TRE PUNTI D’ORO AL FOTOFINISH CONTRO L’ELCHE

Giuseppe Ortu Serra

Il solito Barça bifronte ha guadagnato tre punti d’oro contro un Elche che ha quasi trovato un punto giocando giusto sulle mancanze della formazione blaugrana. Il primo tempo tempo del Barcelona è stato da incorniciare. Contro la formazione di Francisco Rodríguez, Xavi ha mandato in campo una squadra che ha giocato un football esemplare. I passi avanti della formazione dinamitata da un anno e mezzo di gestione Koeman iniziano a vedersi. Contro l’Elche si è vista la migliore versione della squadra blaugrana dall’arrivo dell’allenatore de Terrassa. Calcio veloce, diretto, verticale. Gioco di prima, largo, a trovare gli spazi e l’uomo libero. Movimento e pressione, portata con due/tre uomini in ogni zona del campo, per recuperare immediatamente la palla.

La squadra ha dato spettacolo ieri sera al Camp Nou per tutti i primi 45′, mettendo in evidenza una cantera espectacular. Xavi, per via degli infortuni e dei ritiri dal calcio, rimasto senza più attaccanti disponibili, ha lanciato dal primo minuto Jutglá, all’esordio assoluto in Liga dopo la gara contro il Boca, disputata il 14 a Riyad. Insieme a lui, Abde più Dembélé. Una linea di attacco con due dei tre delanteros provenienti dal Barça B; 22 e 20 anni. Entrambi hanno giocato molto bene, muovendosi in sintonia con gli schemi di Xavi. Jutglá, addirittura, ha abierto la lata, instradando la gara verso la vittoria.

Gavi ha poi fatto il resto. Tutto il resto. Giocate, movimenti, tagli, imbucate, tiri con lo scavetto e goal. E che goal! Con il numero 30 sulle spalle, il medesimo degli inizi di Leo Messi, stagione 2004-05, il diciassettenne ha realizzato una rete degna del maestro. È partito dal cerchio di centrocampo con le spalle rivolte alla porta avversaria portandosi il pallone avanti con la suola. Ha fatto tutta la metà campo attorniato da avversari che gli si facevano incontro, ha preparato il tiro con un dribbling interno ad accentrarsi, e ha scagliato un diagonale di destro che è andato a sbattere sul palo lontano prima di terminare la sua corsa in fondo al sacco nell’angolo opposto. Chapeau! Il pubblico del Camp Nou, che aveva sottolineato con un “Oooh!” l’inizio dell’azione con quel cambio di direzione fatto con la suola, è scattato in piedi e ha coreato il nome del ragazzo come era solito fare con il Diez argentino. “Gavi, Gavi, Gavi” è piovuto dalle tribune di uno stadio che per un attimo ha rivisto materializzarsi lo spirito del sette volte pallone d’oro. Da un 30 a un altro 30, l’ilusion inizia a prendere posto nei seggiolini del Camp Nou. Jutglá al 15′, Gavi al 18′. Un recital assoluto della formazione di Xavi con la gioventù terribile blaugrana al comando.

Tutto bene dunque? Certo che no. Come ogni pellicola che si rispetti, al primo tempo segue sempre il secondo tempo. E in questo caso lo sceneggiatore ha previsto un cambio di scenario a 180°. La bella favola disneyana della prima metà, si è trasformata in una sorta di horror nella seconda. Come “Dal tramonto all’alba”, dove Tarantino modifica genere cinematografico in corso d’opera. La sorpresa si è manifestata sin dal rientro in campo per disputare la ripresa. Barça svagato, non più perfetto e attento nel mantenere le posizioni e le distanze come fino all’intervallo. Sopratutto, la squadra ha smesso di correre, di pressare alto e accorciare in ogni circostanza. L’Elche si è subito reso pericoloso con due occasioni nel giro di un minuto che per poco non causavano due reti. Con il diminuire il livello d’attenzione sono calati anche l’atletismo e la velocità. Con essi sono giunti gli errori di valutazione, le distrazioni, la superficialità. E così un debole e impreciso retropassaggio di testa di Jordi per poco non permetteva gli ospiti di ridurre lo svantaggio. Con l’andare della gara la squadra si è seduta, accomodatasi sul vantaggio accumulato nella prima frazione di gioco e schiantato nelle gambe (e nel fiato) da una preparazione atletica mai fatta da Mister lamento Koeman. Così l’Elche, senza fare nulla di eccezionale, si è ritrovata, come d’incanto, sul 2 a 2 nel giro di un minuto. Tete Morente al 61′ e Milla al 62′, due subentranti all’inizio della ripresa, hanno steso il Barça, caduto incredibilmente a seguito di due ripartenze mal coperte dalla squadra in generale, e da Jordi in particolare. Colpevole su entrambe le marcature, il 18 ha lasciato non coperta la sua posizione nella prima rete, mentre si è fatto scavalcare per due volte nella circostanza del pareggio. Prima da un cambio di campo che lo ha sorpreso nella terra di nessuno tra il pallone e l’avversario; poi sul relativo cross, dopo avere recuperato la marcatura, per non avere opposto resistenza al traversone sul quale è giunta la rete del pari.

Xavi ha reagito subito e ha mandato in campo forze fresche. Altri giovani canterani: Nico e Riqui. E proprio da Nico è giunta la rete del nuovo sorpasso dopo che la review del Var ha bollinato la marcatura. Già in precedenza il numero 28 (altro numero con una nobile storia alle spalle nel Barça) era andato vicino alla rete con una doppia conclusione (respinta sulla linea la prima e parata la ribattuta).

La strada è ancora lunga e tortuosa, e prima di poter avere una squadra che possa portare a casa i tre punti senza finali al cardiopalma stile ultimo giro ad Abu Dhabi, serve ancora tanto da percorrere. Xavi ha tuttavia imboccato la giusta strada. Il primo tempo di ieri ne è la prova. La squadra dura appena un tempo e per vincere le gare servono i 90 minuti sulle gambe e nella testa. Un passo per volta. È così che si riprende a camminare dopo un terribile incidente che ti ha costretto all’immobilità per lungo periodo. Prima il destro, poi il sinistro. Un piede dopo l’altro. Prima di correre si deve avere il passo sicuro nella normale deambulazione. Il Barcelona è così. È uscito da poco dalla rianimazione dopo un coma causato dalla devastazione portata da Ronald Koeman. Oggi si è giocato bene un tempo; domani sarà tutta la partita. Diamo a Xavi lo spazio che si merita, perché il tecnico ha dimostrato di saperci fare e di avere tutte le patenti di nobiltà in regola per partecipare ai tornei più importanti d’Europa. In palio non c’è la figlia del Re, come nelle giostre e tornei medioevali, ma il futuro del Football Club Barcelona.

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