Siamo tutti juventini

Juventus – Real Madrid, finale di Champions League. Oggi più che mai possiamo dire di essere tutti juventini. Per una serie di motivi.

La Juventus ha eliminato il Barça nei quarti di finale dopo una gara di andata buttata al vento, con una alineacion incomprensibile e dei giocatori impresentabili. La vittoria del conjunto italiano permetterebbe al barcelonismo di soffrire un tantino meno e di rivalutare una temporada che alcuni sbandierano già come fallimentare. Essere stati eliminati ai quarti dai campioni d’Europa, dopo avere porto loro la testa su un vassoio d’argento, manco fosse stato Giovanni il Battista con Salomè, con una Liga persa per tre soli punti all’ultima giornata con tanti di quegli errori arbitrali da capovolgere completamente il verdetto a favore del Barça, e la conquista della terza Copa del Rey consecutiva, metterebbe meno in ombra la stagione del Barça, che comunque è in ogni caso da elogiare. Non sempre si può vincere: ci sono anche gli avversari; e gli arbitri.

Un altro motivo è che la conquista della seconda Champions consecutiva degli uomini di Zidane sarebbe un colpo troppo forte per il sentimento barcelonista e catalano. Conosciamo la pompa del Madrid, e sappiamo di cosa sono capaci.

In realtà c’è di più. Ci sono anche fattori che fuoriescono dall’aspetto meramente sportivo. Da una parte abbiamo una società, quella juventina, che ha costruito le basi di una squadra importante con calma, pazienza e professionalità, frutto del proprio lavoro e della competenza dei propri dirigenti. Negli anni hanno messo a segno colpi di mercato notevoli, come l’arrivo di Pogba a zero, poi rivenduto a oltre 100 milioni allo Utd, e l’acquisto di Dybala dal Palermo per circa 30 milioni. Ottime capacità manageriali dunque, che mettono in evidenza che il lavoro e la programmazione portano lontano. Dall’altra, invece, una società che spende e spande, spesso senza criterio (basti pensare a i casi di James, 80 milioni per 6 goals al mondiale e poi l’oblio, e di Odegaard, che non trova spazio nemmeno nell’Heerenveen); che ha uno stile da “Elefante in cristalleria”, stile purtroppo confermato dai canticos contro Piqué di Ramos e C. durante i festeggiamenti a Cibeles.                                                                    Da una parte una formichina, dunque, dall’altra la cicala.

Tifare oggi Juventus è anche tifare quella parte Blaugrana che gioca in maglia bianconera: Dani Alves; significa tifare Davide contro Golia; significa tifare chi vuole ribellarsi a un destino crudele che vede gli italiani finalisti e perdenti; significa tifare per la parte meno reclamizzata, per l’underdog.

Queste sono le battaglie che il Barça ha sempre prediletto, quelle dove una parte lotta per l’affermazione di un sogno sulla barbarie altrui. Tifare Juventus oggi è come tifare Barça sotto la dittatura di Primo de Rivera prima e Francisco Franco poi. Tifare Barça per dire che noi siamo diversi da voi, che noi combattiamo per un nostro ideale che confligge con il vostro, per la libertà di espressione e di parola; per la libertà di autodeterminazione; per la libertà di sopravvivere. Tifare Juventus oggi è come opporsi a una dittatura dei potere forti, per usare il concetto espresso da Piqué nel dopo partita di Francia – Spagna. Tifare Juventus oggi significa tifare contro i vari Don Rodrigo e Don Abbondio. Dove Don Rodrigo e i suoi Bravi cercano di vincere e spadroneggiare a dispetto di tutto e tutti, a qualsiasi costo, e Don Abbondio è rappresentato da certi Media, che accendono le polveri della propaganda quando serve celebrare, e pongono la sordina alle loro trombe quando qualcosa deve passare sotto silenzio (il caso CR7 e l’accusa di evasione fiscale per 15 milioni di euro è sotto gli occhi di tutti. Per molto meno Messi è stato sbattuto in prima pagina, ed è finito sui tg di mezzo mondo, tutti i giorni per molti mesi, come il più terribile criminale di guerra).

Tifare Juventus oggi è doveroso. Per questo, oggi siamo tutti juventini.

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