UN BARÇA MONUMENTAL ANNICHILISCE IL MADRID AL BERNABEU: 0-4

Giuseppe Ortu Serra

È stata la risposta di Xavi a tutti coloro che ancora, nonostante tutto, sostenevano che il Madrid fosse superiore al Barça. Forse adesso ammetteranno di avere sbagliato tutto, o forse, di non avere capito nulla. Uno schiaffo in faccia ai miscredenti e disfattisti di parte catalana, oltre a tutti i madridisti. Questo è il Barça di Xavi, il Barça di chi non si tira indietro e di chi mai lo farà, di chi ha sempre creduto in questa squadra a prescindere dai disfattisti di professione, dagli iettatori, da tutto e da tutti. A Madrid, come alcuni ancora a Barcelona, pensavano, forse, di trovare il Barça di Koeman “sbalenato” nella poltrona della sua panchina.

Così non è. Questo è il Barça di Xavi, una squadra che non è inferiore a nessuno, capace di andare al Bernabeu, dopo Clásicos segnati da sconfitte umilianti, e di annichilire l’avversario. Il Barça ha dominato in lungo e in largo; si è letteralmente mangiato l’avversario. Lo 0-4 finale sta anche stretto alla pattuglia del tecnico di Terrassa. In molte occasioni la squadra ha sfiorato la manita, risultato che sarebbe stato più congruo e altisonante alla prestazione da standing ovation della formazione blaugrana.

Con la Senyera come maglia e bandiera, il Barcelona ha fatto letteralmente nero il Real Madrid, che già, forse come una sorta di presentimento e lapsus freudiano, di nero già si era vestito per disputare la gara. Il risultato è stato una partita in cui si è vista una sola squadra in campo: il Barcelona. Spettatori non paganti, imbucati alla festa, i giocatori del Real Madrid, che hanno fatto da comparse alla celebrazione blaugrana.

Le reti sono state frutto di un gioco dominante, asfissiante, betabloccante per i poveri, spaesati, confusi, increduli madridisti. Il tornado Xavi si è abbattuto sul Bernabeu con la stessa furia delle arpie della mitologia greca. Gli uomini di Ancelotti non ci hanno capito nulla dall’inizio alla fine della gara. I fischi iniziali del Bernabeu, forse di scherno, di paura, o per intimidire una squadra forte e salda come una roccia dal punto di vista morale e caratteriale, si sono trasformati in un silenzio irreale, rotto solo dai canti festanti dei tifosi blaugrana che hanno intonato i loro inni al di sopra dello sconcerto blanco. Ci aveva già provato la tifoseria del Galatasaray a fischiare in maniera incessante i blaugrana. Ed era finita come tutti sappiamo. Adesso è stato il turno dei madridisti: fischiare e poi piangere.

Le reti di un match epico, mitico, che riscrive la storia degli ultimi clásicos e apre una nuova era dopo i tormenti di Mister Lamento, portano la firma di Aubameyang, autore di una doppietta, di Araujo e Ferran.

Aubameyang, un raggio di sole in una squadra che necessitava un attaccante vero. Una manna caduta dal cielo grazie a una strepitosa operazione di mercato. Un giocatore da 9 reti in 10 presenze giunto a parametro zero. Araujo, ragazzo forte e intelligente capace di segnare e difendere con la medesima facilità. Ferran, ancora troppi gli errori sottoporta, che apre il gioco e partecipa alla manovra come nessun altro. E sopratutto Xavi, il Gran Maestro, il Dominus, il Rector. Un allenatore con i fiocchi capace di trasformare in un diamante azzurro purissimo una pietra che per altri era un fondo di bottiglia.

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