Giuseppe Ortu Serra
A Montjuic, nel caldo e piacevole pomeriggio assolato di Barcelona, era iniziata con Start me up dei Rolling Stones, presenti in tribuna vicino a Laporta e sulle maglie del Barça con il loro iconico logo, sparata dalle casse dell’impianto olimpico prima dell’inno della squadra blaugrana. Start me up, ovvero innamoramento, emozioni, sensazioni, turbamento gioioso fino alle lacrime. Era iniziata così la gara per il Barça, eccitamento generale acuito dalla rete del vantaggio di Gündogan dopo appena 6 minuti. È terminata con le lacrime del popolo del Montjuic, quasi una divinazione della stessa canzone quando dice “you make a grown man cry – fai piangere un uomo adulto”, per la sconfitta e la vittoria del Madrid. All’ex City ha infatti risposto due volte l’ex BVB, prima al 68’ con un missile terra-aria finito all’angolino (ma nessuno ha chiuso sul tiro, lasciandogli colpevolmente troppo spazio), poi in pieno recupero, al 92’, la rete del KO.
Primo tempo gestito, condotto e dominato dal Barça che ha commesso l’errore di andare all’intervallo con solo uno di vantaggio dopo un dominio totale di 45 minuti. Quando l’avversario è alle corde sul ring, non devi permettere che superi il round ancora in piedi; devi metterlo al tappeto. Come disse Tuco nel film Il buono, il brutto e il cattivo: “quando si spara si spara, non si parla”. Primo errore.
Secondo tempo nel quale il Barça è rimasto negli spogliatoi e ha ceduto il pallino del gioco al Madrid. Secondo errore. Il Madrid ha così avuto modo di riorganizzarsi e ritrovare sensazioni positive controllando e gestendo il gioco e la palla. Il Barcelona ha abbassato il baricentro di almeno 20 metri e ha lasciato fare al Madrid. E così i blancos sono pervenuti prima al pareggio, e non trovando reazione adeguata, sono andati a vincere la gara.
Con questi tre punti il Madrid vanta un tesoretto di quattro punti sul rivale (staccato di altrettanto dal sempre più sorprendente Girona). Il Barça si lecca le ferite interrogandosi sia sulla preparazione fisica estiva (una squadra che dura appena 45 minuti dopo due mesi e mezzo di stagione e che ha metà squadra in infermeria non è normale), sia sull’aspetto tattico di una sfida che ha visto Ancelotti mettere nel sacco un Xavi ancora troppo acerbo per certe altezze calcistiche. Il Madrid tira invece un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e torna a casa con una maggior consapevolezza ed una rafforzata autostima per il prosieguo della stagione.