FC Barcelona. La Copa – Recital total del Barça

 Il Barça demolisce con cinque reti il Sevilla nella Finale di Copa del Rey disputatasi al Wanda Metropolitano e conquista la trentesima Copa della storia blaugrana. Con questa esibizione il Barça risponde all’eliminazione dalla Champions con un maestoso recital portato in scena da una squadra imparabile e incontrollabile che ha annichilito il Sevilla con la forza distruttiva di un uragano. Il risultato finale, un 5-0 che non ammette repliche, è stato il frutto di una prestazione corale e individuale memorabile, che va ben al di là di quanto non dica il punteggio, di per sé importante. Con questa vittoria il Barça conquista la sua quarta Copa del Rey consecutiva, pareggiando in questo modo il record dell’Athletic Bilbao degli anni ’30.

 La squadra è scesa in campo ferita, arrabbiata, indemoniata per l’eliminazione dalla Champions e ha giocato un calcio perfetto. Oggi i blaugrana sono stati la quintessenza del calcio. Calcio totale, corale, veloce, con un movimento continuo come il pendolo di Focault sia dei giocatori con che di quelli senza palla. La partita è stata un campionario di tocchi di prima e aggressività che sin dalle prime battute ha fatto girare la testa al Sevilla. La squadra di Montella si è trovata davanti un avversario che gli si è avventato contro dal primo minuto e lo ha aggredito, strappandogli le vesti, come una belva ferita e affamata davanti ad una preda indifesa.

Oggi nessun giocatore in maglia blaugrana può essere valutato con un voto al di sotto del 10 in pagella. In una scala di valori in cui zero è la negazione assoluta e 10 la perfezione celestiale, la partita di questa notte ha dimostrato che la perfezione nel calcio esiste. Non ci sembra di essere blasfemi nell’affermare che il Dio del Calcio, oggi, ha indossato la maglia blaugrana. I ragazzi di Valverde sembravano undici leggeri e atletici leopardi che giocavano con scarpette di cristallo realizzate dalla fata di Biancaneve. Sembravano undici Mercurio dai piedi alati che schizzavano come saette su e giù per il manto erboso, inventando e disegnando calcio come un grande Maestro impressionista. 

Se tutti i blaugrana sono stati da 10, uno su tutti merita una menzione speciale. No, non è Messi, seppure sia stato sublime come nelle sue migliori serate di grazia. Stiamo parlando di Andrés Iniesta. Don Andrés, alla sua ultima Finale di Copa, ha recitato la parte del protagonista in uno stadio che, gremito in ogni ordine di posti e diviso in due metà perfette tra sevillani e culès, gli ha riservato una standing ovation da brividi al momento della sua sostituzione avvenuta all’87’. Valverde gli ha voluto concedere una passerella trionfale e tutti, blaugrana e sevillani, sono saltati in piedi a tributare con un lungo, intenso, caloroso applauso quello che è, e sarà sempre, il miglior centrocampista della storia del calcio. Non c’era la Marcia Trionfale dell’Aida ad accompagnare l’uscita dal campo del capitano, ma l’applauso di un intero stadio fremente di trepidazione e completamente rapito, vinto e conquistato da un ragazzo di 34 anni con il numero otto sulle spalle. In quegli istanti si sono vissute scene di una intensità emozionale fortissime. Le telecamere hanno colto il momento in cui un tifoso del Sevilla incitava con ampi gesti delle braccia altri componenti della curva andalusa ad alzarsi in piedi per omaggiare Don Andrés. Dall’uscita dal campo di un Iniesta chiaramente scosso da un forte turbamento emotivo, e in preda ad un pianto che poi è proseguito in panchina, e fino al triplice fischio finale di Gil Manzano, lo stadio non si è fermato un solo attimo dal cantare, omaggiare, inneggiare al centrocampista de Fuentalbilla, coreando il nome di Andres Iniesta come colonna sonora degli ultimi minuti di una gara che, anche per questo, sarà indimenticabile e entrerà di diritto tra le partite storiche del FC Barcelona.

Le reti della partita sono state spettacolari quanto la gara stessa. A partire dal goal dell’uno a zero nato da un passaggio in profondità di Cillessen che ha di fatto recapitato con precisione millimetrica la palla nei piedi di Coutinho oltre la metà campo avversaria. Il brasiliano si è involato come elettricità pura verso l’area di rigore e ha servito un assist al bacio con lo scavetto a Suarez che, sebbene in posizione leggermente avanzata rispetto al pallone, è riuscito comunque a girarlo in rete. Il chrono segnava il 14′. Al 31′ è giunta la rete di Messi al termine di una azione tambureggiante portata avanti con un ritmo indiavolato, come quello esercitato dalle pale e dal rotore di un elicottero in volo. Jordi per Iniesta, di esterno per il numero 18 a chiudere un triangolo da favola, tacco all’indietro di Alba per l’accorrente Messi che, di prima, ha scaraventato in porta un pallone che ha terminato la sua corsa tra il capo del portiere e la traversa. Una meraviglia. La terza rete non è stata meno spettacolare. Tutto è nato da una palla recuperata nella metà campo blaugrana e da una verticalizzazione immediata per Messi che, di prima, ha fatto proseguire Suarez incuneatosi tra due avversari. Nell’uno contro uno l’uruguayo non ha avuto difficoltà a realizzare la rete del tre a zero. Eravamo al 40′ e la Finale era già sentenziata.

Nella ripresa, attesa come la Buona Novella, è giunta anche la rete di Iniesta che ha giustamente completato una gara e una carriera da leggenda in Copa del Rey con una rete altrettanto memorabile. Il manchego, ricevuta palla in profondità in area di rigore da Messi, è scattato verso la porta; con una finta ha evaso l’uscita bassa del portiere, ha fatto scorrere la palla oltre la figura di Soria per poi trovare un angolo impossibile e depositare in rete il pallone del quattro a zero. Da applausi. Il tempo segnava appena il 52′. C’era ancora molto da giocare e il Sevilla ha temuto veramente la derrota historica. Il Barça, infatti, non pareva proprio dell’idea di mollare la presa. La formazione andalusa era tramortita, come un pugile mezzo suonato che ha presso troppi cazzotti in una serata andata storta sin dal primo “boxe” urlato da un arbitro con il fiato pesante che puzzava di scotch di infima qualità. Il Barça, invece, saltellava e si muoveva qua e là per il ring come un fanciullo a cui è stato appena regalato il giocattolo della vita. E, come Mike Tyson contro Micheal Spinks, quando spazzò via l’avversario in appena 91 secondi, il Barça ha ripreso a martellare furente, regalando calcio memorabile a tutti gli amanti del football. Al 69′ è giunta così la meritata manita, la quinta rete del Barça in versione Unstoppable (pellicola non memorabile del 2010 con Denzel Washington). La rete, su rigore, porta la firma di Coutinho. A questo punto è doveroso citare un fatto curioso. Il brasiliano ha dovuto segnare due volte la quinta rete affinché Gil Manzano assegnasse il goal al Barça. Il numero 14 blaugrana, infatti, aveva realizzato su azione la quinta rete già qualche istante prima che l’arbitro la annullasse per assegnare il calcio di rigore (per fallo di mano di Mercado) che lo stesso Coutinho trasformerà di lì a poco con un destro a spiazzare il portiere avversario.

Con questa partita la squadra di Valverde si è riappacificata con un ambiente ancora scosso, arrabbiato e scioccato per l’incredibile e umiliante eliminazione ad opera della Roma. Il primo titolo è stato conquistato. Il secondo, la Liga, potrebbe arrivare già nella prossima sfida contro il Deportivo.   

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