Giuseppe Ortu Serra
Le stagioni stratosferiche del Barça femminile di calcio hanno portato alla ribalta internazionale una squadra che è diventato il vero orgoglio, il fiore all’occhiello del Football Club Barcelona. La formazione di Giraldez, di Aitana, fiammante Pallone d’Oro e The Best Fifa, Alexia, due volte Pallone d’Oro e The Best Fifa uscente, Paralluelo, Mariona, Patri, Graham, Rolfo, Mapi Leon, Walsh, Bronze, Paredes, ecc, ecc, lista chiaramente mancante di altri nomi eccellenti di una rosa stellare e senza precedenti, si sta rivelando il vero, unico, fiore all’occhiello del FC Barcelona, soppiantando totalmente il grigiore lacunoso e fumoso della formazione di Xavi. La finale della Supercopa d’Espana del femminile ha mostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la bellezza di una squadra che nulla ha da inviare al Barça di Guardiola. La formazione di Giraldez è un compendio di bellezza, organizzazione, completezza e compattezza assolute. Giraldez dalla panchina, Aitana e compagne dal campo, mettono in scena, ogni volta, la rappresentazione di un calcio moderno, proiettato al futuro; un gioco di questi tempi e dei prossimi. Un calcio elegante, raffinato, incisivo, spettacolare, ma sopratutto efficace. Il Barça femminile è una macchina da goal perfetta in ogni reparto, come fosse una Legione Romana con la grazia della Grecia antica. La squadra è veloce, intensa, aggressiva; pratica un calcio verticale, semplice nella sua complessità, intuitivo, sempre volto al massimo risultato: l’aggressione dell’area di rigore avversaria, il tiro in porta, il goal. Il possesso palla delle blaugrana non è finalizzato a se stesso, ma strutturato per creare il massimo danno all’avversario. Al contrario del maschile, non è frutto di un calcio decadente, sorpassato, obsoleto, fatto di continui, lenti passaggi laterali e stanchi alleggerimenti all’indietro per pura mancanza di idee, schemi, soluzioni di gioco. Il Barça femminile non utilizza la possessión come esercizio di stile inutile, ma come arma; un’arma letale. Nella finale contro il Levante, alla mezz’ora il Barça vinceva già 3-0. La prima rete dopo 12′, la seconda al 24′, la terza due minuti dopo. All’intervallo comandava con il risultato di 5-0. Al termine dei 90 minuti il punteggio è stato di 7-0 solo perché la squadra ha deciso di togliere il piede dall’acceleratore e di “gestire” il trionfo. Nello stesso tempo in cui il Barça di Xavi cerca di rendersi pericoloso, la formazione di Giraldez ha già segnato due/tre reti. Questa è la differenza tra una squadra vincente ed una… “solo chiacchiere e distintivo”, per citare Al Capone ne Gli Intoccabili. Vedere giocare questa squadra è come osservare un Monet, un Van Gogh, un Pollock. Ti rapisce, ti ruba gli occhi, ti lascia a bocca aperta. Vedere il femení è capire come si gioca al calcio, un tutorial di 90 minuti e passa su ciò che si deve fare sul terreno di gioco. Le giocatrici sono sempre in movimento senza palla per creare la massima confusione alla difesa avversaria e offrire, al contempo, il massimo di soluzioni di gioco a chi è in possesso di palla. Ad ogni azione ci sono almeno tre possibilità diverse di impostare, tre chance differenti di passaggio e di attaccare la difesa avversaria. La squadra gioca sempre cortissima e il movimento perpetuo e costante permette di avere nella zona di campo dove transita il pallone tre/quattro giocatrici, permettendo un facile pressing alto e il recupero immediato della sfera in caso di perdita del possesso. Ma sopratutto la squadre corre; tanto, tantissimo.
Con la caduta del maschile dal paradiso all’inferno, come un moderno Lucifero scacciato e sconfitto dall’Arcangelo Michele e fatto precipitare dall’Eden al centro della terra, il Barcelona maschile ha incassato negli ultimi anni una serie di sconfitte che ne hanno minato fortemente il prestigio, la reputazione, il ranking Uefa. Una serie di tecnici non all’altezza, susseguitesi nel corso degli anni, dal Tata Martino, a Xavi, passando per Valverde, Setién, Koeman, uniti a scelte societarie errate, hanno eroso la credibilità, il blasone, il miedo che la squadra riusciva a imporre agli avversari. Adesso il Barça maschile è diventato terra di conquista per chiunque. Che sia il Bayern, il Benfica, lo Shakthar, l’Anversa, il Club America, il Barbastro, l’Unionista di Salamanca, tutti scendono in campo, dal primo all’ultimo, con la convinzione che la vittoria sia ampiamente alla portata. Il danno ormai è stato fatto. Anni di vittorie, trionfi, trofei conquistati con fatica, con il serio lavoro di grandi professionisti, sono stati spazzati via come una valanga dall’impreparazione, dall’approssimazione, dalla sciatteria, dalla presunzione dei tecnici che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni. Le dichiarazioni di Xavi nelle conferenze stampa, che per salvare la sua panchina si mostra felice di “giocare bene” 30 minuti qui, un tempo là, 20 minuti su, un finale di gara giù, stanno ulteriormente demolendo le fondamenta del club, quel minimo di prestigio che alla squadra maschile è rimasta. Il processo di Elchizzazione di Xavi del maschile è ormai quasi completato con la complicità silenziosa di Laporta, un clone rispetto all’uragano del 2003. Dove sono “las consecuencias tanto sbandierate al suo insediamento in caso di sconfitte? Ma la responsabilità è anche di una parte della tifoseria, ormai appiattitasi verso la mediocrità e impegnata più a pensare al proprio orticello e ai propri stupidi giochetti da ultras che al bene della squadra. Quando si esulta per una sconfitta della squadra che fa retrocedere in Segunda l’Espanyol, vuol dire che non esiste più una tifoseria degna di questo nome e che quello spirito è ormai morto. La mediocrità e impreparazione delle panchine sta facendo disinnamorare la parte sana del tifo. Sempre più persone non seguono più la squadra, ormai diventata una noia mortale.
Il Barça femminile è, ad oggi, l’unica vera rappresentazione dell’eccellenza blaugrana che un tempo era la squadra maschile. Adesso è la formazione femminile che fa parlare di sé, non solo in patria ma sempre più nel mondo, grazie alle sue imprese da copertina, ai trionfi, alla qualità del gioco, a quella mentalità vincente, moderna, proiettata al futuro che è sempre stata la prerogativa principale del Football Club Barcelona. Sostanza e forma, due elementi indissolubili che rappresentano l’eccellenza del Club, uniti in una confezione dalla grazia ed eleganza assolute.