XAVI POMPIERE: “NON ABBIAMO ANCORA FATTO NIENTE”

Giuseppe Ortu Serra

La maggiore difficoltà a cui è andato incontro Xavi Hernandez nel post gara di ieri è stato tenere a freno l’euforia. Euforia, una delle parole più pronunciate durante i circa 14 minuti di conferenza stampa post Barça-Sevilla. La sala era fervente di sentire le parole di Xavi inneggianti alla superiorità del Barça e alla sua fuga in classifica. Quasi tutte le domande erano incentrate sul fatto che: “Il Barça ha già vinto la Liga”; “Il Barça è il candidato numero uno alla vittoria finale”. Un più 8 dal Madrid dopo una prestazione spumeggiante come quella contro il Sevilla di ieri sera non lascia indifferenti, anche ad un uditorio abituato ai trofei e ai trionfi, domestici e internazionali. Ma Xavi, giustamente, è entrato in sala stampa vestendo i panni del pompiere, come capitava a quei bambolotti anni ’70 che avevano outfit diversi per ogni occasione particolare. E così, dal Xavi Allenatore di pochi minuti prima, si è passati, dopo un veloce cambio di vestitini, al Xavi Pompiere. Elmetto rosso e tuta ignifuga e catarifrangente, il tecnico blaugrana ha iniziato a spargere schiuma sulle fiamme ardenti che già iniziavano a propagarsi incontrollate in sala stampa, dai seggiolini imbottiti della stampa ai bordi del tavolo del tecnico blaugrana.

“Non abbiamo ancora fatto niente” ha ripetuto più e più volte. “È una vittoria importantissima che dà morale, ilusión, entusiasmo, fiducia in se stessi e autoconvinzione. Ma nulla di più”. “Manca ancora molto cammino da fare, molta strada da percorrere. Siamo solo a febbraio. Non è la prima volta che si verificano rimonte incredibili nella parte finale del campionato. Io ne ho subita una da giocatore, e non voglio subirla da allenatore. Perciò testa bassa e concentrazione”.

Le parole del tecnico del Barça sembrano un copia e incolla di quanto scritto da questo blog a caldo nell’immediato dopo gara. Andatevelo a rileggere. Lo spartito da scrivere e ripetere è questo. Ancora non si è fatto nulla. È lo stesso tecnico a ribadirlo una volta di più. “Abbiamo vinto la Supercopa. Nient’altro”.

E a nulla servono le statistiche che dicono che quando si è girato al girone di andata con questi numeri si è vinto il campionato. Se si molla adesso, se ci si lascia prendere dall’euforia e si abbassa la guardia; se non arrivi in fondo, avere 53 punti adesso non serve a niente. È come nella divisione di un bottino: il 50% di niente è sempre niente.

Ai numeri che i colleghi gli snocciolano: 17 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta; 42 reti fatte e 7 subite; 15 clean sheet portati a casa, 10 vittorie consecutive in tutte le competizioni, Xavi ha risposto con altri numeri, a contrario: “Ci sono ancora 54 punti disponibili in palio, domenica abbiamo una partita difficile a Vila-real contro un avversario che ha battuto il Real Madrid, c’è ancora il Clásico da giocare al Camp Nou”. Ancora tanta carne al fuoco e tanta strada da percorrere (“carrera de hacer por delante”).

Lo stesso Xavi riconosce che “L’euforia è una cosa importante. È importante per i tifosi, per l’ambiente, per noi stessi, ma dobbiamo pensare a ciò che ancora dobbiamo fare, non a quanto abbiamo fatto. Perché non abbiamo ancora fatto e vinto nulla”. Solo un passo. Del tipo, chi ricorderebbe mai la situazione attuale se alla fine del campionato non arrivassimo primi? E così, allo stesso tempo, Xavi rifugge dal concetto di essere favoriti. Anche questo concetto ha dovuto ribadirlo più volte davanti alle domande che gli venivano poste, tutte che ritornavano a battere sullo stesso tasto. “Siamo una delle squadre che possono lottare per la vittoria finale. Non siamo i favoriti. Insieme a noi c’è il Madrid, attuale campione di Liga e della Champions. Una squadra fortissima in grado di rovesciare i verdetti”. Concetto afferrato?

Principio non nuovo per Xavi, già puntualizzato anche nella conferenza stampa della previa.

Il tecnico de Terrassa oltre che difendersi dal Generale Entusiasmo e dall’euforia dilagante, ha parlato anche di aspetti tattici, come il ruolo di De Jong nella squadra: “È felice di giocare nella posizione in cui gioca. Ha la possibilità di dribblare, di inserirsi avendo le spalle coperte dalla difesa. Gli abbiamo trovato la posizione perfetta”.

Non solo De Jong, Xavi ci ha spiegato anche il perché di Jordi e non Balde e le differenze tra di loro: “Sono giocatori differenti. Jordi è un giocatore che ha il passaggio tra le sue caratteristiche, attacca molto dalla posizione di extremo ed è molto utile nelle fasi offensive quando devi attaccare una difesa chiusa dietro che non fa passare niente. Le sue capacità di inserimento e di mettere palle in mezzo dal lato corto dell’area sono importantissime. Quando ci sono avversari che difendono bassi e chiusi in questo modo, Jordi è fondamentale per ciò che ci dà. Balde è un giocatore con altre caratteristiche. Fa più movimento e entra dentro il campo”.

Questa è una squadra unita, compatta, in cui ognuno ha il suo ruolo e il suo compito all’interno del gruppo. Non ha prime donne o coloro che fanno tutto e da cui tutti dipendono. Questa vittoria, per esempio, è il frutto di giocatori come Kessie e Raphinha. Di loro ha parlato Xavi alla fine della partita. L’ex milanista è entrato per sostituire Busquets infortunato e ha risolto la gara con una giocata stupenda nella rete che ha sbloccato la partita, disputando, oltretutto, un match senza sbavature. Raphinha, criticato per un rendimento non all’altezza delle aspettative estive, ha giocato come forse non lo avevamo mai visto in precedenza. La seconda rete, quella di Gavi, è merito suo e di una apertura-assist visionaria. Un passaggio che, da solo, ha tagliato fuori completamente la difesa e il portiere del Sevilla. Un assist degno del genio di Messi. Questa squadra, a differenza di tante altre, sembra veramente una squadra stricto sensu. In cui le gare vengono risolte dai subentranti dalla panchina, da giocatori che giocano poco o da coloro che risultano del tutto inaspettati. Come in un film: Definitely Unexpected.

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