“CAMPEONES, CAMPEONES” IN UNO STADIO CHE CELEBRA IL TITOLO DI LIGA

Giuseppe Ortu Serra

Ha vinto la Real, 1-2 il risultato finale, ma il Barça ha sollevato la Coppa de LaLiga per la ventisettesima volta nella sua storia. Prima sconfitta interna per i blaugrana nella giornata della festa al Camp Nou, della consegna del trofeo, dei coriandoli gialli e rossi, dei discorsi e del giro del campo. Delle foto nel dopo gara con le famiglie dei calciatori, i bambini in braccio o tenuti per mano. È stata una vera e meritata festa.

La partita l’ha giocata meglio la Real e ha meritato i tre punti che la avvicinano al piazzamento Champions. Barça bene nel primo tempo, eccessivamente sottotono e svagato nella ripresa. Sarebbe stato bello festeggiare con una vittoria, ma così non è stato. Troppi gli errori nelle due fasi, sopratutto in occasione delle due reti dei baschi, per portare a casa un risultato differente.

Per la gara contro la Real Sociedad Xavi è tornato a los dos extremos, Raphinha a destra, Dembélé a sinistra. Centrocampo con Kessié, Busi e De Jong. In difesa, Balde a pierna cambiada a destra; centrali Christensen e Koundé; Jordi nel lateral izquierdo. La partita è iniziata con il pasillo de honor fatto da los donostiarras ai blaugrana Campeones de Liga. Ma la celebrazione da parte della Real è finita qui. In gara i baschi hanno giocato senza fare sconti e senza porgere ulteriori omaggi ai fiammanti campioni di Spagna. Al 5′ subito vantaggio ospite con Mikel Merino, che ha approfittato di un pallone datogli in area da Sorloth dopo averlo rubato a Koundé in impostazione. Errore del francese che ha perso contrasto e palla con l’avversario. In area Christensen ha lasciato il controllo di Merino per andare a chiudere su Sorloth, ma il passaggio verso il compagno ha tagliato fuori il danese. Nel tu per tu con Ter Stegen, Merino ha avuto la meglio portando in vantaggio i suoi.

Il Barça ha cercato da subito di riportarsi in parità sopratutto grazie alla verve e alla velocità di Dembélé (il migliore in campo insieme al portiere tedesco nel primo tempo), ma Remiro non è stato da meno e ha annullato ogni tentativo dei blaugrana. Dove non è riuscito ad arrivare il portiere della Real hanno potuto i difensori, che in due circostanze hanno evitato la marcatura di Kessié con Elustondo e Le Normand. La Real però non è rimasta passiva. Ha approfittato di ogni errore del Barça e di ogni ripartenza per cercare il raddoppio. Ter Stegen ha così salvato sia su Barrenetxea che su Cho, mentre sempre Berrenetxea ha sollevato lo scavetto oltre la traversa al 31′, risparmiando complicazioni a Marc André e una presuntiva rete.

È stata una partita difficile come nelle previsioni vista la forza della Real impegnata nella lotta per un posto Champions, tanto più dopo la vittoria del Villarreal a Girona nel pomeriggio che aveva portato a -2 le lunghezze dai baschi.

Nella ripresa Koundé, male la sua gara, ha lasciato il posto ad Alonso che ha occupato il posto di centrale lasciato dal francese. Una ripresa sottotono e “piantata” da parte del Barça nella quale la Real ha giocato meglio, è stata più pericolosa, ha sfiorato maggiormente la rete (Santo Ter Stegen), ha raddoppiato e ha meritato la vittoria in un Camp Nou sì, con l’amaro in bocca per la sconfitta, ma con l’orgoglio di essere Campioni di Spagna 4 anni dopo l’ultima volta. La rete di Lewandowski, a uno dal novantesimo, ha reso meno amara la sconfitta e ha permesso di fare un passo in più al polacco verso il Pichichi de LaLiga. La seconda rete della Real ha messo in evidenza che la decisione del capitano di dire l’addio al Barcelona è stata la più corretta, per la squadra e per il giocatore stesso. Lento nel recupero dopo una ripartenza su palla persa da De Jong nella metà campo avversaria, errata la scelta di andare a stringere a sinistra su Zubimendi (zona peraltro già presidiata da due maglie blaugrana) invece che andare a chiudere su Sorloth che, solo soletto, si è proposto in area, ha ricevuto dal compagno e ha infilato un incolpevole Ter Stegen. Per Lewandowski è stata una gara difficile in cui ha dovuto combattere contro i mulini a vento, contro una marcatura fin troppo ferrea di Le Normand, e contro un arbitro che non gli ha fischiato un solo contrasto a favore, soprassedendo su molti interventi fallosi ai suoi danni da parte del numero 24 basco.

Al triplice fischio è iniziata la festa dei giocatori sormontati e circondati dagli 88 mila e 46 spettatori del Camp Nou. Busi è stato il primo a prendere la parola. Ha ringraziato i compagni che avevano iniziato la stagione e che per un motivo o per l’altro non l’hanno potuta concludere, non trovandosi lì con loro a festeggiare un titolo che è, in percentuale, anche loro. Ha ringraziato il Presidente e la Junta, per poi rivolgere il pensiero ai tifosi, vicini alla squadra per tutta la stagione e senza i quali “tutto questo non si sarebbe potuto compiere”. E ha concluso con un benaugurante… “questo è solo l’inizio”. Dichiarazioni che hanno fatto il paio con quelle rilasciate a David Villa da Alemany nel pre-gara ai microfoni di Dazn Espana, in cui ha dichiarato che “la prossima stagione rafforzeremo la squadra, faremo un passo in più e lotteremo per tutti i titoli”. Prima del giro d’onore e delle foto con le rispettive famiglie è stato il turno di Xavi che, coreado dallo stadio che acclamava il suo nome, ha parlato dell’importanza di un titolo insperato la stagione passata, sopratutto pensando “da dove siamo partiti”.

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