Giuseppe Ortu Serra
Vittoria sofferta del Barça nell’estreno a Montjuïc. La squadra di Xavi batte con un 2-0 (Pedri e Ferran) la formazione dell’istmo andaluso. Diciamolo subito: più che una partita di calcio sembrava la Battaglia della Somme. Barça – Cadice, valido per la seconda giornata di Liga, ha confermato i limiti di un campionato che si sta disgregando con il passare delle stagioni. Una volta era il torneo dei campioni, del bel gioco, del Jogo Bonito. Adesso è diventato un campionato di mestieranti, vecchi giocatori che pensano solo a fare falli, perdere tempo, utilizzare tattiche dilatorie e ostruzionistiche, irretire gli avversari. Non c’è nulla di calcio in questa Liga 23-24. Guardi la Premier e vedi competizione, gioco, velocità, sportività, cavalleria sul terreno di gioco; squadre che cercano di superarsi a vicenda con il gioco, la tecnica, la velocità, su tattiche basate sul rispetto di questo sport e dell’avversario. Nella Liga, formata da squadre che giocano male e prediligono il gioco duro alla tecnica, si gioca per innervosire l’avversario, per metterla sulla rissa e sull’ostruzionismo, sulla perdita di tempo e su non fare giocare l’altro. Alla prima giornata il Getafe e Bordalás; alla seconda il Cadice e Sergio Gonzalez. Unico denominatore comune: perdite di tempo e scorrettezze a ripetizione. Il tutto con la complicità di una classe arbitrale che non tutela i campioni e permette un tipo di calcio che si può vedere solo in campionati amatoriali in cui si affrontano giocatori agé, fuori forma, che pensano solo a tirare a campare e in cui si rischia di lasciarci le gambe ogni volta che si scende in campo. Di questo passo il campionato spagnolo diventerà come quello italiano e uscirà dai radar delle competizioni appetibili da campioni, sponsors e investitori. Vendere i diritti televisivi a un prezzo competitivo sarà sempre più un’impresa.
Venendo adesso alla disanima di quello che si è potuto vedere e apprezzare sul terreno di gioco, il Barça ha chiaramente dominato, cercando di giocare la palla a rischio di lasciarci l’incolumità fisica sul manto erboso. Il primo tempo è stato difficile, con un Cadice totalmente rinchiuso dietro e un Barça troppo scolastico, lento e scontato nelle giocate per cercare di colpire l’avversario. Il migliore della prima parte, e certamente anche dei 90 minuti è stato Yamal, giocatore-sensazione e certamente il crack del futuro del calcio mondiale.
Mai decisione fu più tempistica. Ci riferiamo a quella di Dembélé di emigrare in quel di Parigi. Uscito di scena il mosquito, Yamal si è preso la scena. All’epoca fu la cessione di Ronaldinho a permettere a Messi di prendersi le scene. La storia si ripete adesso con Lamine Yamal. Fughe lungo l’out di destra, percussioni, tagli verso il centro del campo, imbucate, conclusioni. Il 16enne è un portento e una gioia per gli occhi.
Al di là del numero 27, questa squadra ha lasciato molto a desiderare come sensazione generale. Lewa appare sempre più spaesato, quasi un corpo estraneo a questa squadra. Tocca pochi palloni e, cosa più grave, sotto porta non è più quel killer di altre stagioni. È sempre impacciato nel controllo di palla, mai rapido mentalmente nella scelta migliore da fare.
La ripresa è stata leggermente migliore per la formazione blaugrana, almeno nella sua prima parte, con ghiotte chance per sbloccare il risultato: Yamal subito in apertura, Romeu e Gavi. Poi un nuovo calo nell’intensità della manovra, con troppi tocchi a far perdere ritmo e tempi di gioco alle azioni. Anche Pedri, sempre elegante, a volte rallenta eccessivamente la giocata che ristagna per lunghi tratti di gara nella trequarti con stucchevoli passaggi laterali. Il gioco del calcio è semplice. Il Barça complica spesso le cose con giocate difficili da portare a termine e eccessivamente arzigogolate. L’accademia può andar bene con un risultato ampiamente a favore, ma non è salutare con un risultato ancora non sbloccato o in bilico. Prima si dipinge lo sfondo, poi lo si cesella. A questa squadra manca ancora un certo je ne sais quoi per fare strada in Europa, l’obiettivo principe del club per questa stagione.
Le reti del meritatissimo trionfo sono giunte negli ultimi 10 minuti. All’82’ è stato Pedri che, ricevuta l’imbucata rasoterra da Gündogan dal limite, ha segnato in scivolata sull’uscita di un Ledesma che ha veramente parato tutto in questa giornata, chiudendo la porta con catenacci e chiavistelli. Il raddoppio porta la firma di Ferran, lanciato a rete di testa da Lewa su rimessa in gioco di Ter Stegen.