L’Antipatico – QUARTI DI CATALANITÀ E STUPIDITÀ

Giuseppe Ortu Serra

Leo Messi è mancato enormemente al calcio made in Barcelona in questi lunghi e freddi mesi di anonimato. È mancato anche a se stesso oltre che al Barça, che nel frattempo è scivolato in un limbo di tristezza e di grigiore di una stagione senza titoli, senza acuti; una temporada di noia in campo e sugli spalti, in classifica e nei referti delle gare. Mai più una magia sul césped, mai più quelle serpentine, quei tocchi di genio che facevano scattare immediati e improvvisi gli Ohhh del pubblico. Ora tutto è piatto, tutto è grigio come un triste, inutile, stanco edificio sovietico. Noia in campo e noia sugli spalti. No Messi, no party. Anche i turisti disertano le tribune del Camp Nou. Laddove prima si vedevano visi festanti, multicolori e multirazziali, nel più puro spirito libertario barcelonista, attratti dalle magie di una squadra capitanata da un genio, adesso si vedono seggiolini vuoti, o peggio, le maglie bianche degli avversari che giungono a frotte in uno stadio divenuto terra di conquista anche grazie al sangue mercantilista e levantino di molti soci che preferiscono girare con le tasche piene di denaro contante piuttosto che sostenere i propri colori, o di coloro che per sostenere le proprie piccole ragioni particolari fanno ugualmente mancare il calore alla squadra nel momento decisivo di una stagione. Gente poco abituata a guardare lontano, che pensa al proprio meschino tornaconto personale piuttosto che al bene della squadra di cui si affermano tifosi. Per poi riempirsi la bocca di argomenti che non arrivano nemmeno a comprendere. La gente vede l’albero, non la foresta. I turisti portavano soldi, tanti soldi. Incassi ai botteghini, vendita di magliette, stadio pieno. Un colpo d’occhio monumentale. Tutto un indotto che adesso viene a mancare in un momento in cui il club necessita entrate come il pane. Eppure, c’è chi ancora disprezza la presenza dei turisti allo stadio, che discredita tutto un movimento definendolo, con dispregio, il Football Club Messi. I duri e puri. Che già dal nome ti fanno capire che lo sono principalmente di testa. Suona onomatopeico, non trovate? Quelli che vorrebbero riempire le tribune del Camp Nou forse con i solo eletti che abitano a Las Cortes. Quelli che erano contrari alla presenza di Pau Gasol nelle fila del Barça Baloncesto perché non sufficientemente catalano. O non abbastanza catalano. Perché alcuni misurano la catalanità come facevano i nazisti con gli ebrei. 4/4 è il non plus ultra, fa niente se poi vende l’entrada al tifoso tedesco. L’importante che abbia tutti i quarti giusti. Tutta questa gente dimostra di essere più ignorante di quanto appaia o voglia apparire e di non conoscere nemmeno la storia del club al quale, dice, di appartenere. Un club fondato da uno svizzero insieme ad un compatriota, tre inglesi, un tedesco e sei catalani, in cui il primo presidente fu un inglese. Un club piuttosto internazionale, non trovate?, per mettersi a sindacare quanto una persona sia più catalana di un’altra o quanto sia più meritevole di un’altra per farne parte. Gamper, è il caso di ricordarlo ai signori duri e puri, che fanno del catalanismo un circolo chiuso tanto da non ammettere nessuno al loro interno, fondò il FC Barcelona proprio perché all’epoca incontrò degli altri duri e puri, i giocatori del Catalá, che non gli permisero di giocare in quella squadra perché non spagnolo. Gamper era per l’apertura, non la chiusura. Gamper era per l’inclusività, non per l’esclusività. Includere, non escludere; questo è il Barça, la patria delle libertà (al plurale). Chi è fuori dal coro dentro il FC Barcelona sono proprio i duri e puri, che sono contro i turisti, contro Pau Gasol, contro chi è meno catalano di loro e non il contrario. Come è possibile fare una classifica di chi è più tifoso di un altro, di chi è più duro e puro di un altro? Sono questi che dovrebbero stare fuori dal Barcelona, non i turisti, che portano soldi, riempiono lo stadio, portano altri turisti in una concatenazione di eventi a ciclo continuo che si autoalimenta; non i vari Pau Gasol. Il Barça è un club internazionale, nato internazionale, che vive e si nutre di internazionalità. Chi lo vorrebbe cosa propria, esclusiva, per pochi eletti (tipico della piccola mentalità ristretta, paesana e provinciale di certa gente) – fra un po’ dovremo fare le analisi del sangue per essere ammessi come soci – sogna un club stile anni 50-60, piccolo e provinciale, la cui massima aspirazione è ganar un partido al Madrid.

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