Messi-644 nella leggenda nella notte più convincente del Barça

di Giuseppe Ortu Serra

Messi oltre oltre limite, oltre i numeri già da record di Pelé. Messi nella leggenda, nell’Olimpo della storia del calcio. Anche l’ultimo baluardo che impediva al 10 argentino di issarsi in cima al Monte Olimpo come un moderno dio che detronizza il titano Pelé è caduto, si è disgregato, sgretolato sotto i colpi di maglio del blaugrana, che con una prestazione eccellente, ha siglato la rete che lo porta agli onori della storia come l’Immortale di questo sport. Con 644 reti realizzate con la maglia di un unico club, Leo Messi è adesso l’unico, indiscusso re, dio del calcio. O’Rey Pelé, fermatosi a quota 643 con la maglia del Santos, è stato superato. E c’è chi ancora crede che Maradona fosse il più grande. Nella serata in cui Messi diventa un elemento della mitologia del calcio, assurgendo a unico dio degli dei, a Zeus con calzoncini e scarpette, il Barça ha giocato la sua migliore partita della stagione, ha vinto e convinto, conquistando l’uditorio con un cambio di modulo che potrebbe costituire la chiave di volta della sua stagione.

Ronald Koeman ha presentato ai nastri di partenza della gara contro il Valladolid un nuovo Barça con un differente schieramento e modulo tattico. Lo aveva già provato negli ultimi 10 minuti della sfida contro il Valencia e lo ha riproposto oggi contro i pucelani. Stiamo parlando della difesa a tre. Un tre-quattro-uno-due che ha destato buone impressioni nei primi 45 minuti della sfida al Nuevo Zorrilla e per gran parte della ripresa, fino ai cambi decisi dal tecnico. Mingueza, Araujo e Lenglet a difendere un centrocampo con Dest, De Jong, Pjanic e Jordi. Pedri a fungere da trequartista tra le linee e Messi e Braithwaite davanti. Lo schieramento è apparso sin dall’inizio elastico e fluido, con facilità nelle ripartenze veloci e nella profondità. Non si era mai visto un Barça così leggero nelle giocate, con ampi spazi davanti che i blaugrana, ieri con la divisa rosa, calzoncini neri e calzettoni verdi dai risvolti del medesimo color rosa, hanno sfruttato a piacimento. Ogni giocata di Messi & Co. sembrava quasi un contropiede. Tanta velocità, tanta mobilità. Il risultato è stato una bella gara da parte di un Barcelona mai visto con tanti spazi a disposizione.

Di questo nuovo modulo sembra aver beneficiato tutti i blaugrana. Tra essi sopratutto Dest, che ha messo in campo una prestazione eccellente, certamente la migliore da quando è in blaugrana. Avazato sulla linea dei centrocampisti, con Mingueza a proteggergli le spalle, l’americano ha sciorinato tutto il suo repertorio fatto di velocità, tecnica, dribbling e precisione e pericolosità nei cross.

Sopra le righe anche Messi. Nuovo look, nuovo taglio di capelli e via la barba. Una prestazione molto positiva con una freschezza atletica finora mai vista in stagione. Sua la rete dello 0-3 nel secondo tempo con la quale ha superato Pelé nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi con un solo club: 644 reti. Una leggenda.

Anche Pedri ha disputato una partita eccellente, evolvendo sempre più, gara dopo gara, il suo talento e la sua classe. In occasione della rete di Leo Messi, Pedri ha fornito un assist di suola al compagno lanciato che lo ha proiettato direttamente in area di rigore davanti al portiere avversario, Jordi Masip, ex blaugrana. Con l’argentino ha duettato per tutta la partita, trovando una intesa che ieri si è vista ancora di più, trascendendo i livelli di gioco che si erano visti nelle altre circostanze. Contro il Valladolid, grazie anche alla partita eccellente di tutti gli interpreti, probabilmente beneficiati anche dal nuovo modulo (per questo bisognerà accertarsene nei prossimi incontri per verificare se ci sarà continuità nelle prestazioni), il ragazzo e il campione hanno parlato la stessa lingua. Non solo, si sono chiaramente divertiti a giocare insieme. Leo era particolarmente sereno e felice in campo. Lo si è notato nelle espressioni facciali, nelle giocate, nel modo di rincorrere gli avversari, nei ringraziamenti profusi a piene mani verso i compagni per elogiare tutte le giocate, anche quelle che non sono andate a buon fine.

Molto buona la prestazione dei tre centrali, finalmente sicuri in ogni circostanza, e con loro anche l’intero reparto. Braithwaite si è confermato uomo dai mille polmoni utile per le sue capacità di lotta, di corsa e nel cercare costantemente la profondità e l’area di rigore. Suo il raddoppio giunto alla mezzora del primo tempo al termine di una splendida azione corale della squadra. Un giocatore che ieri si è visto pienamente calato nel ruolo di “blaugrana a tutti gli effetti”. Anche il danese ha mostrato enormi passi avanti nella consapevolezza e nella leggerezza mentale mostrata da tutta la squadra. Il danese, da mascotte del gruppo, una sorta di Ciccio di Nonna Papera della prima parte di stagione, è ora elemento addirittura imprescindibile. Questa atmosfera è chiaramente percepita dal ragazzo stesso, tanto da cercare, e sfiorare, addirittura la rete su un colpo di tacco che ha ricordato quella siglata in una famosa finale di Coppa dei Campioni (Porto-Bayern 1987) da Madjer, il tacco di Allah.

La rete che ha aperto la gara nel marcatore è stata di Lenglet, di testa, sugli sviluppi di un cross di Messi dalla sinistra. Per l’argentino si tratta del primo assist in campionato.

Modulo ok, prestazione ok, risultato ok. Tutto bene dunque? No, non proprio tutto. Ci sono anche note dolenti in questa partita. A metà, fine della ripresa, al minuto 71′, Koeman ha operato alcuni cambi, di fatto smontando squadra, gioco e prestazione. Hanno lasciato il campo De Jong (colpevolmente non menzionato tra i migliori in campo, certamente al pari di Messi e Pedri), Araujo e Jordi. Gli ingressi di Busquets per l’olandese, di Umtiti per l’uruguagio e di Junior per Jordi hanno smontato e distrutto la squadra. Senza Frenkie in campo la squadra ha perso la sua anima. Improvvisamente ha smesso di attaccare e di correre e si è appiattita in difesa, lasciando l’iniziativa agli avversari, riprendendo a rischiare come in tutte le precedenti uscite. Busquets ha mostrato quanto sia triste il presente di un ex campione che percorre la scalinata del successo in discesa sulla falsariga dell’ultima scena del film Viale del Tramonto, con Busquets nei panni che furono di Norma Desmond, come meravigliosamente interpretata da Gloria Swanson. Con Busi in mezzo al campo, la formazione blaugrana ha perso piglio, brio, tempi di gioco. Il numero 5 ha rallentato l’azione non permettendo più ai suoi di ripartire; ha sbagliato molti palloni, consentendo ai pucelani di riconquistare la sfera e di impossessarsi nella metà campo del Barça.

Umtiti, dal canto suo, ha sbagliato quasi tutti i palloni che ha giocato. Ben 7 su 10. Anticipi sbagliati, uscite con o senza pallone, errate e fuori tempo, che hanno creato buchi nella retroguardia barcelonista fino ad allora impeccabile. Il francese ha anche rischiato di causare un calcio di rigore per aver perso palla in piena area di rigore da un tranquillo e placido disimpegno da parte di un compagno. Insomma, un disastro.

Junior non si è macchiato di gravi errori come i suoi compagni, ma certo che non ha spinto come aveva fatto Jordi finché era rimasto in campo. Sarà lui, nella prossima sfida del Barça in campionato contro l’Eibar del 29 alle ore 19:15, a sostituire Jordi, che ammonito, salterà la prossima partita. A completare il quadretto poco edificante è giunta anche la sostituzione di Pedri a 10′ dalla fine. Al suo posto Coutinho. Tra i due giocatori il paragone è stato impietoso. Il brasiliano sembrava il ragazzino delle giovanili che sostituisce il crack della squadra. Il 14 è sembrato entrare in campo impaurito, con poca convinzione o cattiveria. Ha sbagliato subito un dribbling, poi ha giochicchiato in maniera molle senza costrutto. Da parte sua solo un palo esterno da segnalare nella colonna degli attivi, contro una notevole presenza di note rosse nella sezione passivi. L’ingresso in campo dei Quattro dell’Ave Maria (nel senso che bisogna rivolgerci alla Beata Vergine quando i quattro fanno il loro ingresso in campo), ha dunque cambiato in negativo la squadra, sconquassandola da cima a fondo e mettendo in evidenza una volta di più, se mai le precedenti esperienze non fossero servite per fare aprire gli occhi anche al più derelitto dei non vedenti, che quei quattro non devono mai più mettere piede in campo per il bene della squadra.

L’esperimento di Koeman è riuscito perfettamente fintantoché sono rimasti in campo i giocatori giusti. Adesso attendiamo nuove prove per testare questo modulo che, sebbene rivoluzionario per il Barça dell’ultima decade, ha profonde radici nel cruyffismo, posto che lo stesso olandese, deus ex machina del Barça moderno, ha giocato più volte con la difesa a tre. Se Rambo avrà trovato la soluzione ai mali della sua squadra è ancora presto per dirlo. Le prossime gare ci diranno se il percorso è quello giusto verso la resurrezione della squadra. Nella speranza che, come ha invece già fatto in altre circostanze, Koeman non decida di abiurare se stesso per rimescolare una volta di più le convinzioni acquisite. Speriamo che anche quel capitolo, con l’allenatore in versione croupier, sia solo un brutto ricordo del recente passato.

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