Memphis fa respirare il Barça. 2-1 al Getafe e a Koeman

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça vince contro il Getafe (2-1) e contro il proprio allenatore, reo di aver fatto di tutto per complicare il cammino della sua squadra nella sfida contro i madrileni di Michel. Il Getafe non è più la squadra di Bordalás degli scorsi anni, tutta difesa e sporadici contropiede. Gli azulónes giocano a calcio e cercano di mettere in difficoltà l’avversario attraverso il gioco e il palleggio. Il Barça ha risposto con un undici nel quale per la terza volta rimane fuori Riqui (nemmeno un minuto per lui in tre incontri). La qualità in campo dovrebbe essere il motto del club. Almeno era così una volta. Con l’arrivo di Mister lamento Koeman, invece, la qualità si siede in panchina e i gregari sono premiati con una maglia. L’opposto della logica.

La gara è stata noiosa per larghi tratti della sfida. Gioco e intensità scadente e difesa insicura. Sopratutto nella ripresa il reparto arretrato blaugrana ha ballato come una barchetta in un mare agitato da schizzi, sbuffi e onde alte e lunghe. Il Barcelona si è portato subito in vantaggio con la rete messa a segno da Roberto su assist di Jordi, sul cui pallone in area, rasoterra, Braithwaite ha fatto un geniale velo che ha liberato il ragazzo di Reus al tiro. L’uno a zero ha indirizzato la partita solo nelle prospettive. Nella pratica, infatti, il Barça non è stato in grado di gestire e/o capitalizzare il vantaggio. Al 19‘ è giunto così il pareggio di Sandro dopo una combinazione al limite dell’area con l’altro ex blaugrana Alena. Dai e vai che ha preso in mezzo Lenglet a fare da uccello preso al laccio, e rete del pareggio del Getafe.

La rete del vantaggio del Barça è giunta alla mezzora. Bella azione sulla sinistra di Memphis su assist del connazionale De Jong. Il numero nove è entrato in area dal lato corto di sinistra, e dopo aver fintato il tiro, ha colpito sul palo del portiere. Rete di ottima fattura e seconda rete in tre partite. Certamente un prezioso rinforzo per questa tribolante stagione.

Nonostante si sia chiuso il tempo in vantaggio, nella ripresa i blaugrana hanno mostrato una insicurezza e una fragilità difensiva allarmante. Passaggi sbagliati, imprecisioni, mancate o ritardate chiusure. Il Getafe ha cercato di offendere e far male al Barça, incapace, invece, di replicare alle incursioni dei bianchi di Michel. Il Getafe ha così sommato alcune occasioni da goal nate da errori difensivi della formazione di Koeman. Errori inspiegabili tenendo conto che, davanti, il Barça aveva il Getafe, giocava in casa e si trovava in vantaggio per due reti a uno. Mister lamento a fine gara dirà che i suoi erano “preoccupati e nervosi e per questo motivo hanno sbagliato diversi palloni nelle retrovie”. Questo stato d’animo è il risultato dei danni che Koeman sta facendo a questa squadra da un anno a questa parte, trasmettendo ai suoi giocatori paura, insicurezza, sfiducia nei propri mezzi e nelle loro potenzialità. Come può essere preoccupata e nervosa una formazione che sta vincendo sul proprio campo contro un avversario meno forte e quotato? La preoccupazione e l’insicurezza dovrebbe essere nell’altra metà campo, in quella Blanca del Getafe, non nelle menti dei giocatori blaugrana. Questi dovrebbero giocare sul velluto, come il gatto con il topo, con una calma olimpica, per poi andare a segno ancora, ancora, e ancora.

Le paure e le insicurezze di Koeman si sono manifestate in pieno nei suoi cambi. Con il Barça che si disuniva, il mister è passato dal 4-3-3 al 4-4-2, mettendo in campo Gavi al posto di Roberto e, udite udite, Nico in luogo di Braithwaite. Un pivote per un numero nove. Come dire all’avversario: ho paura di voi, veniteci a prendere. Non contento del risultato raggiunto, dieci minuti dopo il capace Koeman ha raddoppiato. Dentro Mingueza e fuori Griezmann. Un difensore centrale per un attaccante. Ora la tattica del cervellotico Mister lamento è chiara. Tutti indietro e mani giunte al cielo. Per la serie: che Dio ce la mandi buona, ovverosia la tattica preferita dall’allenatore giunto dai Paesi Bassi in Catalunya per insegnare tattica ai maestri blaugrana.

Un allenatore che occupa la panchina del FC Barcelona, che affronta il Getafe, al Camp Nou, alla terza di Liga, che inizia con tre attaccanti in squadra (Griezmann, Braithwaite e Memphis) e che finisce con 5 difensori, 4 centrocampisti e 1 attaccante (Memphis), è da bocciare, fulminare, cacciare al volo. Un tecnico che meriterebbe, forse, di allenare in Segunda, o meglio ancora una squadra di dopolavoristi non eccessivamente pretenziosi circa i risultati da raggiungere. Certamente non una squadra di professionisti e men che meno il Barcelona, perché i danni che quest’uomo produce sono inenarrabili.

A proposito di danni. Come detto, anche oggi Riqui non ha giocato nemmeno un minuto. Tre partite di Liga e zero minuti giocati. Uno scandalo. Il ragazzo, una delle perle della cantera, ha giocato tutta la pretemporada, ha mostrato cose egregie dimostrando di meritare una maglia da titolare, ma al momento delle partite che contano il ragazzo non scende in campo nemmeno per un minuto. Se è così scadente da non meritare nemmeno un minuto di gioco in tre partite, allora Koeman ha sbagliato a schierarlo sempre titolare nelle partite di preparazione e a togliere il posto a chi lo meritava. Se il giocatore vale a tal punto da utilizzarlo sempre nelle gare che servono per provare la squadra che affronterà tutta la stagione e, di colpo sparisce dalle scene, ha sbagliato a non fare giocare un calciatore importante. Delle due l’una, Ronald – Mister lamento – Koeman ha sbagliato. O a farlo giocare prima, o a non farlo giocare dopo. In ogni caso è un incapace. E in quanto tale non merita di sedere sulla panchina del Barcelona un minuto in più.

L’allenatore è il primo a dover credere nei giocatori a sua disposizione. Li deve allenare fisicamente, tatticamente e mentalmente. Li deve caricare, deve farli sentire i migliori al mondo; imbattibili. Mister lamento invece, oltre a piangere e lamentarsi in conferenza stampa per non avere più Messi, è il primo a non credere nei suoi giocatori e nel loro valore. E a deprezzarli, a demoralizzarli, a farli diventare dei perdenti come è lui; delle nullità. Koeman è il primo a inculcare sfiducia sulle rispettive capacità e qualità. Ronald Koeman è un allenatore scadente, un perdente, triste e sfiduciato che ha paura persino della sua ombra. Figuriamoci degli avversari. Se ha paura del Getafe, tanto da concludere la gara con cinque difensori, cosa accadrà il 12 settembre quando andrà al Sanchez Pizjuan a giocare contro il Sevilla, o peggio, il 14 quando affronterà il Bayern al Camp Nou per l’esordio in Champions? Prepariamo i fazzoletti sin da ora perché non ci sarà da divertirsi in questa stagione.

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