Giuseppe Ortu Serra
Vittoria con eccessiva difficoltà per il Barcelona in quel di El Sadar di Pamplona per 1-2. Un successo striminzito contro una formazione volenterosa che ha messo tutto quanto aveva sul campo. Altrettanto non è da dirsi di un Barça lento, impacciato e confuso in molte situazioni di gioco che ha giocato, è sembrato, con il freno a mano tirato, forse nell’errata consapevolezza di fare un sol boccone dell’avversario odierno. Ma così non è stato. Non certo se ti esprimi con un gioco lento e approssimativo come quello visto oggi a Pamplona. Un chiaro passo indietro anche rispetto alla trasferta di Vila-real, che già aveva evidenziato scricchiolii a livello di impianto di squadra, di gioco e di tenuta difensiva. Anche oggi i blaugrana non sono riusciti a rendersi pericolosi per quello che è il loro potenziale e, peggio, hanno subito in larghe porzioni di gioco la baldanza, l’aggressività e la voglia dell’Osasuna, qualità che certo latitano nella squadra azulgrana, piuttosto abatina e svogliata. Anche quando la squadra di casa è rimasta in inferiorità numerica negli ultimi 10 minuti di gara, diventati poi 20 per via del recupero, la squadra di Xavi non è riuscita ad uscire dalla morsa creata da Elustondo. È piuttosto sembrato che fosse il Barcelona a giocare in 10 uomini tanta era l’apprensione con la quale si tentava di giocare anche i più elementari palloni. La sfera scottava come non mai, e i blaugrana non riuscivano ad uscire dalla propria metà campo, pressati com’erano dalle maglie rosse dei locali. E si giocava contro il modesto Osasuna!
Per la trasferta di Pamplona Xavi ha lasciato in panchina i due ultimi arrivati: Cancelo e Joao -El Gato- Felix, con Roberto confermato nel lateral destro. A sinistra, invece, il rientrante Balde. Accoppiata centrale costituita da Koundé – Christensen. Centrocampo e attacco confermati in blocco.
Il primo tempo è stato piuttosto noioso, giocato al piccolo trotto dal Barça che ha messo in evidenza un gioco lento e mancante di fantasia. L’Osasuna è stato più pericoloso in generale, sfiorando la rete in due circostanze. L’occasione più ghiotta è della mezzora con Aimar, che si è inserito da dietro, non seguito da alcuno, e ha calciato dal dischetto del rigore, chiamando Ter Stegen ad una parata a mano aperta. Il Barça è stato pericoloso poche volte. Nel buio di un primo tempo grigio, al 45′ Koundé ha acceso la luce all’improvviso con un colpo di testa perfetto sul secondo palo da calcio d’angolo battuto da destra. Palo – rete e blaugrana in vantaggio (oggi con la nuova maglietta verdina in stile Kappa della metà degli anni 90′).
Nella ripresa ci si aspettava la sveglia da parte del Barça. Invece la seconda frazione di gioco è scivolata via sulla stessa falsariga dei primi 45′, per peggiorare, addirittura, nella seconda parte del secondo tempo. Il Barça teneva la palla senza costrutto; l’Osasuna cercava di recuperare il risultato, riuscendo a mettere sotto pressione i blaugrana ogni volta che si avvicinavano all’area di rigore. E così dopo alcuni tentativi è giunta la rete del pari di Avila, abile a trovare il palo di destra della porta difesa da Ter Stegen. Palo – rete, e pareggio al 76′.
Pur con poca logica e lucidità il Barcelona ha cercato di rovesciare il punteggio, trovando con Lewandowski il rigore del nuovo vantaggio e della vittoria. Fallo di Catena (prima ammonito, poi espulso su richiamo del Var) sullo stesso giocatore polacco e tiro dagli undici metri che il numero 9 ha trasformato spiazzando il portiere avversario.
In vantaggio di un uomo e nel punteggio, una squadra del livello del Barça avrebbe dovuto far girare a vuoto l’avversario e colpire ancora per chiudere la partita. Nulla di tutto questo. È stato l’Osasuna, piuttosto, a mettere la squadra di Xavi in area di rigore e rischiare di realizzare la rete del pari. Il triplice fischio finale di Ortiz Arias ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto l’ambiente blaugrana.
Hanno esordito, entrando nel corso della ripresa, i due Joao (Felix e Cancelo). Giornata storta per molti giocatori, tra i quali Romeu e Gundogan (molto irregolari e imprecisi). Sotto tono anche Yamal, ma il ragazzo ha appena 16 anni. Sul finale di gara sono entrati anche Inigo Martinez (esordio assoluto in maglia blaugrana), Raphinha (reduce dalle due giornate di squalifica) e Ferran.
La pausa per le nazionali arriva al momento giusto. La squadra sembra avere già il fiato corto. Gioca male, la preparazione atletica è approssimativa (anche oggi, sopratutto sul finale di gara, i giocatori dell’Osasuna arrivavano per primi sul pallone), manca fantasia, concretezza e intensità nel gioco. La squadra crea poco e subisce troppo. Xavi avrà molto da lavorare se vorrà veleggiare verso mari e orizzonti sereni.