Giuseppe Ortu Serra
Dopo il disastro di Anoeta e Amburgo, e dopo la cena di coinjura della squadra, le risposte dovevano giungere dalla sfida casalinga contro l’Alavés. Pronti via ed è già goal dell’Alavés. Sono bastati 17 secondi a los de Vitoria per trovare la rete del vantaggio. Come sempre il Barça dorme ad inizio gara. Una squadra rilassata, che passeggia come se si trovasse in Paseig de Gracia, invece che in campo a Montjuic a giocare la 13ª giornata di Liga. Ormai non ci sono più parole per descrivere questa squadra. Confusa, senza idee, senza gioco, mal posizionata in campo. La prima azione, quella che ha portato alla rete di Sam, è sintomatica del malessere di questa squadra. Araujo avanzatissimo sulla destra; i due centrali e Cancelo fermi a guardare l’azione dei rivali come fossero davanti alla tv. Il tutto è nato da Gundogan che, nel cerchio del centrocampo, con postura molle, ha perso palla, dando via all’azione dell’Alavés. Loro veloci, i blaugrana sembravano, invece, si stessero tirando dietro palle di ferro, con tanto di catene, agganciate alle caviglie. Sul cross Cancelo è rimasto lontano dal pallone, permettendo un comodo traversone. Sam, passato accanto a Inigo Martinez e in mezzo alla difesa schierata, ha ricevuto palla, deviandola in porta. Mentre l’Alavés passava in vantaggio, molti dei tifosi erano ancora in fila per acquistare panini e drinks. Dopo la rete subita il Barça ha cercato, confusamente, di creare pericoli alla difesa di Vitoria, ma è stato l’Alavés ad andare concretamente vicino alla seconda marcatura. E con occasioni clamorose. Per due volte Sam si è presentato solo davanti a Ter Stegen, e per fortuna del Barça, o meglio, per incapacità del numero 32 rivale, il pallone è finito fuori dalla porta blaugrana.
Dopo una cena de conjura della squadra, dopo due brutte prestazioni come Real Sociedad e Shaktar, è apparso incomprensibile un inizio di gara ed un primo tempo così scadente, privo di voglia, rabbia, aggressività, e sopratutto, così confuso dal punto di vista tattico. La ripresa è stata di tutt’altro avviso. Squadra più concentrata e vogliosa. E “in gara”.
Così è giunto il goal del pareggio. Cross dalla destra, Lewandowski di testa, palla all’angolo alto opposto e rete dell’uno a uno. I blaugrana hanno continuato a pressare. Xavi ha cambiato lo schieramento, rimediando a una formazione che aveva presentato mal posizionata e squilibrata. Ha rinforzato l’attacco con Raphinha al posto di Fermín e sistemato la difesa facendo uscire Koundé per Balde, posizionatosi a sinistra con Cancelo dirottato nella sua amata destra. Araujo è passato dal laterale al ruolo di centrale. La difesa ha giocato meglio con i giocatori nelle rispettive posizioni.
Al 76′ la giocata del sorpasso nel risultato. Fallo in area su Ferran, inseritosi a sinistra, e calcio di rigore inevitabile, che Lewa ha trasformando calciando il pallone sotto la traversa. Ma la gara era tutt’altro che finita. L’Alavés ha premuto e pressato, creando due importanti occasioni per ottenere il pareggio negli ultimi minuti di gioco. Il Barça ha chiuso la gara difendendo con concitazione e spesso in difficoltà contro un avversario certo non temibile come l’Alavés. Teniamoci il risultato, la reazione della squadra nel secondo tempo, più che altro di pancia e di disperazione, la marcia indietro di Xavi sui suoi errori iniziali di formazione e poco altro. La strada è dura, lunga e irta di ostacoli. Se le risposte alla crisi del Barcelona dovevano giungere da questa gara… beh, non sono arrivate.