IL RITORNO DEL DIVO XAVI, IMPERATORE DI BARCELONA

Giuseppe Ortu Serra

Xavi è arrivato, accolto come una star da un Camp Nou colmo di gente. La grada della tribuna coperta offriva una immagine piena, festante, colma di entusiasmo. Tutti i posti disponibili per la presentazione ufficiale del nuevo entrenador del Barça sono andati a ruba. Il sold out era prevedibile; e così è stato. La folla urlante, osannante, che coreava il nome di Xavi, con quel Xavi, Xavi, Xavi che fino alla stagione scorsa era dedicato al Divo Messi, è stato da brividi. Una folla in delirio che riversa nel suo ex capitano tutte le speranze di un popolo traumatizzato, soverchiato, deluso, scoraggiato e impaurito da stagioni di attese mal riposte. Per questa gente sfiduciata, Xavi rappresenta quasi l’ultima carta, l’ultima chance di ritornare a fiorire come una volta. Non troppo tempo fa dal punto di vista dello scorrere del tempo; una eternità per l’animo umiliato dell’aficionado culé.

Xavi è stato accolto come un Imperatore Romano dalla sua gente, dal suo popolo. Gli mancava il laureo sulla chioma, la veste drappeggiata color bianco-porpora che gli ricadeva sul braccio sinistro, e sarebbe stato perfetto. Ma non era necessario. Per la sua gente lui era così. E’ stato sufficiente mostrare il suo volto fiero ed emozionato per catapultare il mondo blaugrana in una realtà parallela dove il tempo non esiste e i cui cunicoli possono essere percorsi tanto velocemente da ridurre ogni distanza fino ad un battito di ciglia. Xavi ha fatto il suo ingresso trionfale sul prato dell’Arena del Camp Nou per essere celebrato, innalzato, eletto, nominato per acclamazione popolare, come allora capitava con gli Imperatori eletti direttamente dalle proprie legioni sul campo di battaglia, quale Imperator, Pontifex Maximus del football, Divo di Barcelona.

Insieme a Laporta, da Xavi definito “il miglior presidente della storia del Barça”, ha percorso il breve tratto di prato che lo ha portato dall’uscita del tunnel degli spogliatoi al centro del campo dove era pronta una coreografia atta a celebrare il suo ritorno e la sua nomina. La firma del contratto davanti al suo popolo che ne cantava il nome fianco a fianco con il suo presidente e le prime parole da nuovo allenatore del Barça, hanno incantato, acceso animi che parevano ormai spenti sotto il peso della cenere accumulata in anni di sconfitte, delusioni e sporchi giochi di potere da parte di una dirigenza che ha tradito non solo la storia di un club, ma le generazioni e l’animo dei calciatori del passato, ormai defunti, il cui spirito non è mai morto ed sempre lì, attento, presente, pronto a spingere per ciò che per loro è stata più di una squadra di calcio; uno spirito intento ad indicare la via per riprendere gli antichi sentieri di gloria. E’ sufficiente restare in silenzio, chiudere gli occhi e concentrarsi per essere in grado di udire le loro tenui e soffocate parole come un bisbiglio: Carpe Diem Xavi.

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