BARÇA – DASNIL – JOSÉ MARÍA NEGREIRA. SOLO UN POLVERONE. IL FATTO NON COSTITUISCE REATO

Giuseppe Ortu Serra

In queste ultime ore si fa tanto parlare del nuovo “scandalo” che riguarderebbe e colpirebbe il FC Barcelona, per un’asserita condotta corruttiva dei vertici del club nei confronti di José María Negreira, all’epoca dei fatti vicepresidente del Comité Tecnico de Arbitros (CTA). Detta così parrebbe gran cosa. Ma è meglio usare il condizionale per due ordini di motivi. In primo luogo perché un fatto di reato non è tale fintantoché non viene provato, e non sulle pagine dei giornali o dietro le telecamere di qualche talk show, ma nelle aule di un Palazzo di Giustizia; secondariamente perché, stando a quanto trapelato dalle “segrete stanze” della P.G., a occhio e croce stiamo parlando, giuridicamente parlando, del nulla assoluto.

“Molto rumore per nulla”. Shakespeare ci ha scritto una splendida e divertente commedia degli equivoci con quel titolo. E qui non andiamo lontano da quel poema buffo con questa vicenda che, come l’opera presa a modello, intreccia meravigliosamente temi farseschi e giocosi con ampi richiami al tragicomico. Nulla di nulla è l’anticipazione di quanto stiamo andando a scrivere. Per rendere le cose più intellegibili e di facile comprensione iniziamo a presentare le parti in causa, o meglio i soggetti coinvolti nel procedimento sul quale la fiscalía (la magistratura) spagnola ha aperto un fascicolo con l’avvio delle indagini preliminari. I personaggi e gli interpreti, per usare un termine decisamente più cinematografico. Mettiamoli in evidenza come se fosse l’introduzione di uno dei romanzi di Agatha Christie, dove ci si preoccupa, prima dell’incipit, di fare la discovery, non delle prove, ma dei soggetti che animeranno nelle successive pagine la storia.

Da una parte abbiamo José María Negreira, già presentato come vicepresidente del Comité Tecnico de Arbitros (CTA). Tale organismo è equipollente all’Associazione Italiana Arbitri che contiene in sé il Designatore Arbitrale. Ebbene, Negreira era, sostanzialmente, il vice designatore. Dall’altra parte abbiamo il presidente blaugrana Bartomeu. Ancora lui!, direte voi. Sì e no. Nel senso che in questo caso, strano ma vero, non ha fatto nulla di sbagliato. Capita anche questo a volte. La vita è bella perché è varia. Nel mezzo, per citare le parole di Clint – Joe – Eastwood nel film Per un pugno di dollari (“I Baxter da una parte, i Rojo dall’altra … e io nel mezzo“) l’impresa Dasnil 95 SL, azienda di Negreira, che nel corso degli anni ha fornito “consulenze circa il profilo degli arbitri e il modo di comportarsi dei giocatori con essi”. Consulenze regolarmente documentate e fatturate (aspetto fondamentale nella ricostruzione giuridica dell’intera vicenda). Il compenso per questa attività di consulenza e profiling equivale a 1,4 milioni di euro spalmati in tre anni.

Dunque, secondo la magistratura, Bartomeu avrebbe, negli anni 2016, 2017, 2018 pagato il Negreira per ottenere informes sobre los arbitros con cui il FC Barcelona, prima squadra e filial, avrebbe avuto a che fare nelle successive partite. Una sorta di consulenza e approfondimento circa l’approccio comportamentale di un dato arbitro nel corso di una gara: aggressivo o conciliante; è uno che lascia correre o è pignolo e severo; permaloso, che accetta o meno il dialogo con i calciatori, facile ai cartellini, ecc. Sostanzialmente ciò che si fa regolarmente in ogni Paese calcistico attraverso un servizio specializzato, interno o esterno ai club, nello stilare profili attitudo-comportamentali dei singoli arbitri. Negreira per il Barcelona altro non faceva che tracciare i profili degli arbitri affinché i propri giocatori sapessero cosa potevano o meno fare, fin dove si potessero spingere con proteste o nei contrasti, e quale era il limite invalicabile. Questo per ogni arbitro, e per ogni gara. Una cosa normale per un club professionistico che deve avere a che fare con un organo, quello arbitrale, che prima di tutto è una persona. E ogni persona è un mondo a sé, un universo. Lo scopo della consulenza di Negreira e della sua Dasnil 95 SL era solo questo. In Italia organizzano dei seminari con questo oggetto.

Per aversi il delitto di corruzione è necessario che tra i suoi elementi costitutivi ci siano: 1) la dazione o promessa di una somma di danaro o altra utilità, per sé o per altri; 2) il compimento o l’omissione di un atto in violazione di un dovere del proprio ufficio da parte del corrotto; 3) il danno cagionato al proprio ufficio, società, ente; 4) l’illecito vantaggio per il corruttore.

Nel caso di specie Negreira non ha operato per avvantaggiare il Barça con designazioni pilotate al fine di fornire condotte arbitrali “a favore”, vale a dire non neutrali, o poste in essere con lo scopo di favorire, in violazione dei regolamenti di gioco, la squadra blaugrana. Nulla di tutto ciò. Negreira non è entrato nel merito della designazione, non ha influenzato la condotta dell’arbitro. La competizione non ne è stata danneggiata. Il Barcelona non ha ottenuto un illecito vantaggio da una condotta arbitrale coartata. Tutto si è svolto secondo i normali e comuni canoni di una gara calcistica tra tre parti totalmente terze tra di loro.

Secondo la ricostruzione che ne fa oggi El País, il figlio di Negreira, amministratore unico della azienda dal 2004, ha dichiarato ai magistrati che la consulenza verso il FC Barcelona prevedeva solamente informes, schede descrittive sul modus operandi tipico degli arbitri. Per tale attività la Dasnil 95 SL emetteva regolare fattura che il club blaugrana remunerava con pagamenti tracciabili. Non solo, il club, come confermato alla P.G. da alcuni membri della Directiva del Barça, ha regolarmente conservato tutte le relazioni della Dasnil 95 SL di Negreira.

Se tanto ci da tanto, in tutta questa vicenda non sussiste neanche un leggero fumus che possa concretarsi una figura di reato. In questo caso il pagamento non è stato fatto per ottenere dei vantaggi illeciti sul campo da parte di arbitri che sarebbero stati costretti, obbligati, invogliati da Negreira per assicurare un arbitraggio contra legem a favore del Barcelona, ma per le ragioni che abbiamo visto. Tutte queste relazioni sono sempre state redatte per iscritto, regolarmente pagate con sistemi tracciabili, accompagnate dall’emissione di regolare fattura da parte di Dasnil e conservate nel corso degli anni negli archivi del club. Quando mai si è vista una condotta corruttiva posta in essere con queste modalità? Ovviamente mai. Solo le cose legali si realizzano in questo modo, in quanto compiute alla luce del sole e nel rispetto della legislazione vigente e corrente. Come se ciò non bastasse, basterebbe prendersi la briga di andare a controllare le stagioni sportive del Barça di cui in parola per verificare se il club ha ottenuto, sul campo, vantaggi frutto da reato o meno. Se si facesse ciò ci si accorgerebbe, per esempio, che il Betis-Barça 1-1 del 29 gennaio 2017, incontro poi determinante per l’assegnazione del titolo a favore del Real Madrid, era stato caratterizzato da una rete di Neymar non concessa nonostante il pallone avesse oltrepassato la linea di porta di oltre mezzo metro prima di essere allontanato. Quella partita era stata la punta dell’iceberg di una serie di decisioni arbitrali che avevano decisamente danneggiato la stagione sportiva del Barça di quell’anno, come espulsioni, rigori subiti e non concessi, in una sinfonia di decisioni contro prese dagli arbitri nei confronti del Barcelona. Decisioni che hanno fatto da contraltare a quelle a favore del Real Madrid nella stessa stagione (reti in fuorigioco assegnate, goal regolari degli avversari annullati, rigori e quant’altro). Si corrompe qualcuno per averne un beneficio, non per essere danneggiati.

Al massimo si potrebbe parlare di un conflitto di interesse personale del Negreira, di inopportunità del suo comportamento, ma certo non di violazione di nessuna norma di legge o regolamentaria da parte del Barça. Senza dimenticare che, pur nell’ipotesi, qui negata recisamente, di un eventuale comportamento contra legem del club, ogni e qualsivoglia condotta sarebbe prescritta nel 2021. Come stabilisce la Legge dello Sport e il Codice disciplinare della RFEF, le sanzioni più gravi si prescrivono in tre anni.

In tal senso si è espresso anche Tebas questo pomeriggio. Lo stesso mandatario de LaLiga rimane tuttavia alla finestra nell’ipotesi in cui ci siano “sanzioni a livello penale”, aggiungendo: “Vedremo come andrà a finire questa investigazione” e “Queste cose non possono accadere nel calcio spagnolo, sia a livello etico che estetico”. Le sue parole dimostrano solo la sua impreparazione di diritto penale sostanziale, nient’altro. Fa specie, inoltre, che si spenda tanto in concetti elevati quale il “conflitto di interessi”, l'”etica” e l'”estetica” posto che il suo governo del calcio spagnolo è tutto fuorché privo di conflitti di interesse. Chi è che, da capo de LaLiga, ha promosso la vendita del 10,95% dei diritti televisivi al Fondo CVC a condizioni meno vantaggiose per il calcio spagnolo rispetto a quelle di altri investitori sul mercato? E se tale accordo non era il più vantaggioso per le squadre di Liga, per chi lo era? E ancora, chi aveva “garantito” che se il Barça avesse accettato i 250 milioni in cambio della cessione per 50 anni del 10,95% dei diritti audiovisuales a CVC, avrebbe potuto tesserare Messi? Conflitti d’interesse occulti, ombre e nubi che si addensano sul suo operato e sulla sua cosi detta etica. Javier Tebas è davvero l’ultima persona che possa ergersi a paladino dell’etica e della pulizia tout court. La sua armatura non è poi così fulgida come immagina.

Lascia un commento