PREGI E DIFETTI DEL BARÇA CONTRO L’ATLETICO

Giuseppe Ortu Serra

Ieri si sono visti due volti distinti del Barça. Luci ed ombre, nuvole e raggi di sole. Abbiamo visto cose da cui ripartire ed altre da abbandonare senza indugi. Iniziamo dalle asperità per poi andare a chiudere in bellezza con gli aspetti positivi di una partita che può essere fondamentale per la vittoria finale della Liga.

L’impatto con la partita è stato sbagliato. Non è piaciuto l’ingresso in campo della squadra. Non è una novità questa, una macchia che Xavi, è evidente, non riesce ancora a cancellare. L’atteggiamento svagato dei primi minuti è preoccupante. Pronti via, Busi perde palla per un modo di giocare molle e poco determinato al limite dell’area e Griezmann colpisce la traversa. Erano passati appena 45”. Fosse entrato quel pallone la partita si sarebbe trasformato in un Everest da scalare. Il Barcelona avrebbe dovuto attaccare un avversario che a quel punto si sarebbe trovato nel suo elemento preferito: difendere ad oltranza e partire in contropiede.

Problema di mentalità e di personalità. Il Barça ha buttato via tutto il primo tempo. Forse portandosi dietro lo shock per il pericolo corso in quella circostanza, fatto sta che la manovra della squadra è stata lenta, prevedibile, scolastica. Non solo, sono fioccati gli errori nella gestione della palla e le imprecisioni. Di fatto, fino alla rete giunta sul finire del primo tempo, il Barça non aveva tirato una sola volta in porta. Ma forse il discorso è un altro. Come già scritto e detto varie volte nel recente passato, a questa squadra manca la mentalità vincente. Al momento è un embrione di squadra, un bozzolo, che deve ancora tramutarsi in farfalla. Come la zucca di Cenerentola che non è ancora diventata carrozza reale. E quando i punti contano di più, o la gara diventa da dentro o fuori, si sente il peso della responsabilità, le gambe diventano pesanti e con esse il pallone, la mente si annebbia. Come quel tennista che non riesce a sfruttare il match-ball della gara più importante. È capitato questa stagione con l’Inter prima e con lo United poi, successivamente eliminato dal Sevilla, che in campionato lotta per non retrocedere, ma che in Europa League (o per dirla con Rakitic, la Sevilla League) gioca come nel salotto di casa sua. Nella scorsa stagione era accaduto contro l’Eintracht. Quando si gioca senza il cuscino psicologico della possibilità di recuperare un eventuale errore, il Barça si blocca. Quando la posta in palio diventa tosta il Barcelona non sta al passo e lascia il tavolo da gioco. E qualsiasi avversario diventa insormontabile, salvo poi scoprire che così non è. Per curare questa insicurezza insita nell’animo della squadra è necessario iniziare a vincere. È questo che manca al Barça. Così come le vittorie allenano a vincere, le sconfitte agiscono all’opposto nell’inconscio di una squadra. È un procedimento psicologico. Alla prima difficoltà la psiche cerca in se stessa un rimedio alla nuova situazione, e se trova solo ricordi e esperienze negativi, è a quelli che si appellerà. La cura è dunque iniziare a vincere, non una volta, ma con continuità, proprio per forgiare quella base inconscia a cui attingere nei momenti difficili. In questo modo i giovani inizieranno a costruirsi un background vincente a cui attingere per reagire a una complicazione, i meno giovani potranno contrastare le precedenti esperienze traumatiche che hanno costruito il loro passato esperenziale.

Gli errori sotto porta. Altro punctum dolens sono le occasioni sprecate dalla squadra nella ripresa. La partita sarebbe potuta finire con 5 reti per la formazione blaugrana, ma tutte le occasioni sono state buttate al vento in malo modo. In una partita a eliminazione diretta questo significa quasi certamente uscire dalla manifestazione.

La condizione di Lewandowski. Dopo il mondiale il giocatore polacco sta diventando un problema. Non solo non segna più, ma le sue prestazioni stanno scadendo in maniera evidente. Lento, perfino impacciato con il pallone tra i piedi, sembra aver perduto quel killer instinct che ne avevano fatto il bomber più forte in Europa. Contro il Girona aveva avuto la chance di calciare in diagonale appena entrato in area. In altri tempi lo avrebbe fatto trovando il tiro e la rete. In quella circostanza ha tenuto la palla tra i piedi, ha perso un tempo di gioco, lo spazio per il tiro e l’occasione si è persa. Ieri, poi, il colmo. La giocata in contropiede nel secondo tempo non ha senso. Né per un professionista, né per una persona che gioca a tempo perso per divertirsi. Non è solo una clamorosa topica da 2 in pagella dal punto di vista tecnico, ma è proprio un errore di concetto. L’egoismo ottuso della ricerca della gloria personale a discapito del bene della squadra e del risultato sportivo. Ha anche sbagliato diversi stop, dribbling e tiri al volo, compreso un colpo di tacco sotto porta che ha finito per spazzare il pallone dall’area colchonera. Insomma, è crisi profonda.

E ora analizziamo le note liete. A partire dalla reazione comportamentale della squadra nel secondo tempo. Primo tempo molle, impaurito, quasi svogliato; ripresa allegra, brillante, sostenuta, vivace. Atteggiamento in campo totalmente diverso. La squadra ha messo nella seconda metà di gara quella audacia e quella vigoria che erano mancate nella prima parte.

La difesa. È il punto forte di questa formazione. 23 gare senza subire reti in Liga, 9 goal subiti. Ter Stegen ha eguagliato il record di imbattibilità di Bravo della stagione del triplete che il cileno aveva conseguito alla fine della stagione. Al portiere tedesco mancano, invece, ancora 8 partite per aumentare i suoi numeri e attaccare altri record al momento imbattuti.

Il recupero di alcuni degli infortunati. Altra nota lieta della partita contro l’Atletico è il ritorno in campo di De Jong (che mancava dalla sfida liguera contro il Madrid al Camp Nou) e Pedri (infortunatosi nell’andata contro il Man United). Per i due giocatori, che hanno disputato rispettivamente 77 e 30 minuti, una prima occasione per riprendere confidenza con il terreno di gioco e i ritmi partita. L’olandese, alla fine della gara, ha dichiarato di sentirsi distrutto per il fatto di aver giocato dopo pochi allenamenti sulle gambe. Dembélé sarà il prossimo a rientrare. Forse contro il Betis, in casa, alla 32ª.

Il risultato. Senz’ombra di dubbio l’uno a zero e i più 11 sul secondo posto sono la notizia migliore della serata. Dopo due pareggi consecutivi e quattro punti regalati al Madrid, questi tre conseguiti in una delle gare più difficili, con l’avversario che puntava ad attaccare la seconda piazza della classifica, sono una boccata d’ossigeno di cui il Barça aveva decisamente bisogno.

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