FC Barcelona – In 6 lasciano la Junta. Anatomia di una crisi. I Perché e i Retroscena

di Giuseppe Ortu


Barcelona in questi giorni vive come sospesa in un silenzio irreale. La città è muta, spettrale, così come il suo silenzio che aleggia diffidente, guardingo. Mette i brividi affacciarsi al balcone e sentire… il nulla. Nessuno schiamazzo, né auto che transitano. Alla sera non cantano nemmeno i pappagallini che affollano e abitano gli alberi della cittàdurante il giorno. Si ode appena il rumore del tram sulla Diagonal che sferraglia solitario, che si ferma davanti all’Illa desolatamente (e fortunatamente) vuoto. Un rumore che altrimenti sarebbe inudibile, soffocato da altri mille suoni. Così, anche se lontani, quel rumore sembra vicinissimo. Un silenzio pesante; come una cappa di grossa flanella che cela e serra una intera città. Una drammatica notte oscura calata sulla capitale della Catalunya. L’unica sensazione che Barcelona sia abitata e non spopolata da una fuga in massa improvvisa, sono le luci che provengono dagli appartamenti che illuminano di color oro un’atmosfera altrimenti spettrale.

Tutto tace, dunque. Almeno così sembra. Sotto questa apparente tranquillità di una città congelata, apparentemente caduta in un sonno magico nel più puro stile Disney, come se una fata avesse sparso la sua polverina luccicante sopra i tetti della Ciutat Condal, altrove, nella Junta Directiva, si sta vivendo un clima da Notte dei lunghi coltelli.

La Junta Bartomeu non è nuova a colpi di scena, polemiche, ribaltoni stile italico pentapartito, tradimenti e pugnalate alla schiena. Come nel Giulio Cesare di Shakespeare, nelle ultime ore si è celebrata una nuova scena della celebre tragedia. Le dimissioni in massa di sei membri della Directiva, segnatamente Emili Rousaud, Enrique Tombas, Silvio Elías, Josep Pont, Maria Teixidor e Jordi Calsamiglia stanno facendo piombare la Junta nel caos più totale e aprono la porta a una crisi istituzionale che non ha precedenti a memoria d’uomo.

Il perché di queste dimissioni si spiegano con la richiesta dei giorni scorsi di Bartomeu, indirizzata a Rousaud, Tombas, Elías e Pont di fare un passo indietro e presentare le proprie dimissioni. La richiesta che ha destato maggior scalpore è stata quella diretta a Rousaud, ex delfino di Bartomeu e candidato continuista dell’attuale presidente. Un solido braccio destro che non è parso essere così tanto forte alla luce degli ultimi avvenimenti. Bartomeu aveva giustificato la richiesta con accuse non meglio precisate di tradimento nei suoi confronti e improvvisa mancanza di fiducia nel suo ex uomo di riferimento. Le accuse sono state mosse in merito al ben triste e noto affaire I3 Ventures, o come banalmente e senza fantasia è stato chiamato dalla maggioranza dei media il Barçagate. Per i più distratti, la polemica creata dalla pubblicazione di alcuni post offensivi, denigratori, alcuni diffamatori nei confronti di giocatori del Barça, ex atleti, dirigenti e personaggi della società catalana vicina ai colori blaugrana, per il tramite di account creati e/o gestiti dalla suddetta società anonima su incarico, secondo l’accusa, (circostanza sempre negata dai diretti interessati), della stessa Junta Directiva del FC Barcelona.

Dopo il cortese invito di Bartomeu, Rousaud, Tombas, Elías e Pont hanno presentato le dimissioni. Insieme ad essi anche altri due membri della Directiva: la Teixidor e Calsamiglia. Sei dimissioni nello stesso momento non si erano mai viste a Barcelona. Il direttivo tuttavia, non rischia di cadere per queste fuoriuscite. Lo statuto prevede la caduta automatica della Junta solo nell’ipotesi di dimissioni simultanee del 75% dei membri direttivi. Con questo terremoto, tuttavia, vi è la necessità di reintegrare la Directiva con un elemento. Al momento rimangono in carica 13 membri, mentre è necessario almeno la presenza di 14 dirigenti per garantire il funzionamento dell’organo direttivo. E’ chiaro, tuttavia, che la Junta ne rimane sfigurata permanentemente nella sua rispettabilità e credibilità.

Una delle accuse più eclatanti di Rousaud è stata portata avanti nel corso di una dichiarazione rilasciata ai microfoni di Rac1 nel corso del programma radiofonico El Món. L’ex vicepresidente ha sostenuto che “in merito alla questione del I3 Ventures, qualcuno ha messo le mani nella cassa”. Dichiarazioni gravissime che aprono la porta immediatamente al reato di appropriazione indebita. Rousaud ha sostenuto che “per i servizi appaltati a I3 Ventures, valutati in un costo di mercato di cento mila euro, è stato pagato un milione di euro. L’ex delfino di Bartomeu ha poi ricordato che “I pagamenti sono stati fatti con una serie di fatture di 200.000 euro al fine di evitare il controllo della Commissione deputata a verificare le spese” che si attiva automaticamente per importi superiori ai 250.000 euro (n.d.r.). Un brutto pasticcio dunque. In ogni modo, per sua bocca, ha escluso da qualsiasi coinvolgimento i membri della directiva, gettando un’ombra di discredito sui membri non facenti parte della Junta. Fonti giornalistiche conducono a un membro dell’Area di Presidenza, già sospeso dall’incarico e dallo stipendio. Rousaud ha confermato che è attualmente attiva una Commissione per far luce sui fatti e che, a soli due esami testimoniali dalla conclusione del suo lavoro, è già giunta a delle conclusioni definitive. Le conclusioni della Commissione saranno poi presentate alla Commissione Delegatacomposta da sei elementi, tre dei quali proprio Rousaud, Tombas e Teixidor.

Una crisi, questa istituzionale del Barça, che giunge da lontano. Una serie di lotte intestinali nel più classico degli scenari da corte reale inglese del 300/400, con veleni, serpi e attentatori dietro ogni angolo cieco. Negli ultimi tempi si sono avvicendati direttori sportivi, manager dell’area tecnica e sportiva, in un chiaro sentore di incertezza e impreparazione nelle linee da seguire o di scarsa abilità nella valutazione qualitativa delle persone scelte. E’ dell’estate scorsa il defenestramento di Pep Segura, manager dell’area tecnica e formativa. Uomo potentissimo a Can Barça. La fine del suo rapporto è stato turbolento, tempestoso. Sostituito da Patrick Kluivert e Abidal, l’addio del manager ha scatenato una reazione a catena con le dimissioni di uno dei vicepresidenti di allora, Jordi Mestre. Intervistato da Rac1 l’ex vicepresidente ha parlato di una Junta irrimediabilmente divisa “con varie correnti inconciliabili al suo interno”. Nello stesso tempo si è scagliato contro Rousaud per aver parlato in pubblico, sostenendo che “i panni sporchi si lavano in casa”.

A proposito di Pep Segura, una fonte confidenziale della Masia, proveniente da un ex canterano del Barça, adesso in forza in una formazione della Segunda B, ha rivelato proprio in questi giorni che Pep Segura era una persona che “aveva portato malanimo in seno alla cantera e aveva creato un ambiente tossico alla Masia”. Dalle ricostruzioni del ragazzo si parla di allenatori sostituiti senza un motivo, giocatori ceduti contro il parere dei tecnici e costretti a schierare i giocatori che voleva Segura. “Faceva quello che voleva” ha chiosato l’ex blaugrana.

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