Il retroscena – Il cappio delle condizioni finanziarie della Super League e della JP Morgan Chase

Giuseppe Ortu Serra

Come è stato detto, i soldi per finanziare il progetto sono stati assicurati dalla JP Morgan Chase Bank. La banca d’affari americana fornirà 3,5 miliardi di euro ai club fondatori come “Welcome Bonus” all’atto dell’affiliazione. Tale emolumento sarà destinato ad un Infrastucture grant programme, un Programma di sovvenzioni per le infrastrutture. Praticamente questi capitali non potranno essere usati per scopi diversi da quelli infrastrutturali. Non potranno essere destinati, per esempio, a rinforzare le rose, acquistare top players (leggasi Haaland), ma solo per migliorare e ristrutturare le infrastrutture attuali o costruirne di nuove. Queste somme non sono una donazione, un prestito a fondo perduto, ma il debito sarà finanziato con un ammortamento spalmato su 23 anni secondo quanto riferito quest’oggi dal Financial Times. In particolare i club si sono obbligati a pagare 264 milioni all’anno a JP Morgan, cifra che include il 2 – 3% di interesse a favore della banca d’investimento.

Oltre a ciò, i club riceveranno un ulteriore “Bonus” di 200-300 milioni di euro (ancora non è chiaro se annuale o una tantum). Anche questi soldi non saranno un bonus di benvenuto, ma esclusivamente un anticipo su entrate future che, attenzione al passaggio del Financial Times, “dovranno essere restituiti se una qualsiasi squadra dovesse ritirarsi e lasciare la competizione (Super League)”. Queste affermazioni sono state rilasciate al quotidiano finanziario londinese da una fonte vicina alla Super League.

Tutte le condizioni descritte riguardano un “accordo vincolante” che i club fondatori hanno sottoscritto con la JP Morgan Chase Bank e appaiono decisamente come condizioni capestro per qualsiasi dei club sottoscrittori.

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