Giuseppe Ortu Serra
Per Xavi e i suoi ragazzi il Natale è arrivato con largo anticipo quest’anno. Anche prima del Ringraziamento. Il Barcelona ha giocato 5 minuti alla Real Arena di San Sebastián e si è portato a casa una partita che lo ha visto soccombere e faticare per 87′. Tre punti per correggere la classifica e non chiamarsi fuori dalla lotta per il titolo. Ma occhio a festeggiare. Ciò che ci è stato mostrato va tutt’altro che bene. È stato un disastro per 87 minuti, e se non è stata una Waterloo è solo merito di San Ter Stegen.
Il Barça di Xavi ha cambiato pelle tattica per la sfida contro Imanol, ma è peggiorato tutti i registri della performance. Contra la Real i blaugrana si sono schierati con la difesa a tre, Araujo, Koundé e Inigo Martinez, fischiassimo per i suoi trascorsi all’Athletic Bilbao. Il centrocampo si è messo a quattro, con Cancelo e Balde sugli esterni e Gavi e Gündogan in mezzo. Davanti schieramento con Fermín leggermente arretrato e centrale rispetto a Lewa e Joao Félix. La Real di Imanol si è schierata, invece, con il classico 4-3-3. Traoré e Aihen da laterali, con Zubeldia e Le Normand centrali. Brais Mendez, Zubimendi e Mikel Merino a centrocampo. Davanti Take Kubo, Oyarzabal e Barrenetxea.
Pronti via e la Real ha iniziato a giocare, pressare, tirare, anticipare, creare occasioni, rubare palloni e dominare. Il Barça? Non pervenuto, come le temperature delle zone più remote del pianeta. Nei primi tre minuti il Barça poteva essere già sotto di tre reti per le occasioni della formazione basca. Il salvatore della patria blaugrana è stato Ter Stegen, che ha tenuto a galla i suoi e ha permesso a Xavi di rientrare negli spogliatoi miracolosamente sullo zero a zero. È stato un dominio assoluto dei locali, con il Barcelona di Xavi letteralmente preso a pallate, dal primo al 45° minuto. Gli azulgrana sono entrati in campo molli, senza voglia, senza intensità, senza concentrazione, senza allenatore. Una squadra senza sangue e anima. Priva di grinta, idee e gioco. Primo tiro verso la porta della Real è stato di Cancelo al 25′. Il secondo, e primo in porta, addirittura al 44′ ed è stato realizzato da Fermín con una conclusione debole e centrale. In avanti El Gato Félix e Lewa non si sono mai visti in quanto non sono mai stati serviti. La miglior cosa dei primi 45 minuti è stato il risultato per quanto riguarda la squadra barcelonista. E sempre e solo grazie alle parate di Ter Stegen. La squadra di Xavi ha perso una infinità di palloni e non è mai riuscita a giocare, né a portare a termine una azione completa dal basso verso l’area avversaria. Una tristezza assoluta.
La ripresa ha visto un Barça leggermente più equilibrato. Ha iniziato soffrendo meno e sollevando di 20 metri buoni il baricentro. Nonostante ciò, e sebbene con minor intensità e furia, la Real ha continuato ad essere più pericolosa. I cambi di Xavi, Pedri per Lewa, Ferran per Fermín, Raphinha per Cancelo, Yamal per Joao Félix, non hanno modificato più di tanto l’assetto della squadra. I padroni di casa sono andati nuovamente vicino al vantaggio sopratutto con Barrenetxea al 70′. Ma erano gli ultimi colpi, le ultime cartucce di una squadra che stava calando vistosamente a livello fisico.
E come un pilota di Formula 1 che si trova all’improvviso senza più pneumatici, la Real è crollata di colpo. I tempi sul giro si sono alzati in maniera impressionante e il Barça, che aveva risparmiato le gomme per tutta la gara, ha colto l’occasione per cogliere una chance grossa come una casa e portarsi via tre punti insperati; di più, che hanno del miracoloso. E, per essere onesti, immeritati. Mentre la Real a quel punto faceva fatica a giocare la palla e quasi camminava, il Barça ha premuto sull’acceleratore. All’87’ ha iniziato Ferran a sprecare con una conclusione terminata altissima da ottima posizione. Al 90′ è stato Araujo a impegnare il portiere avversario e a costringerlo a una difficile deviazione. Poi è arrivato il turno di Gavi, che all’altezza del dischetto ha colpito di destro di prima obbligando Remiro a salvare nuovamente la sua porta e il risultato. Il Barça continuava a pressare e a correre, esondando come un fiume in piena e passando in mezzo al centrocampo della Real stile Mosé sul Mar Rosso. In quei momenti si avvertiva chiaramente la sensazione che la vittoria era a portata di mano dei blaugrana e che si poteva veramente fare. I padroni di casa avevano alzato bandiera bianca, incapaci di opporsi alle sgroppate azulgrana. Devono essersene resi conto anche i giocatori. E così, al 3° minuto dei tre di recupero concessi da Alberola Rojas, Gündogan ha scodellato in area dalla sinistra. Araujo, ormai in costante proiezione offensiva, è entrato nei sedici metri seguendo l’invisibile linea disegnata dal cross dell’ex City e si è lanciato sul pallone di testa, insaccando alle spalle di Remiro. Il tempo di verificare la posizione regolare dell’uruguagio, inizialmente segnalata in fuorigioco, e via alla festa proprio sul triplice fischio finale. Tre punti fondamentali nella corsa al titolo che lasciano, però, una montagna di dubbi e perché. Teniamoci la vittoria ma guai ad esultare acriticamente. Perché, alla fine, la Real avrebbe ampiamente meritato la vittoria, il Barça è stato preso a pallate dall’avversario per 87′, ha giocato solo 5 minuti, ha battuto un unico corner nella ripresa, per giunta all’84’ e, fino al crollo insperato dei baschi a 5 dalla fine, aveva tirato in porta appena tre volte in tutta la gara, delle quali appena una conclusione indirizzata nello specchio.