IL BARÇA STECCA LA PRIMA CONTRO IL GALATASARAY

Giuseppe Ortu Serra

Zero a zero in casa contro il Galatasaray nell’andata degli Ottavi di finale di Europa League. Il Barça butta via un tempo (il primo) e si complica il ritorno in Turchia. I primi 45 minuti hanno visto una squadra molle, svagata, con la testa non nella gara nella (errata) convinzione che l’avversario fosse abbordabile, come da tutto l’ambiente definito dopo il sorteggio, certamente benevolo. La squadra, entrata in campo con la convinzione che bastasse una prestazione appena sufficiente, senza grande dispendio di energie e concentrazione per avere la meglio sulla formazione di Galata, ha giocato di conseguenza. E come spesso accade nello sport, non solo nel calcio, la convinzione che la gara sia facile ti porta a giocare come se lo fosse. Solo che nel calcio professionistico, specialmente in Europa, non esistono partite, o avversari, facili. Le partite diventano semplici solo se le affronti con concentrazione, impegno e senza sottovalutare l’avversario. È quanto, invece, è capitato al Barcelona.

Primo tempo facilone; minimo di intensità, velocità, pressing. Svagatezza e errori negli appoggi e nel recupero delle posizioni. Risultato: gioco scontato, prevedibile, noioso e due conclusioni appena. Memphis, su punizione e azione, è stato l’unico blaugrana ad avvicinarsi alla rete. Il Galatasaray? Difesa compatta a chiudere e sporcare ogni linea di passaggio e quasi mai in affanno. Anche i turchi si sono affacciati dalle parti di Ter Stegen. Due conclusioni come i catalani. Decisamente poco per un Barça che aveva incantato ad ogni uscita.

La ripresa è stata decisamente diversa. Innanzitutto subito i cambi di Xavi per cercare maggiore pericolosità davanti. Un cambio per reparto, con Piqué (per Araujo), Busi (per Nico) e Dembélé (per Ferran). Il secondo tempo ha visto un Barça diverso, concentrato e con una differente attitudine rispetto alla prima parte della gara. I miglioramenti si sono visti immediatamente. E non sono dovuti unicamente ai cambi, ma al differente approccio alla gara che Xavi è riuscito a trasmettere alle menti dei giocatori nell’intervallo. Elementi come Pedri, ma sopratutto De Jong, presenti in entrambi i tempi di gioco, hanno interpretato la gara in maniera totalmente differente nella seconda parte.

La produzione offensiva è aumentata, e con essa l’intensità di squadra. Maggiore velocità e cattiveria nelle giocate. L’area di rigore del Galatasaray è stata cinta d’assedio come un fortino negli scontri tra Nativi e Cavalleria delle pellicole cinematografiche anni 50/60. La difesa turca, ben diretta dal catalano Torrent, ha balbettato e ballato più volte, e più volte è stata sul punto di cadere. Ma un po’ di imprecisione, le parate dell’ex Pena, e un palo clamoroso colpito da De Jong dopo un assist in rovesciata di Aubameyang (subentrato al 61′ a Memphis), hanno impedito la meritata rete blaugrana.

A questo punto sarà lo scenario dello stadio del Galatasaray che deciderà la contesa e il passaggio del turno. Qualcosa che nessuno al Barça avrebbe voluto: doversi giocare la qualificazione in un campo caldo come quello turco e con la formazione di casa con tutte le chance di giocarsi la qualificazione.

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