uruguaiano. Campanello d’allarme per la difesa. Non recepito. Al 60′ difesa ancora posizionata come peggio non avrebbe potuto. Inigo è nuovamente uscito nella foto della rete di Pellistri (ancora lui) e il derelitto Granada in vantaggio: 1-2. La reazione del Barça è da manuale. Tre minuti e Gündogan serve un pallone da incorniciare di un grado di difficoltà superiore, da giocatore di classe mondiale qual è, a Lewandowski, che stoppa, si aggiusta il pallone e scocca un rasoterra che buca il portiere avversario, l’argentino Batalla. 2-2 e partita rimessa sui binari. Ma sono binari di latta, che fanno deragliare il treno blaugrana alla prima curva. Appena cinque minuti e il Granada, il derelitto Granada che prende schiaffi ovunque vada, che nelle ultime quattro aveva segnato appena una rete al Las Palmas, per giunta in casa, riesce a passare ancora una volta. E sono tre! Questa volta è stato Miquel a saltare indisturbato in piena area di rigore e a incornare in rete. Da ridere, se non ci fosse da piangere. Una barzelletta. Un fumetto con protagonista Mickey Mouse. Una sceneggiatura scritta da Groucho Marx più che il Football Club Barcelona. Anche se qui, alcuni, credono di essere atterrati ad Elche, piuttosto che a Barcelona, da un pianeta lontano e sconosciuto. Nuovamente a rincorrere, per la seconda volta in partita.
All’80° minuto è stato Yamal a riacciuffare almeno il pari con un goal meraviglioso, a giro, calciato ben distante dall’area di rigore. Appena un minuto dopo (un minuto) e il Granada ha avuto, non una, ma ben due occasioni per riportarsi in vantaggio. Prima un miracolo di Ter Stegen su conclusione ravvicinata di Uzuni, poi ancora gli andalusi pericolosi nel prosieguo dell’azione, con la palla che sibila accanto al palo lontano del tedesco con il sibilo di un siluro che sfiora il bersaglio di un pelo. Gündogan, Yamal e Guiu, entrato all’88’ neanche fosse Mandrake, hanno provato a ribaltare il risultato, ma con scarsa precisione.
Un pareggio che apre scenari da notte delle streghe per il proseguo della stagione. Il 5° posto in Liga è 6 punti sotto, ma l’Athletic deve ancora giocare la sua partita ed è una squadra seria che non scherza. Poi c’è la Champions contro il Napoli. Andata il 21 al Maradona, ritorno il 12 del prossimo mese. Più una rogna che altro. Possibilità di fare strada in Europa non ce n’è. La doppia sfida con gli italiani è più una trappola, una fregatura dietro l’angolo, che una vera sfida. Se si gioca con una difesa come questa, senza struttura, organizzazione, idee, schemi, movimenti, in cui sembra che ognuno si metta dove capita e dove voglia sul momento, e non in base a precise indicazioni (ma di chi?) studiate a tavolino, il rischio che il guscio di legno in balia dei marosi visto ultimamente si schianti e si distrugga in mille pezzi con un fragore assoluto nel golfo di Napoli è altissimo.