Il progetto tecnico di Laporta

di Giuseppe Ortu Serra

Il presidente eletto Jan Laporta è strenuamente al lavoro per comporre la sua squadra che governerà il Barça per i prossimi anni. Tanti nomi e tante trattative sono allo studio del presidente del primo triplete, quello del Barça delle meraviglie condotto da Pep Guardiola. Laporta ha puntato tutto sulla sua immagine ed esperienza per affrontare queste elezioni, mostrandosi umile a sufficienza da scendere in strada di persona e, stante la pandemia, fare una campagna elettorale porta a porta.

La squadra, al momento, prevede tanti nomi di livello per un progetto ilusionante che dovrà portare il Barça, nelle prossime stagioni, a occupare le posizioni che merita nel panorama calcistico mondiale. Vale a dire, lottare concretamente per tornare sul tetto d’Europa. Se Alemany, Jordi Cruyff, Ferran Reverter (49 enne Ceo di Madiamarkt Saturn, ma catalano e barcelonese di nascita) sono alcuni dei nomi di quella che sarà l’ossatura dello staff dirigenziale del presidente eletto, per quanto riguarda l’aspetto sportivo Laporta ha dei punti fermi assoluti. Blindare Messi e costruire una squadra con rinforzi sia nel reparto offensivo che in quello difensivo.

In merito al primo punto, quasi una pregiudiziale rispetto a tutti il resto, il 58enne massimo dirigente del Barcelona ha già intavolato fervidi colloqui con l’argentino. Dal momento in cui ha vinto le elezioni, e c’è da giurarci anche ben prima, si sta muovendo per coccolare Leo, per farlo sentire a casa, comodo con l’ambiente circostante. Dopo anni di tensioni, frizioni, scontri e lunghi silenzi, il mandatario blaugrana sta facendo di tutto per mostrargli che dopo l’oscurità degli ultimi anni è finalmente spuntato il sole al Camp Nou e a Sant Joan Despí. Il nome di Messi è sempre stato ricorrente nella sua campagna elettorale. E la prima cosa che ha fatto, una volta sbaragliata la concorrenza per la corsa alle presidenziali, è stata quella di parlare con l’argentino. La stima è chiaramente reciproca. E’ notoria l’amicizia tra i due. Leo, tra l’altro, si è recato al seggio elettorale per esprimere la propria preferenza, cosa mai fatta fino ad ora. Questo è già un segno forte di una ferrea volontà di restare. Se il ragazzo volesse andare via, perché mai recarsi a votare? E ciò a maggior ragione del fatto che mai lo aveva fatto prima d’ora. La coincidenza non è casuale. Mentre noi parliamo di fatti, tante campane stonate provenienti dal Brasile o dalla Francia cercano di sostenere il contrario nel tentativo di creare acrimonia all’interno del club, infastidire e cercare di guastare un clima che da un mesetto circa si è chiaramente rasserenato. L’ultima notizia farlocca proviene da un media che si chiama TNT, secondo il quale Messi avrebbe giocato in questa champions l’ultima gara contro il PSG poiché dalla prossima stagione indosserebbe la maglia della formazione qatariota. Come se un media con un nome del genere potesse essere considerato attendibile e foriero di serietà e prestigio. Una colla forse, un fumetto, o la nota compagnia di spedizioni sì, ma non certo un organo di informazione, le cui notizie sembrano esplodere e disintegrarsi con una velocità maggiore di come sono state create.

Perché tanta insistenza? Il clima all’interno della squadra è tornato sereno, c’è compattezza tra lo spogliatoio e l’allenatore, il gioco è rifiorito, e con esso l’entusiasmo in campo anche grazie al cambio di modulo che Koeman ha modellato come un abito su misura a questa squadra. Tutto questo, è evidente, a qualcuno non giova, e opera come piccole api operose (chi riconosce la citazione è bravo) affinché si rovini la ritrovata serenità. Lunedì prossimo, inoltre, Jorge Messi arriverà a Barcelona dall’Argentina per incontrare il presidente eletto. E c’è da scommetterci, la chiacchierata sarà pacata, cordiale e fruttifera.

Non solo Messi però. L’idea di un Barça ganadór non si ferma alla conferma del genio di Rosario. Tutt’altro. E’ di tutta evidenza che la squadra è pesantemente da rafforzare. Attacco e difesa sono i reparti che necessitano i maggiori interventi di restauro. Il centrocampo, invece, grazie alla Masia, ma non solo, è instradato verso la corretta direzione. Un mix di esperienza, gioventù, eleganza e forza fisica. Il centrocampo blaugrana sembra una combinazione tra scienza e romantica incoerenza. Tra Riqui, Ilaix, Pedri, De Jong, Collado che preme dal filial, Busquets, che nel centrocampo a cinque sembra avere ritrovato antiche virtù, Dest e Jordi, centrocampisti aggiunti, il reparto che oggi può contare formalmente anche su Pjanic (domani non si sa, o per dirla come Rossella, “Dopotutto, domani è un altro giorno!”), appare completo, competitivo e ben miscelato tra esperienza e temerarietà.

L’attacco, si diceva. Laporta maneggia alcuni nomi, alcuni più entusiasmanti di altri. Il nome per eccellenza è, ovviamente Erling Haaland. Del 20enne del Borussia Dortmund si è già detto molto. Il norvegese è un autentico portento. Un ragazzone di 88 kg per 1,94 metri che segna più reti di quante partite giochi. In Champions, per esempio, Erling ha realizzato 20 reti in 14 gare con 2 assist, diventando il giocatore che ha raggiunto il traguardo delle 20 segnature con il minor numero di partite giocate. Tanto per fare un esempio, Messi ha avuto necessità di 40 partite, 56 addirittura per Ronaldo alla sua prima stagione al Madrid. Lewandowski è arrivato a quota 20 reti dopo 36 gare alla prima annata al Bayern. Questa comparazione mette ancora più in evidenza gli incredibili numeri di Haaland. Erling ha una clausola rescissoria fissata in 75 milioni di euro, ai quali si devono aggiungere le commissioni da pagare a Raiola e a suo padre che fanno schizzare il costo del giocatore intorno ai 100 milioni, giustappunto il suo valore di mercato secondo Transkertmarkt. Una enormità certo, sopratutto in periodo di coronavirus e di crisi economica generalizzata per il mondo del calcio, a cui certo il Barça, come ben sappiamo, non fa eccezione. Il calciatore del BVB è però la sensazione dell’anno e marcherà certamente un’epoca. Sarà indubbiamente il calciatore simbolo dei prossimi 10, 15 anni al pari di Mbappé. Vale la pena fare carte false e rischiare il tutto per tutto per assicurassi un giocatore del genere? Certamente sì. Al Dortmund non resterà a lungo. Questa estate prossima, o al più tardi quella dopo, il ragazzo farà le valige e lascerà i gialli di Germania per approdare in una grande d’Europa. E una volta lì, non si muoverà più; o quantomeno, sarà il Barça a non potersi permettere la scalata a un’altra grande per assicurarsi il ragazzo. Dunque… Carpe diem! Ora o mai più.

Agüero è l’opzione più economica anche anche di limitato respiro. Il giocatore di 32 anni, in scadenza con il City, può essere preso a zero. Bisogna solo trattare per l’ingaggio che chiaramente, vista anche l’età, non potrà essere elevato. L’argentino è reduce da una stagione travagliata. Due infortuni al ginocchio e uno ai flessori, a cui si è aggiunta l’infezione di coronavirus, gli hanno impedito di disputare praticamente l’intera stagione. Se pienamente recuperato, il Kun offrirebbe un buon rendimento nell’immediato, ma certo che non può essere una scommessa per il futuro. Non più di una/due stagioni. E poi? Punto e a capo alla ricerca di una punta che non sarà mai devastante come Haaland.

Altri nomi? Depay, pupillo di Koeman. Anche lui arriverebbe a zero, ma in questo caso si tratta quasi di un rimedio della nonna, non una scelta meditata e giudicata la migliore. E di qui a uno, due anni, si dovrà nuovamente scandagliare il mercato alla ricerca di un nueve di garanzia.

Tirando le somme, o come dicono negli Usa, at the bottom line, si andrebbe a spendere molto di più perché nel giro di poche stagioni bisognerebbe ingaggiare due giocatori senza la garanzia di una buona riuscita dell’operazione, sia dal punto di vista sportivo che finanziario, invece che puntare direttamente su un unico giocatore, il cavallo vincente. Come fare per prenderlo? Sponsor che finanzino l’operazione, cessioni di giocatori, prestiti in uscita che possano permettere di risparmiare ingaggi onerosi o parte di essi.

Riguardo al reparto arretrato, i nomi sono Eric García e Alaba. Il primo è praticamente cosa fatta. Arriverà a zero dal City in estate. C’è già l’accordo con il ragazzo. Uscito dal Barça recentemente, ad inizio del ’17 sentendosi chiuso da Piqué e Umtiti, può giocare centrale sia a destra che a sinistra, oltre che ricoprire anche il ruolo di laterale destro in caso di necessità. Alaba, invece, è un po’ il sogno di questa estate per la difesa. in uscita dal Bayern con il quale non ha voluto rinnovare, il ragazzo è il miglior difensore in circolazione che si possa ingaggiare da svincolato. 28 anni, quindi nel pieno della maturità fisico-calcistica, David è un giocatore polivalente, potendo occupare il ruolo di difensore centrale destro e sinistro indifferentemente, il laterale sinistro e anche il centrocampista centrale. Questo, tuttavia, secondo indiscrezioni, sarebbe il ruolo che vorrebbe svolgere lasciando il Bayern, dove è stato invece relegato in difesa. Essendo svincolato bisognerebbe trattare solo per l’ingaggio, che si sa già che sarà elevato secondo le sue richieste (circa 11 milioni netti a stagione). Sarebbe il giocatore perfetto per il nuovo progetto Koeman-Laporta, tanto più se il ragazzo dovesse recedere dal puntiglio di voler giocare a tutti i costi a centrocampo. Laporta ha già contatti con il procuratore di Alaba, Pini Zahavi, che gli ha assicurato di attendere il Barcelona e la sua offerta.

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