MONTJUIC, LA NUOVA CASA BLAUGRANA DAL 23-24

Giuseppe Ortu Serra

Le opere di costruzione dell’Espai Barça costringeranno la formazione blaugrana a traslocare nella stagione 2023-24. Sarà un cammino in salita in senso letterale, posto che da Las Cortes si salirà a Montjuic. I lavori inizieranno nella prossima stagione sportiva, ma non impediranno alla squadra di giocare regolarmente al Camp Nou. Da quella ancora dopo, invece, vale a dire dalla 23-24, le opere saranno incompatibili con lo svolgimento della stagione calcistica. Da qui la drastica misura che implica un trasferimento totale della squadra.

Tra le diverse soluzioni che il club aveva soppesato c’era stata anche quella di trasferirsi al Johan Cruyff di Sant Joan Despí. Ma erano troppe le difficoltà (parcheggi, capienza, viabilità) perché la scelta ricadesse su quel gioiellino, sebbene l’impianto sarebbe stato a norma anche dal punto di vista delle licenze Uefa. Riproporre il piano del Madrid con Valdebebas non scaldava i cuori della junta directiva. Ecco dunque prendere corpo l’ipotesi Montjuic. Nella giornata di ieri, poi, è giunta l’ufficialità.

Barça e Ayuntamiento de Barcelona hanno fissato tutti i punti e i parametri e conchiuso l’accordo che farà dell’Olimpico di Barcelona la nuova casa di Xavi Potter e Compagnia per tutta la temporada 23-24. Il club blaugrana dovrà farsi carico di rimodernare alcune strutture, come gli spogliatoi, la zona della tribuna stampa e altri locali all’interno dell’impianto, non più idoneo per il 2023.

La capienza ridotta rispetto al Camp Nou, 55.000 spettatori, comporterà indubbiamente qualche disagio e sacrificio per gli aficionados e il club, che dovranno in qualche modo sopravvivere per una stagione. Certo che l’impatto scenico di quello stadio, che ospitò i Giochi Olimpici di Barcelona 92 e che fu la casa dell’Espanyol prima di costruirsi lo stadio di proprietà e decidere di lasciare Barcelona per Cornellá, è notevole.

Un impianto meraviglioso risalente al 1927 e costruito per la candidatura della città ad ospitare la IX Olimpiade, poi assegnata ad Amsterdam. La struttura venne poi ampliata nel 1989 per un’altra candidatura olimpica, questa volta vinta, vale a dire quella dei Giochi del 1992 che diede vita, non solo allo stadio, ma anche alla città che oggi conosciamo. Fu aggiunto un secondo anello di spalti che fu realizzato sotto all’originale, così da toccare il meno possibile del disegno originario. Andare allo stadio per godersi le partite del Barça e ammirare quella struttura, quegli archi, quei torrioni, i cavalli rampanti, quella facciata che richiama un’altro mitico impianto, l’Empire Wembley Stadium, varrà veramente il prezzo del biglietto. L’atmosfera degli anni ’20 riecheggia ovunque in quello stadio, anche e sopratutto per il grande orologio analogico che sormonta una delle curve. Sarà come andare allo stadio tornando indietro nel tempo, tuffandosi nella soffusa atmosfera “rivoluzionaria”, per moda, look, emancipazione femminile, senso di libertà da precetti e prescrizioni, di una delle più belle, raffinate, eleganti, chic epoche di tutti i tempi. L’eleganza semplice e preziosa degli abiti femminili, i cappellini intonati, il taglio corto alla maschietta. Le lunghe collane di perle o granate che solcano quasi tutta la lunghezza dell’abito, Coco Chanel. Sarà come fare una fotografia del passato… nel futuro. Sarà anche l’occasione, infine, di ammantare di blaugrana e barcelonismo un impianto altrimenti legato al suo lato meno nobile del calcio made in Barcelona.

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