La rinascita del Barça in due elementi chimici

di Giuseppe Ortu Serra

Il Barça sembra avere veramente spiccato il volo nell’ultimo mese. Un rally da extreme buy che ha portato in classifica la bellezza di cinque vittorie consecutive in Liga, la remuntada vincente contro il Sevilla e il pareggio, con sontuosa prestazione inclusa, al Parco dei Principi di Parigi nel ritorno con il PSG. Qual’è il motivo di questa metamorfosi? La prima pietra è stata posta da Leo Messi nel secondo tempo della partita contro l’Elche. Dopo un primo tempo asfittico, il Diez ha deciso di vincerla da solo quella gara. Dalla sfida successiva Koeman ha tirato fuori dalle ampolle del laboratorio chimico che ha messo in piedi da quando è arrivato a Barcelona, il 3-5-2 con la sua variante del 3-4-3.

Il Barça in questa stagione ha avuto un grafico oscillatorio, fatto di accelerazioni e di improvvisi e repentini crolli, con delle gole che in borsa avrebbero fatto la fortuna di potenziali investitori. Un buon e promettente avvio a cui ha fatto seguito un lento e inesorabile crollo fino a raggiungere la pericolosa dodicesima posizione in classifica e un quarto posto che pareva lontano quanto non mai.

Koeman ha cercato di trovare il bandolo della matassa in un andamento che vedeva piccoli e speranzosi progressi seguiti da capitomboli che riportavano tutti alla realtà di una formazione mal costruita, senza gioco, né idee. In quel periodo l’allenatore ha cercato di trovare rimedi con continui cambi di moduli. Dal 4-2-3-1 al 4-4-2, al 4-3-3, cercando una soluzione tattica anche facendo ruotare i giocatori come girandole per trovare il bandolo della matassa, o la giusta combinazione chimica per restare alla figura allegorica del ricercatore in camice bianco. Nel periodo in esame ha compiuto parecchi errori: scelte sbagliate negli uomini e nelle sostituzioni, spesso effettuate senza criterio logico-tattico (fuori i centrocampisti e dentro tutti gli attaccanti) e in ritardo (cambi compiti negli ultimi 10 minuti, addirittura nei minuti di recupero quando si era sotto nel risultato).

Alla fine, prova e riprova, e dopo molteplici fallimenti ed esplosioni per errate reazioni chimiche, Koeman è riuscito a trovare La Formula. Difesa a tre, centrocampo a cinque, attacco a due. Da allora la situazione è svoltata di 180°. All’improvviso la squadra ha ritrovato antichi meccanismi, gioco, spazi stretti nei quali infilarsi, duettare, e, grazie alla riemersa pressione alta e velocità di manovra, anche l’immediato recupero della palla. Al 3-5-2, Koeman ha affiancato anche un altra versione, il 3-4-3, con i medesimi risultati. Sono serviti lunghi mesi di prove e stagnazione per ottenere il risultato cercato e voluto, ma alla fine, Koeman ha trovato la formula vincente. Da febbraio la squadra ha iniziato a volare e non si è più fermata. Risultati e spettacolo. Ora il Barça è un bel vedere.

Ma c’è dell’altro. Questo è solo il primo dei due elementi chimici della formula vincente. Il secondo è un elemento emotivo, spirituale, psicologico. Un processo mentale. La elezione di Laporta alle presidenziali ha dato quella scarica di adrenalina che mancava da tanti anni in seno al Barcelona. All’improvviso è tornato il sorriso, l’entusiasmo, la voglia di giocare, di lottare, di stare insieme. Il gruppo si è cementato come per magia e quella chimica magica che ha preso possesso della squadra e del suo spogliatoio ha fatto il resto, dando un’anima e un motore alla formula vincente tattica di Koeman. Senza il primo il secondo non sarebbe stato sufficiente. Solo con l’entusiasmo, la squadra non sarebbe durata a lungo. La sinergia vincente tra il lavoro certosino di Koeman e l’energia dell’avvento di Laporta hanno fatto il miracolo. Koeman-Laporta, un binomio portentoso.

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